Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Croce tentò il suicidio? È soltanto fantasia
«Quattro leggende per quattro tradizioni ormai mute». Domenico Notari nel suo ultimo libro, I borghi invisibili (Officine Pindariche), si conferma non solo lo scrittore che conosciamo, capace di passare dal saggio storico al romanzo noir con invidiabile versatilità e leggerezza, ma anche un formidabile “incantastorie”, che imbastisce miti e riti del passato con il filo dello spunto storico verosimile. Un lavoro che è nato su commissione, come comple(ta)mento narrativo di una rassegna, «I borghi invisibili» organizzata dalla Regione Campania
ma non per questo meno efficace e puntuale.
Le località che fanno da scenario alle leggende «inventate ad hoc sotto l’influsso di suggestioni del tutto inedite» si trovano in provincia di Salerno: Palomonte, Serre, Roscigno Vecchia e San Cipriano Picentino. C’era bisogno di legare al territorio una tradizione fortemente riconosciuta dalla comunità, in mancanza della quale all’autore era concesso procedere a briglia sciolta. Cosa che Notari ha fatto mettendo a frutto l’assist di qualche piccolo trafiletto in cronaca o di una leggenda popolare. Così a Palomonte è ambientata la rivolta dell’automa, anno di grazia 1870, storia di ’O signurino e della sua creatura,
Giacomino, chierichetto robotizzato che inneggia al re Borbone in chiesa creando il parapiglia.
Mentre della Real casina di caccia di Persano, (Serre), stuzzica la fantasia dell’autore la statua di un cane, sulla sommità di uno scalone, «un monumento alla fedeltà» che, si dice, sia stato realizzato dal grande Antonio Canova su richiesta di Ferdinando IV di Borbone. E ancora, a
Roscigno Vecchia prende consistenza la leggenda del cavalier Mazzeo che nel 1776 si era immerso per misurare un lago sorto dal nulla e non era più ricomparso.
Ma dove Notari riesce meglio a rendere credibile una leggenda inventata di sana pianta calandola in una precisa temperie storica, tanto da farla sembrare reale, con riferimenti non casuali, è nel quarto ed ultimo racconto intitolato Il fanciullin cortese ambientato a San Cipriano Picentino e che vede protagonista addirittura Benedetto Croce. L’autore immagina che il filosofo, dopo il drammatico terremoto di Casamicciola in cui morirono tutti i suoi familiari, sia sul punto di farla finita sparandosi un colpo di revolver alla tempia e che a salvarlo dissuadendolo dal suo insano gesto sia «il fanciullin cortese», ovvero il poeta e umanista del ‘400 Jacopo Sannazaro. Perché proprio lui? Semplice, perché lui come Croce era vissuto a San Cipriano Picentino. E anche l’idea del suicidio si regge su un fondamento di verità: ci aveva pensato più volte Croce, lo ammette nei suoi scritti, ma senza dar mai corso ad una vera e propria azione o almeno un tentativo. La creatività quindi rincorre e a volte raggiunge fino a intersecarla la storia sedimentata nel tempo. E in questo esempio di «racconto gotico», come scrive nella prefazione Giulio Leoni, riesce a dare una concreta raffigurazione un eccellente disegnatore, Enzo Lauria. Riconvertendo una piccola ma succosa antologia di racconti in un prezioso graphic novel.
Il racconto L’autore immagina che il filosofo, dopo il terremoto di Casamicciola, volesse farla finita e a salvarlo arrivi il «fanciullino» Jacopo Sannazaro