Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il Circolo Ilva diventa Fondazione «Ricostruiremo socialmente Bagnoli»
Non sarà più solo un sodalizio sportivo. Spazio a turismo, ricerca, formazione
NAPOLI Turismo, ricerca, gastronomia, nautica. Ma anche formazione professionale, promozione della storia locale e sostegno sanitario. Sono soltanto alcune aree d’intervento dell’ambizioso programma di attività sociali delineato dal Circolo Ilva Bagnoli nel processo costitutivo, avviato da poco, di un’autore-vole Fondazione che sia in grado di favorire la cooperazione produttiva e solidale nell’ambito della comunità flegrea, accompagnando nel contempo le azioni istituzionali per la rigenerazione del territorio occupato dal complesso siderurgico dismesso trent’anni fa.
Ovviamente non è semplice far nascere una Fondazione, organismo dotato di personalità giuridica finalizzato ad un preciso scopo di utilità sociale. E il dubbio in questo caso è legittimo: può un sodalizio di carattere essenzialmente sportivo e ricreativo assumere un compito tanto arduo? Per rispondere, bisogna prima di tutto rammentare che la missione del circolo fondato nel 1909 è andata sempre ben oltre le mere finalità ludiche, garantendo varie forme di assistenza agli operai della fabbrica e offrendo loro un luogo di aggregazione per sviluppare iniziative comuni al di là della quotidianità lavorativa.
Dopo il tramonto dell’esperienza industriale, il tessuto sociale ha subito una graduale mutazione che risulta però ancora incompiuta: Bagnoli è oggi il fronte avanzato di un popolo in cerca dell’identità smarrita.
«Le macerie del presente non devono farci dimenticare che l’industria è stata per decenni un importante elemento di coesione per il territorio e la sua memoria va preservata», afferma Giovanni Capasso, presidente del Circolo Ilva Bagnoli ed ex dipendente dell’Italsider. «La Fondazione che vogliamo costituire — continua — deve ripartire da quel patrimonio e dal capitale sociale sedimentato in tutta l’area flegrea per promuovere, insieme con il movimento sportivo, progetti collettivi e servizi, imprenditoria giovanile, cultura e tutela dell’ambiente».
Nello spirito della condivisione, il processo “formativo” della Fondazione sta maturando attraverso l’organizzazione di seminari (il prossimo è in programma il 13 marzo) e numerosi confronti tra gli attori locali interpreti delle vocazioni che emergono dal contesto flegreo. Tra i principali animatori dell’iniziativa c’è Osvaldo Cammarota, operatore di sviluppo e coesione territoriale, convinto che la rigenerazione dell’ex acciaieria guidata “dall’alto” possa giungere ad esiti concreti solo «costruendo relazioni in tutti i campi della vita sociale e favorendo la valorizzazione delle risorse endogene».
Il collante di queste rinnovate sinergie è la memoria che infatti riconquista una sua dimensione materiale nel progetto di museo dei manufatti di archeologia industriale. La storia come solida base di partenza per costruire opzioni produttive connesse alle risorse dell’area (geotermia, economia del mare), per riqualificare la costa, valorizzare i prodotti tipici e la cultura locale, realizzare porti turistici e impianti sportivi.
Il nuovo organismo sarà un luogo fisico e mentale per promuovere inclusione e protezione delle categorie a rischio sociale e occupazionale, supporto socio-sanitario per i soggetti fragili, recupero dei minori e delle donne in condizioni di disagio o reclusi nelle carceri di Nisida e Pozzuoli. «La Fondazione — conclude Cammarota — dovrà insomma accompagnare il processo di rigenerazione urbana che sta interessando Bagnoli e l’area flegrea con uno sviluppo solidale e soprattutto condiviso».