Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Don Diana, i messaggi di Mattarella e del Papa
Il Papa e poi anche il presidente Sergio Mattarella hanno ricordato il sacrificio di don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe assassinato il 19 marzo di 30 anni fa dalla camorra sul sagrato della sua chiesa. Poco meno di 9.000 i ragazzi arrivati da tutta la Campania con decine di pullman alla marcia in sua memoria. «Il sacrificio di don Giuseppe — ha detto Francesco nella lettera inviata a monsignor Spinillo — ci sprona a ravvivare in noi quella evangelica inquietudine che ha animato il suo sacerdozio e lo ha portato senza alcuna esitazione a contemplare il volto del Padre in ogni fratello, testimoniando a chi si sente ferito il progetto di Dio, perché ciascuno potesse vivere nella giustizia, nella pace e nella libertà». Poi, anche ale parole del capo dello Stato. «Sono trascorsi trent’anni dal giorno in cui i camorristi assassini uccisero vigliaccamente don Giuseppe Diana nella sacrestia della chiesa dove si preparava a celebrare la messa — ricorda Mattarella — . Volevano far tacere una voce scomoda che, senza timore, si ribellava al giogo delle mafie . Un testimone di speranza educatore alla libertà, punto di riferimento per i giovani e le persone oneste di Casal di Principe. La crudeltà con cui hanno strappato alla vita un uomo giusto, non è riuscita a sottomettere la comunità. Gli assassini sono stati individuati e condannati. La testimonianza di don Diana è divenuta un simbolo potente di liberazione, una spinta al riscatto sociale. Don Giuseppe ai ragazzi insegnava che la via della libertà passa dal non piegare la testa al ricatto mafioso e che è possibile costruire un mondo migliore. Pagò con la vita il coraggio e la coerenza personale e la sua vita è diventata lezione, patrimonio per il Paese».