Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Venere rinasce dalle sue ceneri
Se, prima del rogo, la causticità dell’opera poteva disorientare e finanche destabilizzare l’osservatore di passaggio, che al cospetto di un gesto autoriale così estremo avrebbe potuto, tra il prendere o lasciare, scegliere la seconda opzione, oggi la Venere gode di un riconoscimento e di una tutela istituzionale (e, tra un po’, anche religiosa) che precostituendo l’accettazione sociale toglie all’opera stessa l’effetto sorpresa.
Non è un’opera facile, la Venere di Pistoletto. Non è comprensibile. Di più: non va capita. Come ogni vera opera d’arte, te la spieghi in differita, quando ti accorgi che ti ha smosso qualcosa. È un’installazione insinuante, disturbante; «Una sintesi fra la meraviglia e la rovina», secondo la definizione dello stesso autore. La sua forza è nel paradosso di voler essere giudicata dall’apparenza (altro che il contrario). Nell’incrociarla in strada, lo spettatore (che pensava ad altro, andava al lavoro o era venuto a Napoli in vacanza), si chiede: «Cos’è quel cumulo di pezze, perché sta lì, cosa significa? E perché sembra volermi dire qualcosa, perché mi suona come un atto d’accusa, una denuncia? E cosa c’entra con gli stracci quella statua così armoniosa, così classica; perché si sporca in quell’ammasso? Perché questa strana blasfemia mi attrae?».
Pistoletto, che ha donato alla città la seconda versione della sua Venere, all’inaugurazione ha dichiarato: «Vorrei abbracciare la persona che ha commesso questo delitto». Una sorta di condono d’artista, che supera la fattispecie giuridica, estingue virtualmente il reato e insieme non solo assolve il colpevole ma addirittura lo perdona. Come dire che per l’arte c’è un altro tribunale, che non appartiene alle istituzioni civili né a quelle religiose, e giudica i comportamenti umani con il solo metro della bellezza.
A sabato prossimo.
"Pistoletto, che ha donato alla città la seconda versione dell’opera, all’inaugurazione ha dichiarato: «Vorrei abbracciare la persona che ha commesso questo delitto». Una sorta di condono d’artista, che supera la fattispecie giuridica e estingue virtualmente il reato