Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gleijeses padre e figlio: noi, così simili e così diversi Geppy e Lorenzo insieme da stasera al Sannazaro con «Le cinque rose di Jennifer»
«Noi così simili e così diversi. Una coppia teatrale aperta, pronta a lavorare insieme ma anche a portare avanti i rispettivi percorsi artistici». Geppy e Lorenzo Gleijeses, ovvero padre e figlio, si esprimono all’unisono sulla loro collaborazione. Che torna a misurarsi con il nuovo allestimento di «Le cinque rose di Jennifer» di Annibale Ruccello, da stasera alle 21 e fino a domenica al Sannazaro.
Uno spettacolo che segue la recente presenza di entrambi in «Uomo e galantuomo» di Eduardo. «Lorenzo ha esordito prestissimo con me a 9 anni – spiega Geppy – e ha iniziato a formarsi sui classici napoletani e italiani che mi sono più cari, da Pirandello a Eduardo, che è stato il mio maestro, e incontrando registi come Squarzina o Pugliese. Poi, come è giusto che sia, a 20 anni ha iniziato a esplorare anche altre strade, facendo seminari internazionali con artisti come Lindsay Kemp e soprattutto Eugenio Barba, Julia Varley e il loro Odin Teatret, che lo hanno spinto verso una ricerca che mette il corpo al centro dell’azione teatrale».
«Credo di aver ereditato da papà – aggiunge Lorenzo – l’amore per la drammaturgia e il metodo molto Stanislavskij con cui mi piace entrare nei personaggi. Mentre la continua attenzione all’uso scenico del corpo, che mi ha portato a spettacoli come “Corcovado”, in cui non uso parole ma solo movimenti, è uno degli aspetti che ci differenzia di più». E papà conferma. «Sì, quella è una caratteristica centrale nel suo lavoro, mentre il mio era un approccio più naturale, per quanto coltivato con incontri e studi, a partire dalla maschera di Pulcinella. Ora però quando lo dirigo, al di là dell’affetto immenso, è lui che deve attenersi alle mie indicazioni, figlio o non figlio. D’altra parte siamo una famiglia d’arte, mia sorella è l’attrice Marilù Prati e la mia compagna è Roberta Lucca, bravissima interprete, fra gli altri, dell’”Amadeus” di Konchalovsky».
«È vero – conferma Lorenzo – ma devo dire non siamo obbligati a fare compagnia per forza. Papà mi sceglie solo quando ha bisogno di un attore con le mie caratteristiche».
"Senior Quando lo dirigo non bado alla parentela e lui deve attenersi alle mie indicazioni
"Junior Non siamo obbligati a fare compagnia, mi sceglie solo quando gli serve un attore come me