Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Autonomia, crepe a destra
2) Perché nel Sud chi è favorevole all’autonomia differenziata, indipendentemente dalla motivazione, è incomprensibile. 3) Com’è incomprensibile chi al Sud vota Lega-Nord. I «leghisti-sudisti» hanno un bel coraggio a sostenere che il disegno Calderoli porterà benefici al Mezzogiorno. Petizione di principio senza uno straccio d’argomentazione da opporre ai dati che dimostrano il contrario: sul piano politico-istituzionale ed economico.
Senza dubbio la partita più aspra da giocare nei prossimi mesi sarà la riforma del regionalismo. La quale è nata male con la revisione, raffazzonata dalla sinistra nel 2001, del titolo V della Costituzione sotto la minaccia secessionistica della Lega-Nord. È poi cresciuta peggio: con l’intento, sempre della Lega-Nord, d’abbandonare al suo destino il Sud, sganciandolo dal resto del Paese. Non solo, ma di consentire alle Regioni del Nord, tramite loro intese, di formare una «macroregione», una sorta di «piccolo Stato», autonomo e soprattutto ricco. Infatti la Lega-Nord rivendica di trattenere al Nord il «residuo fiscale».
Inutile girarci intorno. L’opposizione di centro-sinistra, divisa com’è, non riesce a far capire i danni che il Governo Meloni può arrecare al Sud col regionalismo di Calderoli. Figuriamoci poi quando una parte di questa opposizione (i ballerini Calenda e Renzi) arriva ad appoggiare (appunto in Basilicata) il candidato della destra. Senza neppure porgli la condizione vincolante d’opporsi all’autonomia differenziata. Se quasi tutte le Regioni del Sud sono governate dalla destra – la cui coalizione è fortemente coesa, come ha sottolineato con enfasi Giorgia Meloni subito dopo la sua vittoria abruzzese – è ovvio che la Lega-Nord non resterà isolata. Anzi, incattivita dal doppio insuccesso elettorale (di Sardegna e Abruzzo), userà il potere di ricatto – tipico dei partiti piccoli ma indispensabili al Governo – per ottenere la rapida approvazione del disegno Calderoli sull’autonomia differenziata anche alla Camera, dopo quella del Senato. Per la Lega-Nord è vitale che quel disegno diventi legge: ne va del risultato alle elezioni europee del 9 giugno.
Ma qualche ostacolo sull’iter scorrevole sul quale scommette Calderoli verrà proprio da Napoli e dalla Campania. Dove a destra cominciano ad aprirsi crepe vistose sul regionalismo differenziato. Che per la destra non è una priorità del Paese; anzi, spaccandolo, contraddice la sua tradizione patriottica. Presa a Napoli un’iniziativa tanto singolare quanto interessante, da «esportare» anche al Nord. Due associazioni – a destra il «Polo Sud» di Amedeo Laboccetta; a sinistra il «Coordinamento per la democrazia costituzionale» di Massimo Villone – si sono confrontate ieri pomeriggio sulla necessità di operare assieme «Per un’Italia unita e solidale contro l’autonomia differenziata». All’Istituto di Studi Filosofici c’è stato un dibattito, moderato da Luigi Vicinanza, cui hanno partecipato esponenti di sinistra e di destra. Eugenio Mazzarella, Massimo Villone, Marina Calamo Specchia e Giovanna De Minico lottano da tempo contro il regionalismo differenziato con argomenti tecnicamente ineccepibili e fin troppo noti. Notevole la sintonia con esponenti della destra – Amedeo Laboccetta, Mario Landolfi, Lina Lucci, Gennaro Malgieri – sugli effetti devastanti per il Sud: gravi diseguaglianze laddove l’unità del Paese sta nell’eguaglianza dei diritti; freno della crescita italiana nel suo insieme; incostituzionalità del regionalismo di Calderoli; esautoramento del Parlamento; contraddizione col premierato; insostenibilità della situazione economica; disordine nei piani industriali delle imprese nazionali e nel mercato del lavoro. A conclusione un documento comune di destra e sinistra: divise su tutto ma non sull’unità del Paese. Se non è questo un evento eccezionale...