Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Giuliano rivoluziona la Pa: «Fate i girotondi»
In un libro la ricetta di un dirigente comunale per migliorare i rapporti con i cittadini
«Se non fosse che lo conosco e lo stimo da tempo penserei che l’autore di questo libro sia un pazzo». Parla fuori dai denti il professore Salvatore Sica, ordinario di Istituzioni di Diritto Privato all’Università di Salerno, intervenendo all’affollata presentazione, al Comune di Salerno, di Fra nuvole e pietre, l’insolito volumetto scritto da un suo ex assistente, Giacomo Giuliano, giornalista, avvocato e dal 1998 dipendente del Comune di Piano di Sorrento dove ha espletato ed espleta funzioni dirigenziali presso vari uffici, tra cui quella di vicesegretario comunale.
La perplessità di Sica deriva dal sottotitolo del libro: La P.A. come Poesia e Amore. Giuliano sostiene nel suo “vademecum sentimentale” che bisogna cercare la bellezza ovunque, anche in un mondo, per lui solo all’apparenza, ostile e arido, come quello della pubblica amministrazione. Basta quindi con le “pietre”, sinonimo di forme statiche, fredde, pesanti, oggetti di litigi o di odio, e avanti con le “nuvole”, leggere e leggiadre, inafferrabili e ricche di positività. Qualcosa che, fuor di metafora, riecheggia la dicotomia di Luciano De Crescenzo tra “uomini di libertà” e “uomini d’amore”.
Ma come è possibile trasformare la burocrazia in una “straordinaria palestra emozionale e relazionale”? Sica scuote la testa: «È come far andare d’accordo peperoni e digeribilità, Putin e la democrazia o Erode e i bambini». Eppure Giuliano dalla teoria ha avuto il coraggio di passare alla pratica attraverso piccoli gesti quotidiani difficilmente replicabili in altri contesti: «Uno dei giorni più belli da quando lavoro qui – racconta – è stato allorché presi per mano i ragazzi del Servizio Civile e diversi dipendenti che si trovarono lì per caso e organizzammo un grande girotondo in aula consiliare, cantando la classica canzoncina col “tutti giù per terra”. Ci videro il sindaco, il segretario, qualche cittadino. Ci han presi per folli, qualcuno obiettava che avevamo rubato tempo al lavoro e allo Stato. Affronterei una causa penale per dimostrare a un giudice e alla gente che quei pochi minuti son serviti invece a stringere un saldo legame tra noi, che ha almeno raddoppiato ogni forma di produttività».
Testimone e protagonista di quel girotondo Anna Vitolo, che ha ottenuto il trasferimento nella sua città, Salerno, dove lavora all’ufficio personale del Comune e che ricorda
Un fermo immagine del girotondo organizzato da Giacomo Giuliano al comune di Piano di Sorrento con nostalgia un capo così fantasioso. «Anche al centro di Benevento – riprende Giuliano ricordando i tempi in cui è stato comandante dei vigili urbani – dopo una lezione alla Scuola di Polizia Municipale, organizzammo in uno spiazzale un grande girotondo. Eravamo due comandanti e tanti vigili, una ventina, e tutti rigorosamente in divisa. Noi esprimemmo l’idea folle di fare quel girotondo per dimostrare unione».
Altre imprese degne di un “mondo al contrario” (ma non come quello di Vannacci) sono raccontate nel libro con un pizzico di autocompiacimento: dal matrimonio celebrato a sorpresa, ad insaputa della sposa, alla tinteggiatura delle pareti di un ufficio “a modo nostro” e alla manifestazione “Anagraffe” con distribuzione di graffe ad adulti e bambini fra una carta d’identità e l’altra. Perché, in fin dei conti, «il cittadino vuole efficacia ed efficienza, risposte certe, ma anche un po’ di fantasia, cordialità e sana leggerezza». Sarà vero?