Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Iorio: «Io e Nancy Brilli, l’amicizia tra uomo e donna può esistere se è sincera» L’attore di Agropoli è tra i concorrenti del programma
Nella nuova edizione di Pechino Express che ha preso il via ieri sera su Sky ci sono due concorrenti salernitani: Antonella Fiordelisi, che forma la coppia “ItaliaArgentina” con Estefania Bernal, e Pierluigi Iorio in tandem con Nancy Brilli ne “I brillanti”. Mentre però dell’ex capricciosa partecipante al Gf vip conosciamo tutto, nel bene e nel male, poco o niente si sa di Iorio. Un vulnus che proviamo a sanare, con la complicità del diretto interessato: 52 anni, di Napoli ma residente ad Agropoli, attore e regista teatrale, sposato e padre del 13enne Antonio Maria che sogna di emulare il genitore sul palco.
Come è finito a Pechino Express?
«Un giorno Nancy Brilli mi telefona: ti va di venire con me in Vietnam? Le ho detto subito di sì, senza pensarci due volte».
Ma con Nancy Brilli vi conoscete da molto tempo?
«Dal 2018, in occasione di uno spettacolo teatrale e da allora tra noi è scoccata un’amicizia bella e sincera».
Allora può esistere l’amicizia tra un uomo e una donna?
«Siamo la dimostrazione che sì, è possibile. Perché stiamo bene assieme e siamo disinteressati sotto qualunque punto di vista. Anche a lavorare ci troviamo molto, non a caso la mia prossima regia sarà di un testo di Gianni Clementi, L’ebreo, che avrà protagonista proprio Nancy».
D’accordo, mi ha convinto. Ma i paparazzi cosa dicono? Immagino le imboscate ogni
volta che uscite insieme…
«E invece si sbaglia, non siamo finiti mai sui giornali scandalistici. Eppure ci frequentiamo normalmente: andiamo a pranzo, a cena, io poi la riaccompagno a casa… secondo me i paparazzi lo sanno che con noi non c’è trippa per gatti».
In un aggettivo come è stata l’avventura di Pechino Express?
«Memorabile. Divertente e faticosa allo stesso tempo. Ognuno di noi in quel programma scopre delle qualità che sono sopite… abbiamo girato senza telefono nè orologio, siamo stati catapultati in un viaggio a ritroso nel tempo. A me è sembrato di rivivere i racconti dei miei genitori sull’immediato dopoguerra, quando c’era una grande povertà».
Come è nata la passione per il teatro?
«Da piccolo mio padre mi faceva vedere le cassette del teatro di Eduardo, commedie come Natale in casa Cupiello … lui era insegnante di italiano e latino al liceo ma avrebbe voluto fare l’attore. Poi, quando vidi al Politeama di Napoli I sette re di Roma con Gigi Proietti ne rimasi folgorato e dissi: questa deve essere la mia strada».
La grande occasione?
«Dopo aver debuttato al Sangenesio di Salerno con Sandro Nisivoccia e Regina Senatore in due commedie divertenti e di grande successo, Taxi a due piazze e Il letto ovale, interpretai il ruolo di Telemaco alla Notte del Mito di Marina di Camerota. Un giorno l’attore che faceva Ulisse, Piero Pepe, mi disse che aveva dato il mio numero di telefono ad Aldo Giuffrè che stava cercando un giovane per il nuovo spettacolo».
E lei?
«Mi presentai e fui preso. La mia prima scrittura importante. La commedia era Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta e io interpretavo un bel ruolo, quello di Ciccillo, lo stesso che Giuffrè fece nel film omonimo con Totò».
Che ricordo ha di Aldo Giuffré?
«Bellissimo, è stato il mio padre artistico ed io ero ammiratissimo dal suo talento enorme. Talmente enorme che gli ha consentito di continuare a recitare pur non avendo più la voce. Per me è stato il Maradona del teatro».
Ma ha lavorato anche con Carlo Giuffrè e Luigi De Filippo.
«E per questo mi ritengo molto fortunato: durante le prove quando ci facevano vedere come interpretare i personaggi erano davvero straordinari nella loro generosità».
Il sogno nel cassetto?
«A dicembre ad Agropoli festeggiamo i primi 10 anni di vita del teatro Eduardo De Filippo di cui sono direttore artistico. Ecco, mi piace quest’attività e vorrei continuarla senza tralasciare quella di attore e regista».
Il debutto «La prima scrittura importante fu con Aldo Giuffrè, per me è il Maradona del teatro»