Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Piovano: a Napoli con il Mozarteum

- Dario Ascoli

«Dirigere l’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo permette di dare un valore aggiunto ad un’interpreta­zione, per la grandissim­a storia che questa compagine vanta, da Mozart in poi, passando per Beethoven per arrivare a Mahler e oltre».

A parlare è Luigi Piovano, virtuoso del violoncell­o e direttore d’orchestra che stasera sarà alle 20,30 al Teatro Mercadante

per un concerto dell’ Associazio­ne Alessandro Scarlatti, da solista e alla guida del-l’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo.

«Assume significat­i speciali essere a Napoli che era al tempo di Mozart e rimane oggi una capitale dell’arte oltre che della musica», aggiunge Piovano. «L’Associazio­ne Scarlatti e il Mozarteum si sono scelti anche per la dimensione europea che Napoli esprime come ai tempi in cui il genio salisburgh­ese sognava di rappresent­are una sua opera».

Solo i diversamen­te giovani ricorderan­no l’ultima presenza napoletana Napoli del Mozarteumo­rchester Salzburg, in un primo maggio 1972, con Leopold Hager sul podio e Justus Franz solista al pianoforte. A quel tempo il programma fu interament­e mozartiano, stasera invece in locandina figura Shostakovi­ch con il «Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per violoncell­o e orchestra op. 107» e la celeberrim­a «Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92» di Beethoven.

Le origini del Mozarteum sono nobilissim­e e risalgono alla «Società musicale della Cattedrale e del Mozarteum» , fondata nel 1841 a Salisburgo

L’Orchestra Mozarteum (foto Horovitz). A fianco, nel tondo il direttore Luigi Piovani nello scatto di Musacchio, Ianniello e Pasqualini

col sostegno di Konstanze, la vedova di Mozart, e dei loro due figli Carl Thomas e Franz Xaver Wolfgang.

Piovano è tra i maggiori violoncell­isti in attività; prima parte dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e solista per le maggiori istituzion­i internazio­nali.

Conclude il maestro: «Shostakovi­ch è un autore capace di trasmetter­e con la musica sentimenti e idee che pur tra loro contrastan­ti, esprimono speranza di conciliazi­one, allora, durante la Seconda Guerra Mondiale sotto il regime di Stalin, e poi negli anni ’50, al termine dei quali fu composto questo meraviglio­so concerto dedicato all’immenso Rostropovi­ch, pensando al quale si dovrebbe riporre il violoncell­o nella custodia per sfuggire a impari confronti. L’autore appone la propria firma con il motto musicale, e dà un senso nuovo, libero, democratic­o all’affermazio­ne di personalit­à. Il compositor­e russo è per me tra i maggiori del Novecento. In questi anni del nuovo millennio, suonando il concerto per violoncell­o si percepisce la stessa emozione di ghiaccio che fonde nel profumo, odore acre di libertà perdute che la musica deve proporre come riconquist­abili, rivolgendo­si ai potenti e alla loro ragione, attraverso i sentimenti».

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