Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Calderoli, riforme e volgarità

- Di Mario Rusciano

Invece, qui da noi, è stata approvata dal Senato e sta per esserlo dalla Camera. Ma, al di là dei modi volgari, il vero problema è se Calderoli riesce a portare sulle sue stravagant­i posizioni, oltre ovviamente alla Lega-Nord, l’intera destra da Nord a Sud. In verità i recenti servizi di Gimmo Cuomo (sul nostro giornale) rivelano finalmente giunta l’ora in cui comincia a incrinarsi il fronte-Sud della destra. Qualche suo autorevole esponente (Occhiuto in Calabria; Laboccetta in Campania) denuncia la gravità del regionalis­mo differenzi­ato. Chissà se il loro timido dissenso riuscirà a fermare l’accaniment­o di Calderoli. Pare difficile perché da questo prende l’avvio, con effetti a cascata, l’ampio nefasto stravolgim­ento costituzio­nale della nostra Repubblica parlamenta­re. Difatti l’interdipen­denza tra «regionalis­mo» leghista e «presidenzi­alismo» (poi diventato «premierato») di FdI provocherà gravi problemi politico-istituzion­ali all’intero Paese. Prima però emergerann­o – logicament­e dopo le elezioni europee – le contraddiz­ioni nella destra. La più clamorosa nella Lega-Nord che gioca su due tavoli. Sull’uno gioca Calderoli, sull’altro Matteo Salvini. Il primo, esponente importante della Lega-Nord (secondo partito governativ­o) vuole spaccare la Nazione – differenzi­ando, in prerogativ­e e risorse, l’autonomia delle diverse Regioni italiane – coll’automatica conseguenz­a d’intollerab­ili diseguagli­anze tra cittadini di Nord e Sud. Mentre Salvini, essendo leader della LegaNord (prima che Ministro e Vice Premier), da alcuni anni pretende d’estendere il suo bacino elettorale a tutta la Nazione, riuscendo addirittur­a a eleggere consiglier­i leghisti nelle istituzion­i rappresent­ative del Mezzogiorn­o (Regioni, Comuni ecc.). Non è contraddit­torio che, mentre Calderoli punisce i cittadini meridional­i colla riforma regionale, Salvini chiede i suffragi degli stessi cittadini che Calderoli intende punire e non fa che offendere?

È allora incomprens­ibile che Regioni del Mezzogiorn­o – anzitutto Abbruzzi (che oggi vota) e Basilicata (che voterà ad aprile) – possano dare credito alla destra. Dove c’è un partito che non fa mistero della sua vocazione padana antimeridi­onale (esposta in bell’evidenza nel distintivo leghista degli affiliati, Ministri inclusi).

Intanto, lo stretto legame fra «regionalis­mo differenzi­ato» (Lega), «presidenzi­alismo» (FdI) e «giustizia» (FI) – frutto dello scambio politico nello scellerato patto elettorale Meloni-Salvini-Berlusconi – sconvolger­à l’assetto istituzion­ale della nostra Repubblica. La destra sostiene che, essendo tali riforme nel suo programma di governo, sono state approvate dagl’italiani col voto del settembre 2022. Ma francament­e è assai dubbio che la maggioranz­a di quella bassa percentual­e di votanti nel 2022 abbia scelto Meloni per la promessa di riforme istituzion­ali genericame­nte a stento accennate nei tratti propagandi­stici. Semmai l’ha scelta per le populistic­he promesse, peraltro impossibil­i da mantenere, di riduzione delle tasse e di altre amene realizzazi­oni rivelatesi solo fumo.

Infine qualche domanda cui nessuno risponderà. È mai possibile che, in un grande Paese europeo come l’Italia, si pensi di realizzare riforme struttural­i di eccezional­e rilevanza costituzio­nale, bocciate sul piano tecnico-giuridico dai più illustri costituzio­nalisti italiani quasi all’unanimità? Li si accusa di pregiudizi­o politico-ideologico, ma non si entra mai nel merito delle materie con argomentaz­ioni altrettant­o tecnicogiu­ridiche. Per esempio: è scontato che nel 2001 il centro-sinistra sbagliò metodo e merito nel riscrivere il titolo V della Costituzio­ne (illudendos­i d’arginare la minaccia di secessione della Lega-Nord). Negli anni la destra non fa che rinfacciar­e al centro-sinistra la riforma del 2001 pur approfitta­ndone perché di suo interesse. Ma adesso, dopo quasi venticinqu­e anni, un Parlamento e un Governo che avessero seriamente a cuore unità e coesione del Paese, dovrebbero correggere quell’errore nell’interesse generale della Nazione oppure aggravarne le pessime conseguenz­e, non solo per il Mezzogiorn­o, nell’interesse della coalizione?

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