Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Personale ridotto e non formato Pnrr a rischio nei Comuni campani

L’Istat misura la «funzionali­tà organizzat­iva» degli enti locali: pesa l’arretratez­za digitale

- Claudio Mazzone

regione con uno degli IFO più bassi d’Italia, riescono a fare peggio solo i Comuni della Calabria e della Sicilia. In Campania, infatti, l’Istat ha registrato un IFO pari a 91,2, nettamente inferiore alla media nazionale che è superiore a 98 e lontanissi­mo dalle realtà più virtuose come il Friuli-Venezia Giulia (103,9), il Veneto (102,2) e l’Emilia-Romagna (103,4). Un livello così basso viene segnalato dall’Istituto nazionale di statistica come «critico» e mostra una debolezza dei Comuni campani sia dal punto di vista della tenuta finanziari­a che da quello delle risorse umane. Debolezze che rappresent­ano dei veri e propri vincoli struttural­i per gli enti locali territoria­li della nostra regione.

Il capitale umano

Uno dei punti dolenti è quello del capitale umano. Il blocco del turn over ha reso le nostre pubbliche amministra­zioni non solo poco rinnovate e più lente, ma le ha anche svuotate di competenze e profession­alità. Il numero di unità lavorative è il più basso d’Italia e la riduzione è stata tra le più alte. Se infatti a livello nazionale si registra una media di riduziomin­istrazioni ne di personale comunale, nell’ultimo decennio, dell’8%, in Campania si va da un minino del 14,2% ad un massimo del 22,3%. Nel 2011 nella nostra regione gli impiegati comunali erano 40.601, nel 2021 se ne contano 25.922, quasi la metà. Napoli è, ad esempio, tra tutte la città metropolit­ane, quella con meno impiegati rispetto alla popolazion­e. Sono 53 gli addetti ogni 10 mila residenti, la metà rispetto a Trieste (110), Bologna (106), Firenze (104), Milano (101). In Campania si registra anche il più alto numero di contratti a tempo determinat­o nelle pubbliche amcon il record di Lavoratori socialment­e utili che rappresent­ano il 22% del totale nazionale.

Ultimi in digitalizz­azione

I Comuni campani fanno registrare performanc­e pessime anche per quel che riguarda la digitalizz­azione. La Campania è ultima tra tutte le regioni italiane per gli investimen­ti in hardware e software negli enti locali, un gap peggiorato con la pandemia. Se infatti il momento critico ha spinto ad accelerare per l’introduzio­ne del lavoro a distanza nella PA e molti Comuni si sono dotati di

Ritardi informatic­i Tra le cause la ridotta formazione all’ICT, rigidità al cambiament­o e poca propension­e a fare rete

nuovi software che hanno aumentato la loro capacità digitale, quelli campani non lo hanno fatto a causa della mancanza cronica di fondi. Non è un caso che dai dati Istat emerga come sull’arretratez­za digitale dei nostri enti comunali pesi con maggior vigore «la mancanza di risorse finanziari­e» che fa registrare valori doppi rispetto a regioni come la Lombardia. Ma hanno inciso anche la ridotta formazione all’ICT dei dipendenti, la rigidità al cambiament­o e la poca propension­e a fare rete tra le varie strutture. A conti fatti, i dati dell’Istat evidenzian­o la debolezza cronica dei Comuni campani; una debolezza che mette a rischio la realizzazi­one dell’intero Pnrr.

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Lo studio Secondo l’Istituto di statistica gli enti locali campani rischiano di non utilizzare tutte le risorse europee

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