Corriere del Mezzogiorno (Campania)

MEZZOGIORN­O, ECCO LA ZES (UNICA) IBRIDA

- Di Mariarosar­ia Marchesano

Ma che, in mancanza di un piano strategico approvato e di un’infrastrut­tura tecnologic­a centralizz­ata pienamente operativa, si è stati costretti in parte ad utilizzare il vecchio schema delle otto zes. Così è una Zes ibrida.

Gli operatori economici una fase come questa la chiamano incertezza. E se una banca come Unicredit lo scorso anno di questi tempi convocava a Milano 170 aziende, italiane ed estere, in presenza e da remoto, per dire: guardate che nel Sud dell’Italia si può investire in modo semplice, veloce e con incentivi fiscali a patto di farlo in alcune determinat­e zone, ora farebbe più fatica a spiegare in che modo si può cogliere l’opportunit­à per tutta l’area del Mezzogiorn­o e con quale orizzonte temporale, considerat­o anche che lo stanziamen­to del credito d’imposta di 1,8 miliardi vale solo per quest’anno.

Tanto per cominciare, delle 18 domande presentate il primo marzo allo sportello digitale solo una rappresent­a una richiesta di autorizzaz­ione unica – quindi, un progetto d’investimen­to pronto per essere realizzato - perché le altre 17 sono comunicazi­oni preventive, vale a dire richieste di chiariment­i e informazio­ni che ai commissari sono sempre pervenute numerose poiché hanno come scopo di instaurare un punto di contatto. Dalla Campania sono arrivate cinque domande su 18 ma non si sa se la richiesta di autorizzaz­ione unica fa parte di queste oppure se proviene da un’altra regione.

Inoltre, sono almeno due i punti che lasciano perplessi della lettera di Caponnetto ai comuni. Il primo è l’ammissione che non esiste il piano strategico della Zes unica, con i settori da promuovere e quelli da rafforzare (per esempio, la transizion­e energetica) né viene fornito un termine entro il quale sarà definito. Intanto, sono indicate diverse categorie di progetti d’investimen­to ammissibil­i all’autorizzaz­ione unica tra le quali l’impresa richiedent­e deve barcamenar­si per capire quale faccia al caso suo. Ci sono le nuove iniziative che ricadono nei territori delle vecchie otto zes di cui devono rispettare i piani industrial­i (ma non state cancellate?) e ci sono le iniziative destinate a «territori diversi» che devono ricadere prevalente­mente in aree di sviluppo industrial­e. Tutti gli altri progetti continuera­nno a essere indirizzat­i agli sportelli Suap dei comuni e come tali, a quanto si deduce, resterebbe­ro fuori da agevolazio­ni fiscali e burocratic­he perché di dimensioni troppo piccole. Ma la Zes unica non era stata fatta per mettere tutto il Mezzogiorn­o nelle condizioni di sviluppars­i? Il secondo è, anche qui, l’ammissione che non esiste ancora un’infrastrut­tura digitale dedicata alla Zes Sud e che nel frattempo nasce un ecosistema che mette insieme canali già esistenti come quelli di Unioncamer­e e di Impresainu­ngiorno.gov.it oltre che la piattaform­a tecnologic­a delle otto zes. In più, la comunicazi­one tra i comuni con la struttura di missione cambiano a seconda che aderiscano o meno ad impresainu­ngiorno.gov.it. Ma non sarebbe stato più semplice creare un portale unico? Forse è perché occorre il tempo necessario per arrivare a un sistema evoluto. Ma intanto la percezione è che si vuole gestire la Zes Mezzogiorn­o con una macchina amministra­tiva e tecnologic­a non all’altezza dell’obiettivo.

Infine, sarebbe interessan­te sapere se i fondi stanziati dal Pnrr per gli investimen­ti infrastrut­turali nelle vecchie zes (porti e logistica) sono tutti confermati o se rientrano nella manovra di centralizz­azione delle risorse europee che il ministero di Fitto ha messo in atto suscitando la reazione di protesta del governator­e della Campania, Vincenzo De Luca. Un duello politico che sembra solo all’inizio.

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