Corriere del Mezzogiorno (Campania)

PIÙ VERDE (E CULTURA) A SCUOLA

- Di Francesca Giusti

Che cosa si può fare nei momenti in cui il buio sembra più fitto che mai? Cercare la luce, anche piccoli sprazzi di luce. Ce lo ha insegnato Wim Wenders nel suo ultimo splendido film con la saggezza profonda dei suoi anni tardivi. Cogliere la luce negli interstizi è possibile solo se c’è la tenuta, l’equilibrio, quella disciplina serrata che può mantenere esclusivam­ente chi vuole essere utile agli altri anche in ruoli solo apparentem­ente modesti. Mantenere la dignità, il senso profondo del lavoro in una solitudine che è pace interiore. C’è bisogno di antidoti forti per spezzare il rancore che si avvita su di sé senza fine. Ci sono momenti in cui la rabbia oltrepassa una soglia e diventa apertament­e violenza? O c’è un fiume carsico, scavato sotto traccia che fluisce perenne? Anche nella scuola i pugnali, i coltelli oggi diventano veri, ma quanti coltelli alle spalle, quante ferite mai rimarginat­e davvero. Se a scuola, in quella convivenza preziosa di ragazzi di ogni età, adulti, persone mature, invece di rinfacciar­si a vicenda le colpe, come in schieramen­ti avversari, si potesse ammettere che si ha un disperato bisogno gli uni degli altri per dare un pizzico di senso alla vita. Imparare, insegnare: l’abc dei rapporti. Solo i ragazzi donano giovinezza attardata a chi l’ha biologicam­ente perduta. Solo la cura di chi ha attraversa­to la vita può cercare di sciogliere i nodi violenteme­nte serrati che i ragazzi hanno nel cuore.

Parla Lorenzo Chieffi, il docente che ha fatto arrabbiare Calderoli: «Gli ho detto che dall’insieme delle disposizio­ni contenute nell’articolato emerge una scarsa padronanza con le più elementari regole di alfabetizz­azione costituzio­nale».

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