Corriere del Mezzogiorno (Campania)

’O fuosso che inghiotte tutto e tutti

Int ’o rione

- Di Fortunato Cerlino

«E addó sarrà uscita sta novità?». Mi sono chiesto, e poi mi sono messo a ispezionar­e, a speleologa­re l’abbisso. Ci ho provato prima cu ‘a torcia del telefonino, poi cu ‘na pila a led assai potente, e infine cu ‘na lampadina appesa a ‘nu filo elettrico di almeno dieci metri che tengo in cantina per le eventualit­à. Niente, di questo fosso non se ne vedeva la fine. Il primo istinto, è chiaro, è stato quello di dare l’allarme al vicinato. Si trattava comunque di un pericolo incombente. Poi però mi sono ricordato del sogno che avevo fatto proprio la notte prima di fare la scoperta. Mi è venuto ‘nsuonno ‘a buonanima di mio padre, maresciall­o emerito e pluridecor­ato dei Carabbinie­ri morto per morte violenta in missione contro la camorra . ‘Vicié scetate, so’ patete!».

«E lo vedo che siete pateme ma io sto durmenne…».

«Scetate Vicié, ti devo parlare!». Ha detto con aria perentoria e pure ‘nu poco ‘ncazzato.

«Ma se mi sceto poi come mi parlate? Voi in sonno mi siete venuto!».

«E pure tu tieni raggione. Allora rimani addormuto, ma stammi a sentire.

Apri le recchie!» «Comandi».

«Tu lo sai che io mi sono assai sbattuto per difendere la mia città. Ho dato la vita per Napoli!».

«Certamente. E chi se lo scorda. ‘Stu popolo sta ‘nguaiato! Urlavate sempre. Tagli ‘na capa e ne escono cento! Non farà mai bbene finché non sarà ripulito da tutta la monnezza della ggente!».

«Bravo. Vedo che mi ascoltavi». «Era impossibbi­le non farlo papà, voi stavate sempre nero pe’ ‘stu fatto».

«Ma mò è arrivato il momento che la città si ribbella! Napoli si riscatta!».

«Oh mamma do Carmine! Forse che vinciamo un altro scudetto? Nuje stamme accussì inguaiati in classifica!».

«Ma qua’ scudetto Vicié! Il fatto è assai più grosso! Scappa Vicié! Prenditi

la famiglia e vatténne! Napoli si ingoierà tutta la sua fetenzia! Divorerà sé stessa! Statte accorto Vicié, statte accorto addó metti i piedi… statte accorto Vicié…».

E così dicendo ha fatto il saluto militare ed è sparito nel nulla da dove era venuto. «Ma che voleva dire?». Mi sono chiesto per tutta la giornata. Quando poi a sera ho scoperto ‘stu fuosso sotto ‘o palazzo, all’inizio non l’ho collegato col sogno, ma poi ho realizzato. Non c’era dubbio, pateme mio padre di questo mi voleva avvisare. E teneva raggione! Quello nell’arco di poche settimane si sono aperte crepe e voraggini ovunque in città, e chissà quante altre ce ne sono ancora non scoperte! Avete capito mò perché me ne sto andando? Napoli sta ingoiando sé stessa, proprio come ha detto pateme mio padre! Evidenteme­nte si è scocciata di subbire le angherie di un popolo che dice, dice,

però poco fa per rispettare la sua città. Tutti presenti quando si tratta di chiedere e protestare, ma assenti ingiustifi­cati se si tratta di fare la propria parte. Basta scommiglia­re un poco il coperchio per scoprire che la metà dei probblemi che tiene sta città è causa dei napoletani stessi. Siamo bravi a riempirci ‘a vocca di parole d’ammore, di infervorar­ci se qualcuno si permette di offenderla, e poi oltraggiam­o Napoli ogni giorno riempendol­a ‘e monnezza, praticando quotidiane furberie e approfitta­ndo dei malamenti se il tornaconto ci conviene. Insomma, Napoli non ne poteva più! Ha aspettato e aspettato, e alla fine ha delibberat­o di sprofondar­e negli abbissi della sua collera portandosi dietro a tutti quanti. «Muoia Sansone e tutti i filistei!». Avrà pensato, e a ben considerar­e, tanto torto poi non lo tiene.

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