Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Blitz anti-Israele, salta il convegno Il rettore: «Becera intolleranza»
Federico II, iniziativa di alcuni studenti. Mattarella: «Bandire chi non rispetta gli altri»
sioniste, la Repubblica?».
Al centro della protesta non c’era solo la contestazione contro Molinari ma anche la richiesta della «rescissione di qualsiasi rapporto tra gli atenei
Ditaliani ed Israele, a partire dai rapporti strutturali con la fondazione Med’or». Non sono mancati i riferimenti ai fatti di Pisa e alla polizia «che blocca gli studenti - si legge nel comunicato - prendendoli enunciati per aver messo a rischio la sicurezza dei trasporti. Sono tre minorenni gli autori dei raid contro la Circumvesuviana, collegamenti su ferro tra il a calci e schiaffi, è un precedente gravissimo che racconta lo stato necrotico della nostra democrazia».
Ieri però alla facoltà di Ingegneria della Federico II non ci sono stati scontri tra studenti capoluogo campano e l'hinterland Vesuviano. I tre hanno posizionato tra febbraio e marzo, in tre diverse occasioni, una vasca da bagno, delle lastre di marmo, addirittura un frigorifero proprio sui binari nelle scorse settimane a Pompei, nei pressi di un passaggio a livello incustodito di via Crapolla. Ieri sera, gli agenti del commissariato di polizia di Pompei li hanno bloccati dopo un inseguimento. I ragazzini hanno 16, 15 e appena 13 anni e sono tutti residenti in zona. I poliziotti li hanno sorpresi durante il danneggiamento di alcuni sensori lungo la linea ferroviaria della Circumvesuviana. Portati in commissariato, hanno confessato di essere gli autori di tutti i raid precedenti, commessi «per gioco» e perché «ci piaceva essere diventati noti». I tre sono stati denunciati a piede libero alla Procura per i Minorenni di Napoli per i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e danneggiamento.
Il presidente Eav Umberto De Gregorio ha ringraziato le forze dell’ordine: «Siamo molto soddisfatti della collaborazione istituzionale che ha portato all’arresto dei tre irresponsabili che hanno messo a rischio la sicurezza ferroviaria. Il fatto che si tratti di tre minorenni non può farci essere del tutto tranquilli né clementi. Quello che andrà capito è cosa spinge a gesti cosi gravi dei ragazzi. Noia? Follia? O cosa? Mi piacerebbe incontrarli un domani perché anche sul piano umano questa vicenda è veramente inquietante». e polizia e questo grazie alla decisione di non tenere il dibattito. «Quello che è accaduto - ha detto il rettore dell’università Federico II Matteo Lorito - è l’espressione dell’intolleranza più becera. Un gruppo di una trentina di scalmanati, in gran parte non studenti della Federico II, hanno cercato di sfondare l’ingresso all’aula magna con l’obiettivo preciso di impedire la manifestazione».
Lorito ha motivato la scelta di non far intervenire le forze dell’ordine spiegando che è
Vasca da bagno sui binari, denunciati tre minori La confessione: «Lo abbiamo fatto per gioco»
un pratica contraria ai principi dell’ateneo federiciano. «Abbiamo valutato che era impossibile fare un dibattito sereno - ha precisato - e quindi non c’era altra soluzione che non tenere l’incontro perché si rischiava di creare i presupposti per incidenti e noi dobbiamo sempre garantire la sicurezza degli studenti. Certo non è accettabile che 30 intolleranti, che non corrispondono per nulla allo spirito degli studenti della Federico II, possano impedire a 250 ragazzi di poter partecipare ad un dibattito sul Mediterraneo. L’incontro però è solo rimandato, abbiamo concordato con il direttore Molinari di riorganizzarlo prendendo però le misure di sicurezza adeguate».
Il tentativo di dialogo c’era anche stato e, come riferito anche dal rettore Lorito, lo stesso Molinari si era detto pronto a parlare con una delegazione di manifestanti che però non ha accettato il confronto. «La migliore risposta ad ogni forma di intolleranza - ha scritto in una nota Molinari, dopo aver ricevuto la telefonata dal presidente Mattarella che gli espresso la sua solidarietà - è il rispetto per il prossimo».
"Lorito Abbiamo deciso per ragioni di sicurezza di rinviare ad altra data il dibattito in Ateneo
Caro direttore,
dunque in Campania si muore per lavoro di più che in tutte le altre regioni d’Italia. Leggo dalle colonne del suo giornale che l’incidenza è del 25 per cento in più rispetto alla media nazionale. Un primato drammatico cui si contrappone l’analisi della Svimez che parla di una economia, in Campania, che arranca mentre De Luca spende soldi pubblici per la sua personale campagna contro Meloni. È tutto molto imbarazzante.
Caro signor Rinaldi,
Più che imbarazzante, direi tragico. Assurdo. Quello delle morti sul lavoro è lo Scandalo (sì, con la S maiuscola) del nostro Paese. Sa qual è la media italiana degli omicidi bianchi dall’inizio dell’anno? Quattro al giorno. Che significa: quattro persone uscite di casa per guadagnarsi un tozzo di pane (perché di questo parliamo, non di altro) e mai più tornate. Come si possa sopportare un simile scempio di legalità e della stessa condizione umana, rimane un mistero insondabile. E’ come se ci fossimo abituati a questa carneficina che, assieme ai femminicidi (l’altra piaga vergognosa del nostro vivere civile) scandisce le cronache quotidiane. Perfino la voce delle organizzazioni sindacali, dei partiti e di quel po’ d’opinione pubblica sopravvissuta allo tsunami della rivoluzione digitale, fatica a scardinare il silenzio che grava su tali crimini. Siamo immersi nel gelo dell’indifferenza che però, in questo caso, si trasforma in muta complicità. Eppure dietro ogni morte sul lavoro si nasconde un lavoro pagato male, privo delle necessarie garanzie di sicurezza, orfano della dignità che la nostra Costituzione gli assegna nel suo primo articolo, là dove viene indicato come l’architrave della Repubblica. Siamo dinanzi all’esempio più terribile della distanza che ormai separa la politica dalla vita reale dei cittadini. I partiti, da tempo, si azzuffano su polemiche virtuali e del tutto estranee ai problemi concreti che, invece, rimangono insoluti di legislatura in legislatura. Devo essere sincero: mi sorprende che metà dell’elettorato vada ancora a votare, non il contrario. In tal modo, purtroppo, la democrazia sta appassendo e con la democrazia, fatalmente, appassisce la tutela dei diritti fondamentali. A cominciare proprio da quello a un lavoro sicuro ed equamente retribuito. Poi lei accenna alla Campania. E come darle torto quando punta il dito contro lo sperpero dei fondi pubblici per usi personali? Viviamo nell’epicentro della strafottenza verso i bisogni della comunità che si è chiamati ad amministrare. Ma guai a dimenticarci che De Luca, al pari degli altri, siamo stati noi ad eleggerlo.