Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il papà di Giogiò: «Dopo aver ucciso la bestia giocò a carte Ora avrà venti anni per le sue partite»
«Questa sentenza potrebbe segnare l’inizio di un nuovo corso. Da oggi se un ragazzino deciderà di uscire di casa con una pistola forse ci penserà un attimo in più, sapendo che rischia di trascorrere in una cella vent’anni della propria vita».
Franco Cutolo, il padre di Giogiò, non nasconde la propria emozione per un verdetto che non potrà mai restituirgli l’amore e la vita del figlio, ma «almeno è stata fatta giustizia. Nella storia della nostra giurisprudenza raramente abbiamo assistito a una sentenza così esemplare e per questo motivo mi sento di rivolgere un sincero plauso al giudice».
Cutolo, pochi minuti dopo il verdetto, si era tra l’altro concesso uno sfogo al vetriolo sul proprio profilo Facebook: «La bestia dopo aver ucciso Giò andò a giocare a carte… Mamma mia, in vent’anni quante partite che si potrà fare».
Luigi B., il 17enne dei Quartieri Spagnoli accusato dell’omicidio di Giovanbattista Cutolo, delitto tra l’altro aggravato dai futili motivi, dovrà dunque scontare 20 anni di reclusione: il massimo della pena per i minorenni processati con il rito abbreviato. È stata questa la condanna comminata dal gup Lucarelli, che ieri mattina ha dato pieno accoglimento alla richiesta avanzata dal pubblico ministero Francesco Regine.
Il verdetto è stato definito come «una pagina di storia» dalla madre del ragazzo ucciso il 31 agosto scorso in piazza Municipio, Daniela Di Magcordo
Dall’assassinio alla sentenza
gio, la quale aveva gridato in lacrime il suo dolore alle massime cariche dello Stato, ma anche dal palco di Sanremo un mese e mezzo fa. Sulla stessa lunghezza d’onda le riflessioni dell’ex marito, Franco Cutolo: «Questa condanna — è il suo commento a caldo — non può che soddisfarci, siamo riconoscenti alla legge e alla magistratura, che con questo verdetto ci ha dimostrato tutta la sua vicinanza». Il padre di Giogiò non fa però mistero di una certa preoccupazione per il clima di violenza, soprattutto negli ambienti giovanili, che ormai da mesi attanaglia la città di Napoli. Tra rapine, sparatorie e regolamenti di conti per uno sguardo di troppo o mal interpretato il rischio di non far rientro a casa è tutt’altro che remoto. Come dimostra la tragica morte del giovane musicista, ammazzato con tre colpi di pistola all’apice di una lite scoppiata per un motorino parcheggiato male in pieno centro: «Questa gente — ragiona Franco Cutolo — da oggi sappia che anche in ambito minorile esistono delle restrizioni e ci sono delle sentenze importanti pronte a ribadirlo». Ma nelle parole del padre di Giogiò non c’è spazio per la vendetta e la rabbia. C’è invece spazio per un tenero ri
e un pensiero nei confronti di quel figlio ormai lontano: «Forse il destino di Giogiò era proprio questo. La sua morte violenta e precoce gli ha permesso di mettere a frutto e mostrare a tutti la sua bellezza interiore. Il simbolo che è diventato è il motivo stesso della sua troppo breve esistenza. Posso solo provare una fortissima gioia pensando ai contenuti che è riuscito a mostrare al mondo anche dopo la sua morte».
Nei minuti successivi alla lettura della sentenza si sono poi registrati momenti di forte tensione all’esterno del tribunale per i Minorenni. L’escalation ha rischiato di consumarsi quando alcuni dei familiari del babykiller si sono avvicinati allo striscione che gli amici di Giovanbattista Cutolo avevano posiziona
La tensione Un familiare del babykiller ha aggredito verbalmente uno dei ragazzi con lo striscione