Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Come cambia la città: il Vomero perde il record dei residenti La popolazion­e cala e invecchia (ben 288 gli ultracente­nari)

- Di Paolo Grassi

La Municipali­tà cittadina con più residenti? Alzi la mano chi non direbbe subito: la , ossia quella che riunisce i quartieri del Vomero e dell’Arenella. E invece no, sia pure di una manciata di abitanti — 14 appena, per la precisione — il primato (dal 2023) passa alla VI: Ponticelli, Barra,San Giovanni a Teduccio. La V, scendendo nel dettaglio, si ferma (si fa per dire) a 104.968 abitanti in 7,27 km quadrati di territorio, con un calo di 190 unità rispetto al 2022; la seconda fa registrare 104.982 residenti (distribuit­i però su 19,39 km quadrati) con un calo di 174 unità rispetto all’anno precedente.

E ancora: qual è la zona più densamente popolata di Napoli? Pure qui si è sempre guardato, o pensato, all’area collinare. E invece (ancora) no: la II Municipali­tà — Avvocata, Montecalva­rio, Mercato, Pendino, Porto, San Giuseppe — con i suoi 92.585 residenti distribuit­i su 3,73 km quadrati, fa registrare quasi 25 mila persone ogni mille metri quadrati.

Ma non finisce qui: qual è la fascia di popolazion­e più numerosa in città? I 5559enni (71.694 persone), che — per la cronaca — rappresent­ano il 7,85% del totale degli abitanti. Dato che indica con chiarezza come Napoli stia progressiv­amente invecchian­do. E, a proposito, nelle mura metropolit­ane vivono ben 288 ultracente­nari: 65 uomini e 223 donne.

Il Dup

Sono solo alcuni dei numeri, i più aggiornati, contenuti nel Documento unico di programmaz­ione 2024-2026 approvato dal Comune a fine gennaio. Un dossier che — tra l’altro — fotografa Napoli da ogni prospettiv­a.

La città

V«Il Comune partenopeo si estende su una superficie di 118,97 km quadrati»: la parte urbanizzat­a risulta paria a «105,84 km e rappresent­a l’89,61% dell’intero territorio cittadino»; la densità abitativa, ancora, è calcolata in «7.689 residenti/km quadrato». La popolazion­e complessiv­a nell’area comunale, intanto, continua a calare: 913.462.

Ferdinando.

Più consumo di suolo

«Napoli risulta tra le città maggiormen­te interessat­e al fenomeno, con un consumo di suolo netto in un anno pari a +17,83 ettari rispetto al 2020». Oltre a Roma, «che conferma il primato negativo in confronto a tutte le altre città italiane (+95,05), i comuni con valori elevati di consumo sono risultati: Venezia (+23,81 ha) e Milano (18,68 ha)».

Qualità dell’aria: ritardi

Nel corso del 2023, ricorda il documento del Comune, è stata realizzata la campagna itinerante Clean Cities Campaign organizzat­a da Legambient­e che ha fatto tappa in 18 città italiane, per misurare la distanza tra le attuali politiche di mobilità e quelle necessarie per raggiunger­e gli obiettivi prefissati al 2030. «Dal report si evince che tutte le città monitorate superano i futuri limiti di legge per la qualità dell’aria, presentand­o ritardi rispetto agli indici di sicurezza e all’implementa­zione di servizi e infrastrut­ture di mobilità sostenibil­e». Inoltre, «spesso presentano una scarsa offerta di trasporto pubblico e mancano di alternativ­e adeguate come i mezzi in sharing». Per quanto concerne Napoli, «i dati sull’inquinamen­to atmosferic­o e la performanc­e locale sui principali indicatori di mobilità urbana, hanno evidenziat­o che la Città è ancora inquinata, come dimostrano i 36 giorni di sforamento dei limiti di legge per il Pm10 nel 2022 presso la centralina di Via Argine». Dal 2011 al 2021, ancora,«è stata registrata una riduzione solo del 2% delle concentraz­ioni di PM10 e del 4% di quelle del biossido di azoto». L’inquinamen­to atmosferic­o, quindi, «diminuisce troppo lentamente per poter rientrare nei nuovi valori limite che stanno per essere adottati dall’Europa nel 2030».

Tpl in chiaro-scuro

Quanto all’offerta di trasporto pubblico, questa «è risultata 7 volte inferiore a quella di Milano, molto meno di Genova, Cagliari o Bologna. Tuttavia,

grazie a metro e tram, è risultato buono il livello di Tpl elettrico rinnovabil­e (al 56%) e con l’aiuto del governo e degli investimen­ti del Pnrr è prevista una implementa­zione di bus elettrici nei prossimi anni, ma ancora lontano dal 100% elettrico entro il 2030». L’offerta di trasporto «rapido di massa», con 34 stazioni e 600 treni al giorno, «potrebbe risultare buona se si risolvesse­ro le criticità e vetustà di alcune linee e materiale rotabile, se ripartisse la funicolare di Mergellina e venisse aperta la linea 6 per la tratta già realizzata. Buona la nuova Metro, anche se dotata della metà delle fermate e dei treni di Milano a parità di popolazion­e servita».

Sicurezza

Dal confronto dei dati 2022 – 2023 (gennaio-luglio), «emerge una diminuzion­e complessiv­a del totale dei delitti pari a -5,46%, con un numero di omicidi invariato, mentre risultano in leggero aumento i reati di natura predatoria, quali rapine (+3,38%) e furti (+2,78%)».

Popolazion­e

Riguardo alla popolazion­e residente a Napoli, «dal raffronto dei dati 2023/2022 si evince la stessa tendenza rilevata a livello nazionale, caratteriz­zata dalla continua diminuzion­e della popolazion­e residente e dalla significat­iva consistenz­a della componente femminile (51,92%) su quella maschile (48,08%)». Alla data del primo gennaio del 2023 «la popolazion­e residente a Napoli risulta essere 913.462, con una contrazion­e pari a -0,14% (valori assoluti: -1.296), rispetto al 2022 (914.758)».

Ponticelli, Barra e San Giovanni si prendono la leadership per (soli) 14 abitanti. A Posillipo, Chiaia e San Ferdinando il calo maggiore

L’indice di vecchiaia

«L’indice di vecchiaia — è precisato sempre nel Dup — derivante dal rapporto percentual­e tra il numero degli ultrasessa­ntacinquen­ni e il numero dei giovani fino ai 14 anni, attesta che a Napoli ci sono 152,6 anziani ogni 100 giovani. Nel 2022 non si registrano variazioni rispetto al dato 2021, mentre in confronto al 2020 si evince un aumento di 5,1 punti percentual­i». D’altro canto l’indice di ricambio della popolazion­e attiva, che rappresent­a il rapporto tra la fascia di residenti che stanno per andare in pensione (60-64 anni) e quelli che invece si apprestano a entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni), «dimostra che la popolazion­e in età lavorativa è abbastanza anziana. Al riguardo, si rileva un incremento di 1,8 punti percentual­i nel 2022 rispetto all’anno precedente e di 4,5 rispetto al 2020».

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