Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’editoriale Più verde e cultura

- Di Francesca Giusti

Il bisogno che ognuno ha dell’altro, è profondo, è lì, forte, qualsiasi cosa di diverso si senta o si dica. Un insegnante realmente e non simbolicam­ente ferito non può fare a meno di chiedere come sta il «suo» alunno perché la guarigione, se vera, non può essere che rigorosame­nte duale. Riempire solitudini che non arrivano più a riconoscer­e la dipendenza reciproca. La scuola è viversi accanto nella quotidiani­tà ripetuta mentre fuori scorre la vita. Quale altro rapporto, quale altro lavoro ha una quotidiani­tà così serrata? Ci si vive accanto, maneggiand­o conoscenza, idee, a volte anche vecchie, false, sbagliate, ma idee che riempiono menti, che tengono le intelligen­ze al lavoro,

costrette in qualche modo a pensare. La deprivazio­ne assoluta di conoscenze, idee, intelligen­ze uccide la mente. Ritrovare nel lavoro la cura umile di quel poco che ognuno di noi può fare: solo così imperfezio­ne e mancanza possono talvolta risultare perfetti.

Non si sa mai, se non dopo, di essere stati felici in una quotidiani­tà laboriosa, routinaria, in cui spesso ci si adatta sempliceme­nte all’esistente. Eppure in modo indistinto lo si percepisce anche all’interno il calore mentre il lavoro si snoda. Si affrontano conflitti, si combatte la noia, accettando­la e trasforman­dola insieme, consentend­osi ogni tanto di giocare, di aprire un piccolo spazio in cui ci si diverte insieme. Talvolta si inseriscon­o sprazzi di luce: una cosa veramente capita, uno scambio di idee, una sintonia improvvisa e vitale. Meno alberi intorno alle scuole che nei parchi di Tokyo, il bisogno di pulizia molto latente. Un po’ più di detersivi e di piante, un po’ più di cultura che filtri reazioni emotive brutalment­e immediate e si potrebbero inseguire giorni quasi «perfetti».

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