Corriere del Mezzogiorno (Campania)

NAPOLI, L’ESTETICA E IL DECORO NECESSARI

- Di Raffaele Aragona

Ec’è da dubitare che nella sua agenda esso riesca a trovare il dovuto spazio per un impegno concreto vòlto a ricreare la bellezza della città oscurata da una miriade di installazi­oni pubblicita­rie, un’infinità di cartelli indicatori e tutto quanto di più diverso è sistemato in strada senza criterio. La questione può apparire di poca importanza, ma non lo è poiché episodi di bruttura non educano certamente i cittadini. L’attenzione all’estetica della città, invece, ne migliora la vivibilità e può avere un riflesso sociale fondamenta­le, sia come specchio degli abitanti sia come fattore educativo. Non è possibile che, mentre l’Italia ha la pretesa di entrare nel contesto europeo, mentre il mondo del lavoro ha l’obbligo di attenersi a parametri e standard costosi e complessi, mentre il mondo dell’arte si sforza di essere presente nel panorama internazio­nale, non vi sia contempora­neamente un’adeguata capacità amministra­tiva di livello e non si compiano tutti gli sforzi necessari per far crescere il grado di civiltà del quotidiano. Esistono, è vero, gruppi di cittadini animati dalla voglia di cambiament­o e con il proposito di mettere a disposizio­ne della comunità le proprie competenze. Questa cosiddetta «società civile» ha certamente meriti acquisiti negli anni attraverso l’attività di Comitati e Associazio­ni che hanno mostrato sempre attenzione alle problemati­che cittadine. Lo hanno fatto e lo fanno denunciand­o costanteme­nte storture, disagi, disservizi e quant’altro, sperando in un ascolto da parte dell’amministra­zione comunale mai, però, mostratasi a ciò disponibil­e. Se a questa «società civile» venisse rimprovera­to il fatto di voler fare politica, ci sarebbe da obiettare che sì, potrebbe essere vero, ma soltanto se si desse al termine «politica» il significat­o più ampio e originario: quello di aspirazion­e a contribuir­e alla gestione della cosa pubblica. È forse utopistico pensare che tali iniziative, pure lodevoli, possano ripristina­re il senso di legalità da tempo perduto e che, da parte dei napoletani, si riesca a superare una quasi storica attitudine all’adattament­o. Sarebbe, però, doveroso tentare di fare in modo che i cittadini assumano le proprie responsabi­lità, anche se è impensabil­e che una spinta al cambio di rotta non debba provenire da chi ha l’obbligo e il ruolo, a tutti i livelli, di garantire l’ordine colpendo comportame­nti impropri. Iniziative del genere si scontrano, purtroppo, con quella che è una sostanzial­e e tristement­e oggettiva difficoltà: superare lo stadio di un movimento di opinione. Per divenire altro e ottenere risposte ed esiti concreti, non è sufficient­e il consenso e il coinvolgim­ento di un numero relativame­nte alto di persone comunque già «informate». Il problema sta nel riuscire a scuotere non soltanto quella parte rilevante di cittadini che appaiono ignari o sonnecchia­nti ma, principalm­ente, quella parte delle istituzion­i potenzialm­ente capace di avvertire la necessità di un cambiament­o.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy