Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lotta alla corruzione, i preti andranno a lezione
Presso la facoltà teologica sarà aperto un Istituto di formazione. È dedicato a don Peppe Diana
NAPOLI La Facoltà teologica di Capodimonte inaugura un Istituto di ricerca e di formazione interdisciplinare contro le mafie e la corruzione in memoria di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso in chiesa a Casal di Principe. L’annuncio è stato dato ieri mattina nel corso di un convegno per ricordarne la figura a trent’anni dalla scomparsa.
Si tratta di una struttura formativa permanente, a disposizione delle diocesi del Sud per accompagnare le chiese locali che potrà essere frequentata da preti e da laici. Per la prima volta dunque un Ateneo teologico si dota di uno strumento educativo e formativo che possa aiutare tutti coloro che intendano intraprendere un percorso di conoscenza e di approfondimento sul tema. Non un corso, ma un percorso strutturato e continuativo che può essere frequentato da tutti. Una vera novità. «Non si tratta — dice l’arcivescovo don Mimmo Battaglia — di professionalizzare i preti e gli operatori pastorali, ma di dire che non possiamo limitarci a sperare. Se la nostra speranza non si traduce in scelte di cura della casa comune, le sofferenze dei poveri non potranno essere sollevate, l’economia dello Stato che li costringe a vivere ai margini non potrà essere convertita e le loro imprese non potranno rifiorire». Insomma dedicare questo Istituto a don Diana significa dare un senso al suo stesso insegnamento: la denuncia non basta, bisogna affiancare la testimonianza e creare un progetto. E fare attenzione ad un rischio che è sempre dietro l’angolo: l’isolamento. Lo ha detto a chiare lettere il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Francesco Savino: «Chi è isolato e non fa vita in comune diventa bersaglio facile della criminalità e di ogni altra difficoltà».
La mattinata in Facoltà teologica ha fatto il punto degli anni difficili in cui è vissuto don Diana come è emerso dalle parole di monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, che ha ricordato che tanti hanno trovato nella testimonianza e nella morte di don Diana «l’ispirazione a combattere quel male che è ancora prepotentemente presente e ramificato nella nostra società, e che si mostra capace, anche nella globalizzazione degli interessi e degli affari, di camaleontiche mimetizzazioni per continuare a dominare». Intanto dal 2015 si sta lavorando per aprire un’istruttoria per la beatificazione del sacerdote, così come è accaduto con Livatino. Tanto cammino è stato fatto da quella morte, ribadisce il già procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero de Raho, e sottolinea: «Non possiamo negare che nella nostra società permane un diffuso modo di pensare e di agire che cerca di soddisfare in forme illecite un drammatico bisogno di sopravvivenza. Bisogna effettuare un contrasto non solo su ciò che si rileva pubblicamente, ma anche sui modi in cui la criminalità si infiltra nella società e nella politica».
Su questo punto ha insistito anche il sindaco di Casal di Principe, Natale ricordando come i funerali di don Diana furono celebrati in una chiesa vuota ma che anche alle finestre non era c’era nessuno, «oggi non abbiamo risolto i problemi ma qualcosa è cambiato».