Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il primato dei matrimoni annullati In Campania è tutta colpa del Covid
Tribunale ecclesiastico, è record nazionale: in un anno ricorsi in aumento del 10 per cento
mente eloquenti, poiché a 150 pratiche incardinate si sono affiancate 175 pratiche definite (di cui 162 decise affermativamente, 11 negativamente e 2 archiviate).
La pendenza, con cui il Tribunale ha chiuso l’anno giudiziario, ammonta a 201 cause. Possiamo realisticamente mettere in preventivo di avere, tra un paio d’anni, una pendenza di circa 150 – 160 cause, che porterà in modo definitivo il Tribunale partenopeo a risolvere ogni anno le pratiche incardinate l’anno precedente senza, di fatto, avere altra pendenza.
Il merito di tutto ciò va però alla Riforma del procedimento canonico introdotta dal pontefice nel 2015 (il m.p. MIDI). «Non è infatti più necessario che un provvedimento di primo grado sia ratificato da un tribunale di appello — sottolinea padre Ortaglio — alla data attuale, una sentenza dichiarativa della nullità di un matrimonio canonico, avverso la quale non è interposto appello nei termini di legge, diventa esecutiva». Ma il dato più interessante risiede sicuramente nei cosiddetti capi di nullità. «È doveroso — ha spiegato Ortaglio — analizzare l’aumento delle pratiche incardinate e definite, che fa riferimento al grave difetto di discrezione di giudizio (53 affermative e 20 negative) ed all’incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio per cause di natura psichica (21 affermative e 16 negative). Sta di fatto che, se fino al 2020 i motivi principali per i quali si chiedeva il riconoscimento e la dichiarazione di nullità del matrimonio canonico appartenevano alla categoria della simulazione, alla data attuale quest’ultima è stata praticamente raggiunta a livello numerico dai casi di incapacità, registrando un aumento dei casi di nullità dovuti alla fragilità psicologica
ha effettuato sopralluoghi anche senza preavviso per verificare lo stato di avanzamento degli interventi in corso. «Queste scoperte archeologiche — ha dichiarato il capo del Mic — arricchiscono la conoscenza del quartiere Vomero in Età romana e offrono nuovi spunti di ricerca per ricostruire la storia della città e le forme di occupazione della fascia collinare occidentale di Napoli. In pochi mesi, con grande impegno, siamo riusciti a dare decoro alla Villa