Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La questione meridionale e la lezione di Rea ai giovani del Sud
Domenico Rea accanto al lavoro narrativo che lo ha reso un autore di levatura internazionale dalla raccolta Spaccanapoli (1948) fino all’ultimo romanzo Ninfa plebea vincitore dello Strega nel 1993 e alla sua quarantennale attività pubblicistica sulle maggiori testate italiane, ha coltivato un impegno parallelo rimasto ai margini dell’attenzione critica. Mi riferisco alla dedizione nell’allestire edizioni di suoi scritti per la scuola media e superiore.
Ai cinque volumi per ragazzi: Questi Tredici (1968), Il regno perduto (1972), Il ragazzo dei bottoni (1977), I segni della vita (1980), Stella Bianca (1990) che selezionano racconti da libri o da cronache destinate a un diffuso pubblico di lettori, si aggiungono il romanzo Ritratto di maggio, uscito per Mondadori nel 1953, e la raccolta Diario napoletano, per Bietti nel 1971, riproposti in collane specifiche per giovani. Grazie alla bibliografia offerta dal «Meridiano» curato nel 2005 da Francesco Durante siamo in grado di non perdere il ricordo di tale produzione che è quasi inesistente nelle maggiori biblioteche italiane. All’interno del percorso triennale di celebrazioni per il centenario della nascita di Rea (19211994), promosse dal Comitato presieduto da Pasquale Sabbatino con l’ausilio di Vincenzo Caputo e l’indispensabile sostegno di Lucia Rea, figlia dello scrittore, l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, proprio per la sua antica vocazione educativa e letteraria ha voluto valorizzare gli scritti di Rea con protagonisti bambini e adolescenti, le sue edizioni scolastiche, il suo interesse per la formazione dei giovani. Intorno a tali temi si è costituito un operoso gruppo di ricerca, a iniziare da Raimondo Di Maio, memoria attiva di questo specifico patrimonio di Rea; Paola Villani che ha coinvolto il mondo della scuola napoletana rappresentato per l’occasione da Elisabetta Himmel; studiosi come Ermanno Paccagnini ed Emanuela Bufacchi; un’attenta conoscitrice delle carte di Rea al Centro
manoscritti dell’Università di Pavia quale è Nicoletta Trotta; un giovane ricercatore, Michele Paragliola.
Un convegno che raccoglie i primi esiti di questo lungo lavoro di ricerca si svolgerà domani pomeriggio e nella mattina di venerdì nella Biblioteca Pagliara del Suor Orsola (programma degli interventi su www.unisob.na.it/eventi) con il contributo di due bravi e originali attori, Dora De Maio e Fiorenzo Madonna, che leggeranno poesie e brani narrativi di Rea; e si concluderà con Monica Acito e Alessio Forgione, scrittori giovani e affermati, in dialogo con Mirella Armiero sui temi dibattuti durante l’incontro. Negli scritti per gli alunni Rea, come sappiamo, mostra un’acuta sensibilità verso la «questione meridionale» e i diritti umani. La prima classe che l’autore racconta, simile alla propria della fine degli anni ’20, è nel romanzo Ritratto di maggio (1953 e per la scuola 1968). Nella Premessa sottolinea come i tempi siano solo in parte diversi rispetto a quelli della sua infanzia: «Nella seguente narrazione l’io non si riferisce alla mia persona e con X. non si vuole alludere a una particolare città del Mezzogiorno. I fatti si sono verificati un po’ dappertutto; e se non si verificassero oggidì sia resa gloria agli uomini. Sembra però che così non sia, almeno dai risultati ottenuti da una mia privata inchiesta, interrogando decine di ragazzi di varie regioni del Mezzogiorno e da qualche pubblica prova, che ho riportato in nota al terzultimo capitolo».
Dalla metà degli anni ’60 lo scrittore è testimone della trasformazione italiana dal punto di vista industriale, sociologico e culturale e proprio le edizioni scolastiche dei suoi racconti ne sono un documento: era una scuola che investiva sul
Domani e venerdì al Suor Orsola un convegno sulla produzione dello scrittore dedicata ai ragazzi
la letteratura contemporanea con proposte editoriali raffinate e coraggiose. Alcuni scritti della fine degli anni ’80 dedicati al rapporto tra letteratura e giovani avrebbero mostrato inedite preoccupazioni: «Di sicuro partirei, più che dall’età della bomba atomica, da quella della televisione che, nello stesso momento in cui ha portato il mondo nella casa di tutti, ci ha resi letteralmente indifferenti. Nuova, e completamente nuova l’età in cui viviamo: mentre mangiamo pane e marmellata o un piatto di spaghetti, si vede scuoiare un uomo come una patata. Anzi poiché l’affare ci annoia, passiamo allo sport. Queste idee-immagini starebbero a fondamento del mio ipotetico libro».