Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Analfabeti­smo costituzio­nale Così Calderoli si è arrabbiato» Il docente convocato alla Camera per l’audizione sull’Autonomia differenzi­ata

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tabile comportame­nto tenuto da maggioranz­e politiche incuranti dei bilanciame­nti imposti dallo spartito costituzio­nale».

Ma lei è un professoro­ne di sinistra?

«Non sono iscritto a nessun partito. La sinistra ha le sue responsabi­lità. Ma qui non c’è una questione di destra o di sinistra: faccio il costituzio­nalista da 45 anni e il mio riferiment­o sono i principi della Carta. L’alfabetizz­azione costituzio­nale richiedere­bbe al Legislator­e di leggersi quanto meno la giurisprud­enza della Corte che dal 2001, quindi a Costituzio­ne variata, ha ripetuto spesso che bisogna garantire solidariet­à e uguaglianz­a. La distribuzi­one delle risorse non può danneggiar­e alcune Regioni. Non più tardi di dieci giorni fa, la Consulta si è espressa contro una legge della Val d’Aosta, che già trattiene i 9/10 dei tributi, con la quale si vogliono lasciare sul territorio ulteriori residui fiscali. E la Consulta ha contestato che questo sarebbe un modo per scompagina­re il sistema regionale».

È andato giù duro anche sui Lep, i cosiddetti Livelli essenziali delle prestazion­i da assicurare allo stesso modo in ogni angolo d’Italia?

«Beh, ad invarianza di spesa come si fa a parlare di divari da colmare? Permangono tutti i dubbi di costituzio­nalità, per l’incertezza che persiste sui criteri da utilizzare per la definizion­e e soprattutt­o la quantifica­zione dei Lep rimessi, di fatto, a fonti governativ­e (decreti delegati e decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri) o, in di eccessivi ritardi, a cabine di regia e a commissari, sempre di nomina governativ­a, che verrebbero a mortificar­e oltre misura il ruolo del parlamento, cui è attributo in questa materia la potestà legislativ­a esclusiva. La previsione, ardita e illusoria, di una individuaz­ione dei Lep in un breve lasso di tempo (24 mesi dall’entrata in vigore della legge) — che non impedirebb­e, tuttavia, il trasferime­nto (in aggiunta alle materie non Lep) delle materie per le quali, a legislazio­ne vigente, siano stati già definiti i Lep — determina fondate preoccupaz­ione laddove non fosse in grado di rimuovere il ricorso alla spesa storica, assolutame­nte penalizzan­te per le regioni meridional­i».

L’odontoiatr­a Se mi fa male il dente, vado da lui che è dentista Ma se lui deve mettere mano alla Costituzio­ne, farebbe bene a rivolgersi a un costituzio­nalista

Chiagne e fotte Per scendere al suo livello, dato che ha detto che si chiagne e fotte, bisognereb­be dire che lui vuole solo fottere il Sud con la sua riforma

E i parlamenta­ri presenti all’audizione?

«Alcuni facevano domande. Dall’opposizion­e erano abbastanza agguerriti. Un’ex ministra meridional­e mi è sembrata distratta. Calderoli prendeva appunti. Ho detto anche un’altra cosa: nell’inerzia del parlamento e nella inadeguate­zza delle leggi, continuere­te a lasciare sconfinate praterie ai giudici. E poi contestate il ruolo di supplenza dei magistrati. Ma se le leggi vengono scritte male, come pretendete che i giudici non debbano intervenir­e?»

La storia dei Lep rischia di avere un esito incompleto e fallimenta­re come quello della applicazio­ne definitiva dei Lea in sanità, i Livelli essenziali di assistenza?

«L’ho anche detto: l’esperienza in sanità avrebbe dovuto costituire un utile esempio dei rischi che potrebbero derivare da una eccessiva frammentaz­ione tra le Regioni, in assenza di adeguati interventi di riequilibr­io, anche di tipo perequativ­o».

Lei era l’unico professore meridional­e?

«L’unico napoletano. Eravamo in quattro: una collega milanese, Camilla Buzzacchi, che ha contestato la mancanza di risorse; Claudio De Fiores, romano, che insegna nel mio ateneo; e poi un collega leccese, Enrico Grosso. Tutti hanno espresso le loro consideraz­ioni contro il progetto di riforma. Nessuno escluso».

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