Corriere del Mezzogiorno (Campania)
CARO GEOLIER, ANCHE GLI OPERAI POSSONO SENTIRSI ARTISTI
essaggio coerente per chi, come lui, è riuscito a diventare una icona delle nuove generazioni. Nello stesso tempo, però, Geolier li disorienta quando si rivolge volgarmente e con disprezzo a chi «gli dava lo stipendio». Pensate ai tanti ragazzi che il giorno dopo il concerto sono andati a lavorare. Saldatori, barbieri, camerieri: come possono essersi sentiti ripensando alle parole del loro idolo? Tanti coltivano sogni ambiziosi. Quanti sperano di diventare attori, tennisti, calciatori? Bisogna, però, essere onesti. Non tutti saranno Argentero, Sinner, Maradona. Per questo penso che quel messaggio sia un boomerang e alimenti frustrazione, disagio, voglia di insensata rivalsa, distacco dal proprio lavoro, false aspettative, sterile contrapposizione. E questo non è giusto sia per i giovani che per quelli che danno lo «stipendio» a tante persone che costruiscono i propri progetti di vita, a partire proprio da quella «mesata» (per dirla come Geolier). Dall’altra parte del palco ci sono, idealmente, i datori di lavoro impegnati quattordici ore al giorno a portare avanti la propria comunità aziendale nel rispetto della legalità, dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori.
Da imprenditore metalmeccanico vedo tutti i giorni negli occhi dei tornitori la soddisfazione di costruire un pezzo di acciaio al tornio, la passione e l’impegno dei manutentori elettrici a riparare una linea di produzione ferma che deve ripartire. Mi manderanno a quel paese? È probabile, ma nello spirito costruttivo di suonare la stessa musica per far crescere la «nostra» azienda, a cui sono molto legati perché è la loro, come la mia, vita.
Caro Geolier, se sei stato un buon saldatore conoscerai la bellissima sensazione di vedere l’arco mentre brucia, saprai che una corretta saldatura ha bisogno di alte competenze, che saldare è un lavoro di calma e precisione e che la tenacia di oggi è frutto proprio di quell’esperienza che ti ha forgiato. Ti chiedo, allora, di trasformare ed usare meglio la tua capacità di arrivare ai giovani e soprattutto ai nostri ragazzi del Sud per diffondere la voglia di dare una mano a creare sviluppo, a dare dignità a tutti i lavori, a sognare sì ma anche a restare con i piedi per terra, nella nostra terra.
Allora, ti faccio una proposta. Realizza un mio sogno. Trasforma la canzone con la quale hai vinto Sanremo, in una serenata tra sogni e saldature, un inno alle passioni e un invito a nobilitare tutti i mestieri e tutte le professioni. Forse non tutti i saldatori diventeranno Geolier, ma tutti possono essere artisti delle loro vite, sognatori in grado di far crescere il nostro Mezzogiorno e sviluppare lavoro e occupazione. Bello sarebbe un rap di speranza e ambizione, immaginando un mondo dove sogni e saldature vanno di pari passo. Insomma, invertiamo i pronomi nel titolo della tua canzone. Facciamola diventare «Io p’ te, tu p’ me».