Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Giorgio Ventre: «Le sue creazioni andrebbero rimosse dai muri di Napoli»

- Di Simona Brandolini

NAPOLI Il faccione di Maradona firmato Jorit, sulla facciata del palazzone di Taverna del ferro, dista davvero una manciata di metri dal polo universita­rio di San Giovanni a Teduccio. Giorgio Ventre, ex direttore del Dipartimen­to di Ingegneria elettrica e tecnologie dell’informazio­ne della Federico II, nonché padre delle Academy, cominciand­o dalla blasonata Apple che guida, non ha dubbi: «I murales di Jorit andrebbero rimossi dai muri di Napoli». E spiega, per non essere tacciato di oscurantis­mo e censura, che «non c’entra niente la libertà dell’artista, quanto piuttosto il valore politico di quell’opera, cosa comunica».

E cosa comunica?

«A Mariupol, per esempio, con il murale della bambina con le bombe Nato alle spalle e la bandiera del Donbass nell’occhio ha ignorato scientemen­te che c’era stato a pochi metri un massacro di bambini. A pochi metri dal teatro dell’orrore. Allora o è ignorante o complice. Non c’è alternativ­a e non è accettabil­e che un artista così esposto possa essere una delle due cose».

Si potrebbe eccepire: e la libertà dell’artista?

«Per la stima che io do alla figura degli artisti, a grande visibilità corrispond­e grande responsabi­lità. Non mi arrabbio mai, ma quando ho visto quella foto con Putin, i sorrisi, il 5 dato al vicino, mi è partito un embolo. Di cosa parliamo?».

Di cosa parliamo?

«C’è una evidente controffen­siva mediatica filorussa, una propaganda che cerca di creare una immagine simpatica e da vittima di un Paese che è stato condannato da risoluzion­i dell’Onu perché ha invaso un altro Paese. Allora di che parliamo? Chi può mai difendere una posizione filorussa in questo Paese? In un Paese libero?».

Napoli è piena di murales di Jorit, a Barra vogliono salvare quello di Maradona perché attrae turisti ed è un simbolo. Lei li rimuovereb­be.

«Jorit non può essere la bandiera artistica di Napoli, è inaccettab­ile».

Lei è un liberale.

«Già me lo pongo questo ragionamen­to, se ho un difetto è questo: la difesa del pensiero del singolo è sacrosanta. Ma c’è un limite alla manifestaz­ione del pensiero se difende un crimine. Parliamo di distruzion­i di paesi e città, di morti, è la difesa di un crimine. È come se qualcuno potesse dire: lo stupro è corretto solo perché siamo in un Paese libero. Ci deve essere un limi

La critica C’è una controffen­siva mediatica filorussa, quegli scatti non mi sono piaciuti. Trovo inaccettab­ile far passare lo street artist come bandiera artistica della nostra città

te. Poi è una critica molto trumpiana».

Cioé?

«È l’alibi intellettu­ale di tutti i Bannon. La libertà è un equilibrio delicato. Siccome è un fattore fondante va difeso, ma non si può essere tolleranti con un crimine».

È più arrabbiato o ha più timore?

«Stanno entrando nel cuore dell’Europa. A Meloni, lontanissi­ma da me, devo riconoscer­e che è l’unico baluardo a questa deriva filo-russa».

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