Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Colori segreti del Principe di Sansevero

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noir che aleggia sulla sua figura e su il tutto il Settecento. Nell’assoluto convincime­nto che morire al mondo degli inganni significas­se rinascere al mondo della sapienza. Un mondo di segreti che come scrisse Giuseppe Maria Galanti «o sono morti con lui, o giacciono ignoti in qualche angolo della sua casa». Fino alle notizie di ieri.

Ma come si è arrivati a quest’ultima scoperta? L’indizio c’era. Un dettaglio quasi trascurabi­le nelle pagine di un’antica e famosa guida della città di Napoli, quella dello storico Pompeo Sarnelli. Ipotesi: bisognava trovare le prove. La pistola fumante, complici i lavori di restauro dell’estate scorsa che hanno consentito la possibilit­à di analizzare con precisione i materiali, i ricercator­i l’hanno trovata nella cornice che circonda l’altoriliev­o dell’Altare che Francesco Celebrano e Paolo Persico edificaron­o nella seconda metà del XVIII secolo. Con tecniche avanzate e

Aveva trovato il modo di ottenere il blu oltremare dal lapislazzu­li artificial­e e il rosso cinabro: lo dimostra uno studio dell’Università di Bari appena pubblicato

assolutame­nte non invasive, senza minimament­e danneggiar­e l’opera, ecco affiorare il lapislazzu­li del principe. È il primo esempio, documenta la ricerca, della produzione di quel pigmento artificial­e. Non è l’unica scoperta presentata ieri alla stampa. C’è del cinabro, il vermiglion­e, quel rosso vivissimo finanche sul cappello della statua di Sant’Oderisio. Un tempo splendente di lucentezza adamantina, oggi ingrigito dal tempo. E soprattutt­o c’è l’uso insolito della fluorite come materiale scultoreo per il cuscino sottostant­e. Così come per il cuscino della statua di Santa Rosalia, entrambe realizzate da Francesco Queirolo nel 1756. Sono scoperte importanti che aprono la pista a nuove indagini. Le invenzioni del principe, c’è da giurarci, non finiscono qui.

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