Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quello che le prove Invalsi non dicono
Non raccolgo ma riattacco. «Ecco il dato del 2023 in quinta superiore. Studenti che in italiano raggiungono un livello soddisfacente: Nord 62%, Sud 39%. Matematica: Nordovest 62%, Nordest 66%, Sud 37%. E questo dislivello si conferma identico da anni. Ma si può continuare così?». «Le società più ricche hanno studenti migliori, prof, qui al Sud il disagio sociale è diffuso, dentro e fuori le scuole» rincara il sociologo Saurone. «Bravo, è proprio così! Ma qui, in questa 5E, il disagio sociale non c’è. E allora? Facciamo la nostra parte, dico io!». Mi guardano. «Fa così perché quest’anno il Napoli, nonostante la vittoria sulla Juve, è andato male», sentenzia Cute voltandosi verso i banchi alle sue spalle.
Nell’intervallo, in sala professori, ripropongo la questione pari pari. «Dobbiamo organizzarci, andare in collegio docenti con proposte precise!» faccio. Le reazioni sono veementi, manco avessi proposto una patrimoniale. La prima a brutto muso è proprio di Cardamone: «Arturo, ecco come ci si riduce a fare solo il difensore dei diritti civili, un nemico di classe sei diventato! Ma lo capisci che l’Invalsi è lo strumento per scardinare l’autonomia dei docenti?». «Non mi pare, Cardamò, per me è solo un modo in più per insegnare ad interpretare un testo senza rinunciare a nulla…». «Ci vogliono tutti standardizzati!» protesta l’inetto Mantrace, che addirittura mi cita il Marcuse dell’uomo ad una dimensione. Non faccio a tempo a rispondergli che se lui si standardizzasse un poco non sarebbe un gran danno, che la feroce Carlina mi sibila di fianco: «Io devo finire il programma, Arturo, qui i ragazzi fanno uscite didattiche e partecipano a conferenze tutti i giorni, qui non studia più nessuno, ora non mi puoi ostacolare pure tu e questo tuo Invalsi!». Neppure ha tutti i torti e con lei vorrei citare la «matematica del cittadino», quella competenza che dovrebbe essere misurata proprio dall’ Invalsi, ma non faccio in tempo che irrompe il vicepreside Cozzella: «Che bella sorpresa! Sei diventato più realista del re, Arturo! Comunque ne parli al preside Tozzo quando torna a scuola, va bene?». A questo punto suona la campanella dell’ intervallo e tutti spariscono.
Non mi ero accorto che c’era anche Chiara. Ha seguito ma non è intervenuta. Certo, questa mia posizione di oggi mi rende ancora un po’ più vecchio e grigio. Altro che partire per l’ India. Altro che rivoluzione in Bolivia. Ma è così, così sono oggi, Chiara, e non ho altro da aggiungere. La guardo e aspetto. Lei intanto annuisce, come se avesse colto parola per parola questo mio pensiero.