Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Giorgio Ventre: «Le sue creazioni andrebbero rimosse dai muri di Napoli»
NAPOLI Il faccione di Maradona firmato Jorit, sulla facciata del palazzone di Taverna del ferro, dista davvero una manciata di metri dal polo universitario di San Giovanni a Teduccio. Giorgio Ventre, ex direttore del Dipartimento di Ingegneria elettrica e tecnologie dell’informazione della Federico II, nonché padre delle Academy, cominciando dalla blasonata Apple che guida, non ha dubbi: «I murales di Jorit andrebbero rimossi dai muri di Napoli». E spiega, per non essere tacciato di oscurantismo e censura, che «non c’entra niente la libertà dell’artista, quanto piuttosto il valore politico di quell’opera, cosa comunica».
E cosa comunica?
«A Mariupol, per esempio, con il murale della bambina con le bombe Nato alle spalle e la bandiera del Donbass nell’occhio ha ignorato scientemente che c’era stato a pochi metri un massacro di bambini. A pochi metri dal teatro dell’orrore. Allora o è ignorante o complice. Non c’è alternativa e non è accettabile che un artista così esposto possa essere una delle due cose».
Si potrebbe eccepire: e la libertà dell’artista?
«Per la stima che io do alla figura degli artisti, a grande visibilità corrisponde grande responsabilità. Non mi arrabbio mai, ma quando ho visto quella foto con Putin, i sorrisi, il 5 dato al vicino, mi è partito un embolo. Di cosa parliamo?».
Di cosa parliamo?
«C’è una evidente controffensiva mediatica filorussa, una propaganda che cerca di creare una immagine simpatica e da vittima di un Paese che è stato condannato da risoluzioni dell’Onu perché ha invaso un altro Paese. Allora di che parliamo? Chi può mai difendere una posizione filorussa in questo Paese? In un Paese libero?».
Napoli è piena di murales di Jorit, a Barra vogliono salvare quello di Maradona perché attrae turisti ed è un simbolo. Lei li rimuoverebbe.
«Jorit non può essere la bandiera artistica di Napoli, è inaccettabile».
Lei è un liberale.
«Già me lo pongo questo ragionamento, se ho un difetto è questo: la difesa del pensiero del singolo è sacrosanta. Ma c’è un limite alla manifestazione del pensiero se difende un crimine. Parliamo di distruzioni di paesi e città, di morti, è la difesa di un crimine. È come se qualcuno potesse dire: lo stupro è corretto solo perché siamo in un Paese libero. Ci deve essere un limi
La critica C’è una controffensiva mediatica filorussa, quegli scatti non mi sono piaciuti. Trovo inaccettabile far passare lo street artist come bandiera artistica della nostra città
te. Poi è una critica molto trumpiana».
Cioé?
«È l’alibi intellettuale di tutti i Bannon. La libertà è un equilibrio delicato. Siccome è un fattore fondante va difeso, ma non si può essere tolleranti con un crimine».
È più arrabbiato o ha più timore?
«Stanno entrando nel cuore dell’Europa. A Meloni, lontanissima da me, devo riconoscere che è l’unico baluardo a questa deriva filo-russa».