Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ryanair: «Tassa d’imbarco più cara Pronti a ridurre le frequenze dei voli»
Il direttore commerciale: «Spero che i cittadini votino contro sindaci analfabeti in economia»
low cost irlandese è di 31 euro. «Amministrazioni come quella di Napoli non capiscono che le compagnie aeree lavorano con bassi margini — ribadisce —. I danni però li vedranno nei numeri già dal prossimo inverno quando dovremo ridurre la nostra capacità. Certo non è che non avremo più aerei su Napoli, ma ridurremmo le frequenze». Una riduzione che peserà sui cittadini che avranno meno destinazioni nelle stagioni basse. «Forse — dice il manager — quando vedranno ridotta la loro possibilità di viaggiare i cittadini capiranno e voteranno contro sindaci che non conoscono neanche le basi economiche».
La scelta di Trieste di abolire la tassa d’imbarco è una distorsione d’un mercato che se deve essere competitivo non può essere condizionato da una disparità delle imposte locali. «Abbiamo proposto al Governo Meloni — spiega McGuinnes — di eliminare la tassa a livello nazionale, noi saremmo pronti a portare 40 nuovi aeromobili in Italia con un traffico di 20 milioni di passeggeri aggiuntivi per oltre 2 mila nuovi posti di lavoro. Una crescita che riguarda sopratutto il Sud perché la Ryanair è l’investitore privato più grande nel Mezzogiorno». Un investitore che alla domanda sull’aeroporto di Salerno risponde con un’ironia forse troppo british per un irlandese: «C’è un nuovo aeroporto a Salerno?», domanda ai giornalisti McGuinness,. «In realtà quello di Salerno è un progetto interessante di cui stiamo discutendo con Gesac, penso che porteremo lì alcuni nostri aerei al massimo entro il 2025».
Su questo Roberto Barbieri, amministratore delegato di
Gesac, punta la sua attenzione. «È importante — spiega — che Ryanair abbia affermato la centralità di Salerno e posso annunciare che dal 2025 ci sarà un loro aereo operativo. Sulla questione dell’addizionale comunale — prosegue — l’abolizione in tutta Italia è l’obiettivo di Assaeroporti, posizioni come quella di Trieste alterano il mercato, una sorta di autonomia differenzia ma il tema è far crescere l’italia e non un’area a svantaggio di un’altra».