Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«La lupa» Tante atmosfere nella versione di Finocchiaro
Un godibile «pastiche» di riferimenti, quello che Donatella Finocchiaro (foto Parrinello) propone al San Ferdinando fino a domenica con la regia di «La lupa» di Verga. La novella, drammatizzata da Luana Rondinella, oscilla fra registri di stampo naturalistico a sortite più iterative e contemporanee, come l’iniziale litania in siciliano delle tre donne in nero o la trasformazione della «Lupa» morta, interpretata dalla Finocchiaro, in una Madonna Addolorata. Immagini che riportano alle visioni di un’altra regista siciliana, come Emma Dante, condite da musiche filologiche come quelle bandistiche di processione o «extra-time» come la celebre «These boots are made for walkin’» nella versione dei Planet Funk, su cui scatenare la danza liberatoria delle protagoniste. Ovvero Gnà Pina (detta «la lupa» per la sua irresistibile carica seduttiva) e la figlia Maricchia, che con travaglio emotivo la donna concede in sposa a Nanni, oggetto non ripagato del suo tragico desiderio. Apprezzabile lettura al femminile, che avrebbe meritato però maggior linearità.
Ama confrontarsi con i grandi della letteratura l’attrice, regista e architetto Rosalba De Girolamo (foto) che testimonia un percorso molto personale e colto all’interno della scena contemporanea. Dopo Stefano D’Arrigo, di cui ha portato in scena per il Napoli Teatro Festival Horcynus Orca, dopodomani attraverserà l’opera di Pasolini. Alle 20, al Tin Teatro Instabile (vico Fico Purgatorio ad Arco), c’è Amado mio (produzione Baba Yaga Teatro). «È il titolo di una raccolta di scritti giovanili pubblicati postumi dal cugino Nico Naldini — dice —, mutuato dalla canzone cantata da Rita Hayworth che lui tanto amava. Ed è la mia dichiarazione d’amore per lui. Ho attraversato la sua opera per costruire un iter che lo raccontasse. Ed è stato come averlo avuto al mio fianco per mesi. Sono le lettere e i diari segreti ad avermi toccato il cuore». La scena si apre con la settima sinfonia di Beethoven e una lettera in cui Pasolini, giovane universitario, svela al suo amico d’infanzia la passione per musica. È il viatico di un ritratto inedito tra confessioni, liriche e invettive, dai primi anni ‘40 fino al 1975. Info 3383015465.