Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Paolo Rossi: porto il pubblico in scena a ballare con noi
L’attore all’Acacia rilegge Pirandello con gli spettatori. «De Luca? Non parlo mai dei colleghi»
Porto il pubblico a ballare in scena con noi, libero di rispondere alle nostre battute o di inventarne di nuove. Una messa in prova più che una messa in scena, che è un modo anche divertirmi di più». Paolo Rossi parla del suo spettacolo «Da questa sera si recita a soggetto! Il Metodo Pirandello», con cui sarà all’Acacia da stasera alle 21 e fino a domenica alle 18.
Sarà una kermesse tutta improvvisata?
«Diciamo che seguendo gli insegnamenti dei miei maestri come Enzo Jannacci, Giorgio Gaber ma soprattutto Dario Fo, che a sua volta si rifaceva alla Commedia dell’Arte, parto dal canovaccio legato al testo pirandelliano, ma con un sottotesto, che ogni tanto fa capolino qua e là, che riguarda ciascuno di noi in scena, per cui riesce difficile capire anche per gli stessi attori quando ci sia finzione e quando no, nel corso di un flusso in cui non c’è un inizio e nemmeno una fine. Visto che si entra in sala a sipario aperto e si va via quando si vuole, anche per una breve pausa a scelta durante lo spettacolo, perché il teatro deve tornare a essere un luogo di libera socialità».
Qual è il momento in cui gli spettatori saranno più coinvolti?
«Possono essere tanti e sempre diversi gli uni dagli altri. Ma certamente la scena della festa in casa della Generala regala l’occasione a tutti di partecipare, salendo sul palco a danzare con noi. Poi ci sono ovviamente gli imprevisti, come è successo due giorni fa a Piacenza dove un grosso signore ha rotto la sedia rotolando sulle file sottostanti, con un incredibile effetto a catena».
Prendere un originale come «Questa sera si recita a soggetto», già di per sé metateatrale, e rifarlo a modo vostro, ricorda un po’ le parodie che facevano a Napoli Petito e
Scarpetta. Ne raccoglie un po’ l’eredità?
«Sono autori che amo molto, ma erano molto più fortunati di noi. Loro facevano la parodia della realtà, ma oggi, se pensiamo alla politica, come si fa a fare la parodia della parodia? E poi chi scrive più un dramma come “La figlia di Iorio”, da cui Scarpetta trasse il contestato “Figlio di Iorio”?».
Torna a Napoli, dove potrebbe ritrovarsi anche un politico in sala. Magari De Luca, lo inviterebbe a salire sul palco?
«Lo sa, io non parlo mai dei colleghi. Ma qui ci sarà sicuramente da divertirci, perché ancora ricordo il precedente spettacolo “Romeo e Giulietta” che si ispirava agli stessi princìpi. E fu una sarabanda straordinaria, anche se rispetto a questo attuale, diciamo che quello era un gioco un po’ più giocoso».
Ètra gli artisti capaci di ritagliare per la chitarra il meritato spazio nei cartelloni delle maggiori istituzioni: Aniello Desiderio sarà sul palco del Teatro Sannazaro alle 20.30 per la stagione della Associazione Alessandro Scarlatti con un programma ricco di colori, e non soltanto e che è impreziosito da uno dei capolavori della letteratura strumentale di tutti i tempi e, si può quasi dire, di quasi tutti gli strumenti: la «Ciaccona» dalla «Partita n. 2 in re minore BWV 1004», originariamente per violino. In locandina anche musiche di Sanz, Torroba, Granados, Malats e Pujol e un brano composto espressamente per Aniello Desiderio: la «Suite Verismo» del compositore gallese Stephen Goss; come si intuisce dal titolo, dedicato ai grandi temi del verismo italiano. Sarà occasione per ascoltare le sei corde evocare atmosfere da «Manon Lescaut» di Puccini come da «Cavalleria Rusticana» di Mascagni, da «La Bohème», tornando indietro verso il romanticismo verdiano di «La Traviata» e di «Rigoletto» e il tardo classicismo di Rossini e di «Il Barbiere di Siviglia». Il musicista napoletano è tra i più apprezzati chitarristi della scena internazionale e vincitore di moltissimi premi tra cui il 1° Premio e il Premio Speciale per la migliore interpretazione della musica sudamericana al Concorso Chitarristico Internazionale dell’Avana, Cuba (1988), il 1° Premio e Premio Speciale per la migliore interpretazione della musica di Tarrega al Concorso Internazionale Francisco Tarrega di Benicasim, Spagna (1992), e il 1° Premio al Concorso Internazionale «Guerrero», Madrid, Spagna (1994).