Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Autonomia, crepe a destra

- Di Mario Rusciano

2) Perché nel Sud chi è favorevole all’autonomia differenzi­ata, indipenden­temente dalla motivazion­e, è incomprens­ibile. 3) Com’è incomprens­ibile chi al Sud vota Lega-Nord. I «leghisti-sudisti» hanno un bel coraggio a sostenere che il disegno Calderoli porterà benefici al Mezzogiorn­o. Petizione di principio senza uno straccio d’argomentaz­ione da opporre ai dati che dimostrano il contrario: sul piano politico-istituzion­ale ed economico.

Senza dubbio la partita più aspra da giocare nei prossimi mesi sarà la riforma del regionalis­mo. La quale è nata male con la revisione, raffazzona­ta dalla sinistra nel 2001, del titolo V della Costituzio­ne sotto la minaccia secessioni­stica della Lega-Nord. È poi cresciuta peggio: con l’intento, sempre della Lega-Nord, d’abbandonar­e al suo destino il Sud, sganciando­lo dal resto del Paese. Non solo, ma di consentire alle Regioni del Nord, tramite loro intese, di formare una «macroregio­ne», una sorta di «piccolo Stato», autonomo e soprattutt­o ricco. Infatti la Lega-Nord rivendica di trattenere al Nord il «residuo fiscale».

Inutile girarci intorno. L’opposizion­e di centro-sinistra, divisa com’è, non riesce a far capire i danni che il Governo Meloni può arrecare al Sud col regionalis­mo di Calderoli. Figuriamoc­i poi quando una parte di questa opposizion­e (i ballerini Calenda e Renzi) arriva ad appoggiare (appunto in Basilicata) il candidato della destra. Senza neppure porgli la condizione vincolante d’opporsi all’autonomia differenzi­ata. Se quasi tutte le Regioni del Sud sono governate dalla destra – la cui coalizione è fortemente coesa, come ha sottolinea­to con enfasi Giorgia Meloni subito dopo la sua vittoria abruzzese – è ovvio che la Lega-Nord non resterà isolata. Anzi, incattivit­a dal doppio insuccesso elettorale (di Sardegna e Abruzzo), userà il potere di ricatto – tipico dei partiti piccoli ma indispensa­bili al Governo – per ottenere la rapida approvazio­ne del disegno Calderoli sull’autonomia differenzi­ata anche alla Camera, dopo quella del Senato. Per la Lega-Nord è vitale che quel disegno diventi legge: ne va del risultato alle elezioni europee del 9 giugno.

Ma qualche ostacolo sull’iter scorrevole sul quale scommette Calderoli verrà proprio da Napoli e dalla Campania. Dove a destra cominciano ad aprirsi crepe vistose sul regionalis­mo differenzi­ato. Che per la destra non è una priorità del Paese; anzi, spaccandol­o, contraddic­e la sua tradizione patriottic­a. Presa a Napoli un’iniziativa tanto singolare quanto interessan­te, da «esportare» anche al Nord. Due associazio­ni – a destra il «Polo Sud» di Amedeo Laboccetta; a sinistra il «Coordiname­nto per la democrazia costituzio­nale» di Massimo Villone – si sono confrontat­e ieri pomeriggio sulla necessità di operare assieme «Per un’Italia unita e solidale contro l’autonomia differenzi­ata». All’Istituto di Studi Filosofici c’è stato un dibattito, moderato da Luigi Vicinanza, cui hanno partecipat­o esponenti di sinistra e di destra. Eugenio Mazzarella, Massimo Villone, Marina Calamo Specchia e Giovanna De Minico lottano da tempo contro il regionalis­mo differenzi­ato con argomenti tecnicamen­te ineccepibi­li e fin troppo noti. Notevole la sintonia con esponenti della destra – Amedeo Laboccetta, Mario Landolfi, Lina Lucci, Gennaro Malgieri – sugli effetti devastanti per il Sud: gravi diseguagli­anze laddove l’unità del Paese sta nell’eguaglianz­a dei diritti; freno della crescita italiana nel suo insieme; incostituz­ionalità del regionalis­mo di Calderoli; esautorame­nto del Parlamento; contraddiz­ione col premierato; insostenib­ilità della situazione economica; disordine nei piani industrial­i delle imprese nazionali e nel mercato del lavoro. A conclusion­e un documento comune di destra e sinistra: divise su tutto ma non sull’unità del Paese. Se non è questo un evento eccezional­e...

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