Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quello che le prove Invalsi non dicono

- Di Riccardo Vigilante

Non raccolgo ma riattacco. «Ecco il dato del 2023 in quinta superiore. Studenti che in italiano raggiungon­o un livello soddisface­nte: Nord 62%, Sud 39%. Matematica: Nordovest 62%, Nordest 66%, Sud 37%. E questo dislivello si conferma identico da anni. Ma si può continuare così?». «Le società più ricche hanno studenti migliori, prof, qui al Sud il disagio sociale è diffuso, dentro e fuori le scuole» rincara il sociologo Saurone. «Bravo, è proprio così! Ma qui, in questa 5E, il disagio sociale non c’è. E allora? Facciamo la nostra parte, dico io!». Mi guardano. «Fa così perché quest’anno il Napoli, nonostante la vittoria sulla Juve, è andato male», sentenzia Cute voltandosi verso i banchi alle sue spalle.

Nell’intervallo, in sala professori, ripropongo la questione pari pari. «Dobbiamo organizzar­ci, andare in collegio docenti con proposte precise!» faccio. Le reazioni sono veementi, manco avessi proposto una patrimonia­le. La prima a brutto muso è proprio di Cardamone: «Arturo, ecco come ci si riduce a fare solo il difensore dei diritti civili, un nemico di classe sei diventato! Ma lo capisci che l’Invalsi è lo strumento per scardinare l’autonomia dei docenti?». «Non mi pare, Cardamò, per me è solo un modo in più per insegnare ad interpreta­re un testo senza rinunciare a nulla…». «Ci vogliono tutti standardiz­zati!» protesta l’inetto Mantrace, che addirittur­a mi cita il Marcuse dell’uomo ad una dimensione. Non faccio a tempo a risponderg­li che se lui si standardiz­zasse un poco non sarebbe un gran danno, che la feroce Carlina mi sibila di fianco: «Io devo finire il programma, Arturo, qui i ragazzi fanno uscite didattiche e partecipan­o a conferenze tutti i giorni, qui non studia più nessuno, ora non mi puoi ostacolare pure tu e questo tuo Invalsi!». Neppure ha tutti i torti e con lei vorrei citare la «matematica del cittadino», quella competenza che dovrebbe essere misurata proprio dall’ Invalsi, ma non faccio in tempo che irrompe il vicepresid­e Cozzella: «Che bella sorpresa! Sei diventato più realista del re, Arturo! Comunque ne parli al preside Tozzo quando torna a scuola, va bene?». A questo punto suona la campanella dell’ intervallo e tutti spariscono.

Non mi ero accorto che c’era anche Chiara. Ha seguito ma non è intervenut­a. Certo, questa mia posizione di oggi mi rende ancora un po’ più vecchio e grigio. Altro che partire per l’ India. Altro che rivoluzion­e in Bolivia. Ma è così, così sono oggi, Chiara, e non ho altro da aggiungere. La guardo e aspetto. Lei intanto annuisce, come se avesse colto parola per parola questo mio pensiero.

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