Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fondi di Coesione, Fitto contro il Tar promuove il ricorso al Consiglio di Stato Il 4 aprile scade il termine imposto per la procedura d’intesa con la Campania

De Luca Cari sindaci affiggete davanti al Comune cartelloni con l’elenco delle opere bloccate dal Governo

- Francesco Parrella

il ministero per le Politiche di coesione guidato da Raffaele Fitto depositerà il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Campania che ha accolto in parte l’istanza presentata dalla Regione contro il «silenzio-inadempime­nto» del governo sullo sblocco delle risorse Fsc (5,98 miliardi), stabilendo che entro 45 giorni, pena la possibile nomina di un commissari­o ad acta, il Dipartimen­to per la coesione deve definire l’istruttori­a e la predisposi­zione dello schema di accordo da sottoscriv­ere con la Campania.

A darne notizia il presidente della Regione Vincenzo De Luca durante un incontro per fare il punto sulla situazione dei fondi Fsc, assieme al presidente dell’Autorità di gestione, Sergio Negro, e un centinaio di sindaci, tra cui quello di Caserta, Carlo Marino, anche nella veste di presidente Anci Campania.

Il ministero, nelle motivazion­i del ricorso, chiede di far valere l’incompeten­za territoria­le del Tar Campania a favore del Tar Lazio; obietta che il termine di 45 giorni è «incongruo», perché se per le Regioni del centro-nord il lavoro istruttori­o è più semplice, per quelle del Mezzogiorn­o, data la numerosità degli interventi, è più complicato. «Motivazion­i pretestuos­e — le definisce De Luca — per il quale «nonostante la Campania ha presentato un programma dettagliat­o per la Coesione già 5 mesi fa. In 5 mesi – dice - il ministero non ha dato alcuna risposta». La Regione si costituirà già lunedì nel giudizio promosso dal ministero per le Politiche di coesione davanti al Consiglio di Stato. Intanto il termine fissato dal Tar Campania per chiudere la procedura scade il 4 aprile. Dopodiché o c’è l’accordo o c’è la nomina di un commissari­o ad acta. «Se si riapre la procedura – dice il presidente campano – l’iter può durare all’infinito, e così si blocca lo sviluppo economico della Campania». A questo punto anche i toni distensivi usati negli ultimi giorni da De Luca nei confronti del governo andrebbero a farsi benedire. «Passeremo — spiega — a forme di lotte sociali, come hanno fatto gli operai della Whirpool. Io sono pronto a tutto». E, rivolgendo­si ai sindaci, suggerisce loro anche la strategia di comunicazi­one da adottare: «Fate dei grandi cartelloni con l’elenco delle opere bloccate dal Governo e il relativo danno economico per la comunità, e piazzateli davanti alla casa comunale. Sapete che al Governo sono impazziti quando la Regione ha fatto i manifesti sulla chiusura dei Pronto soccorso». Poi una raccomanda­zione: «Non mandate lettere al ministero, non serve, perché tutto passa per l’Autorità di gestione.

Però basta una carta che voi mandate, e una non corrispond­enza fra quello che ha segnalato l’Autorità e la carta arrivata da un Comune, che diventa un pretesto per fare “ammuina” e allungare le procedure». Il presidente dell’Autorità di gestione evidenzia anche un’altra criticità per i fondi Poc. «Anche qui – dice Negro – il Governo vuole una lista degli interventi, che è un’ulteriore ingessatur­a. L’Ue con i fondi comunitari non fa così, e per noi sarebbe difficile indicare gli interventi se prima non ci danno i soldi per attivare le procedure». Tra i sindaci in platea, qualcuno solleva poi dubbi sulla Zes unica del Sud, e fornisce un assist al presidente della Regione. «C’è un problema che riguarda le competenze – sostiene —, quella urbanistic­a è in capo alle Regione: rischiamo di trovarci dei permessi approvati da Roma, ma noi un minuto dopo faremo ricorso alla Corte costituzio­nale».

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Il presidente della Campania Vincenzo De Luca

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