Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il fascino discreto (ed eterno) perle delle
Rare e preziose, predilette e desiderate, le perle appartengono al nostro più profondo immaginario di gusto ed eleganza, legate a ciò che concepiamo di più bello e di più puro. Di esse, delle loro storie e dei sogni di bellezza che hanno suscitato, parlano oggi Maria Giuseppina Muzzarelli, Luca Molà e Giorgio Riello nel libro Tutte le perle del Mondo. Storie di viaggi, scambi e magnifici ornamenti (Il Mulino, 2023). A partire da una considerazione: che la perla nasce per una bizzarria della natura, come un controsenso: la risposta di un’ostrica ad uno stimolo irritante. Con l’avvertenza che non tutte le ostriche producono perle e quelle da perla, le Margaritiferae, sono ben diverse da quelle che arrivano sulle nostre tavole. Le si trova nei fondali profondi, in genere a trenta, trentacinque metri, preferibilmente in acque con poche correnti: è questo il motivo per cui i grandi giacimenti si trovano lungo le coste, in golfi, nelle lagune, in acque calde come quelle del golfo Persico o dei litorali del Venezuela.
Le perle hanno una qualità: sono belle di per sé. Non occorreva, un tempo come oggi, lavorarle o tagliarle, ma bastava forarle con pazienza, per farne collane o orecchini, ricamarle su vestiti, cuscini ed arazzi; cucirle su tessuti preziosi con fili d’oro; incastonarle in montature d’oro e d’argento; applicarle su oggetti come posate o reliquiari o manici di spade o di specchi, su scarpe, bastoni o cappelli, o persino sui collari dei cani, come talvolta accadde, in un inusitato senso di ostentata vanità. È una storia di magnificenza, questa delle perle, ma anche di fragile fugacità: perché se esse sono belle e preziose lo devono, oltre all’assoluta fiabesca opalescenza, al fatto che non sono eterne ma, a differenza delle pietre preziose, deteriorabili, a causa della dissoluzione del carbonato di calcio, che costituisce più del novanta per cento di una perla. Così, le perle si opacizzano, si spengono, la forma sferica si altera e diventa ovoidale, si disidratano e si dissolvono, scomparendo. Perciò, la storia delle perle è anche il racconto di una perdita, perché nulla più rimane della grande maggioranza di quelle pescate nel corso dei secoli.
Tuttavia, questo non significa che, come avvertono gli autori, «I miei colori per Eduardo», piccola mostra antologica sul percorso artistico dello scenografo Bruno Garofalo a fianco del grande drammaturgo, attore e regista, organizzata dalla fondazione De Filippo nella propria sede di palazzo Scarpetta, via Vittoria Colonna, 4, sarà ancora visitabile fino a tutto venerdì 29 marzo. La chiusura, non esistano perle molto antiche: nel 2019 il nuovo museo del Louvre di Abu Dabhi, ad esempio, ha messo in mostra una perla che si pensa sia tra le più antiche del Mondo e che abbia circa diecimila anni d’età. Come esistono perle di taglia extralarge, come la Peregrina pescata forse nel golfo di Panama, ma alcuni sostengono arrivata dalle coste del Venezuela, che dal 1570 ha fatto parte del Guardaroba Reale spagnolo fino ad approdare alla scollatura dell’attrice americana Liz Taylor. Ma il libro ci racconta di altre perle di straordinaria misura, come quella posseduta da Filippo II di Spagna del peso di 44 carati o dell’altra di 109 carati presente tra i gioielli della Corona di Francia, mentre perle di enormi dimensioni appartenevano anche alla Corona austriaca, allo Scià di Persia, ad alcuni Rajà indiani.
È un viaggio straordinario inizialmente prevista per l’8 marzo, è stata rinviata a seguito del grande successo di visitatori e per le frequenti richieste che continuano a pervenire da parte di un pubblico interessato. Gli orari per accedere alla mostra restano immutati: dalle 10 alle 14 dal lunedì al venerdì. Informazioni al numero 081 2189577. quello che propongono gli autori, con paesaggi sempre nuovi e inaspettati, che dall’antichità risalgono, lungo il medioevo, fino ad oggi, toccando i diversi confini del mondo, attraverso l’uso di fonti disparate – testi, cronache, diari di viaggio, opere letterarie e una miriade di testimonianze iconografiche –, a cominciare dall’Iliade dove le perle compaiono ai lobi della dea Era, magnifici «orecchini a tre perla, simili a more». In questo elenco di fonti non possono che campeggiare i racconti tratti dal Milione di Marco Polo, «a infiammare l’immaginazione delle popolazione europee sulle perle importate dalle regioni più remote dell’Asia», con le storie di audaci pescatori, di bramini abili nell’ipnotizzare i voraci squali che impedivano la raccolta delle ostriche e di favolosi mercati, che andavano dall’India fino al Giappone.
Dagli etruschi a Coco Chanel, il libro svela dunque uno straordinario viaggio alla scoperta delle perle, con un filo che scorre nel tempo e che collega mari lontanissimi, con la consapevolezza che le perle «non hanno perso un briciolo della loro attrattiva e nel corso dei secoli hanno continuato a punteggiare, luminescenti e radiose, volti e décolleté femminili», emblema di fascino ed eleganza dall’appeal inconfondibile.
Preziose ed eleganti, evocano l’idea di purezza Un saggio ne ripercorre l’avventurosa storia