Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nel sorprendente alambicco teatrale di Di Florio
Èsorprendente la soluzione chimica che il regista e scenografo Raffaele Di Florio crea nel suo alambicco teatrale, allestendo «Prometheus Project Second Movement: Iò», la nuova tappa della trilogia tratta dall’opera originale di Eschilo e dalla riscrittura del poeta americano Robert Lowell. Di Florio, al Ridotto del Mercadante fino a domenica, non rinuncia infatti a nessuna suggestione scenica, dall’ammaliante lingua inglese restituita dalla voce registrata di Cristiana Dell’Anna, all’avvolgente sonorizzazione curata da Salvio Vassallo, dalle immagini video di Alessandro Papa, all’uso del corpo infine della straordinaria Luna Cenere: una Io muta ma carica di una gestualità intensissima e ricca di senso, condita spesso dal canto live di Valentina Gaudini. Risultato una performance assoluta e davvero multimediale, che apre al futuro e trascina il pubblico in un viaggio diviso in 10 passaggi: «The house of my father», «He can fall in love», «That night, I Saw Zeus», «Why do we suffer?», «Then the crash of thunder», «No rest, no sleep», «I must leave this place», «The wife of Zeus», «Remember you were loved and abused by God» e «Will I bear him a son». Inquadrature esistenziali in cui la declinazione delle varie fasi della vita della sacerdotessa di Era si manifesta attraverso la proiezione compulsiva di scritte sull’involucro della scena, che rimandano alla concezione catalogante di Peter Greenaway e del suo «100 objects to represent the world». Ma, soprattutto, all’azione del corpo, nudo eppure casto, di Luna, che attraversa lo spazio superiore e inferiore dei diversi piani scenici, dilatandosi e contraendosi come un tagliente disegno di Egon Schiele.