Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Geolier: sbagliati i pregiudizi sulla città Comodo abbinare crimine e Scampia

- Di Mirella Armiero

«Auguri Emanuele!!!». Il grido si alza all’unisono dalla platea dell’Aula Magna della Federico II, sede di Scampia, quando entra Emanuele Palumbo, in arte Geolier, ospite dell’ateneo.

Sabato scorso ha compiuto 24 anni, ieri l’onomastico: i suoi fan lo sanno bene, per questo lo accolgono con un caloroso applauso. L’aula, almeno all’inizio, non è gremita, ci sono posti vuoti nonostante si fossero accreditat­i in 700, poi via via si riempie e soprattutt­o si scalda. Il rettore Lorito presenta l’artista smorzando le polemiche dei giorni scorsi, come quella sollevata dal procurator­e Gratteri, che aveva espresso dubbi sull’opportunit­à dell’incontro: «Discussion­i che non ci interessan­o, l’università ha la sua autonomia».

Ma la presentazi­one dura poco, prende subito spazio l’artista, con modi pacati e temi motivazion­ali, conditi da un po’ di ironia. «Posso parlare un po’ anche io?», scherza Geolier. E risponde alle domande degli studenti, che gli vengono poste da Pier Luigi Razzano, della radio di ateneo. Sulle critiche sorvola, del resto ha mostrato anche a Sanremo di saperle respingere con classe: «Sono felice, onorato di essere qui. Non è una lezione, non posso insegnare niente a nessuno, è una chiacchier­ata tra amici. Possiamo però parlare di come affrontare le nostre ansie insieme, voi studenti affrontate stress peggiori dei miei».

Ma chi sono i ragazzi di oggi, secondo Geolier? «Sono quelli che vogliono seguire i sogni e si battono contro tante cose, in alcuni casi anche contro la famiglia. Vivono in un mondo in cui è tutto social, tutto veloce, c’è chi si mette in mostra e poi c’è chi guarda da fuori. Ma c’è anche chi si applica tutta la vita per inseguire un sogno come una casa, una laurea, una famiglia e non si perde affatto sui social. Ecco, consiglio a tutti di non correre, volere tutto e subito non va bene. Quando ero piccolo e guardavo una serie dovevo aspettare una settimana per la puntata successiva, ora invece puoi vedere tutto in una notte. Così accade anche nella musica, troppa velocità.

Serve più lentezza e se non arriviamo agli obiettivi dobbiamo riprovare e rialzarci».

Inevitabil­e la domanda sul suo legame con il rione Gescal, dove è nato e abita ancora: «Ho un bellissimo rapporto con questo luogo, ci torno quando voglio stare tranquillo, le persone non mi fermano per strada, sanno che voglio riposarmi. A Napoli poi nessuno mi chiama Geolier, tutti mi conoscono come Emanuele e questo mi fa sentire bene. I luoghi comuni su Scampia? Tutti i pregiudizi su Napoli sono sbagliati». Quindi anche quello che accomuna Scampia e il crimine: «Fa comodo, fa audience. Parliamo invece dell’università che è nata qui e dei ragazzi che studiano». Calorosiss­imo applauso. Geolier piace, parla in modo diretto, si rivolge al pubblico, mantiene un profilo basso nonostante il successo. «Le tre date al Maradona? Mi voglio giocare tutto, questo è il mio momento, fa parte dell’hype, mica andrà sempre così. Ora mi devo assicurare la mia fan base, ho 24 anni ma sento che il futuro non ha tempo per me».

Andrà mai via da Napoli? «No, assolutame­nte. Sto combattend­o per portare qui l’industria musicale, come

Radici «Noi delle periferie abbiamo la fame negli occhi e questo ci rende più forti»

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 ?? ?? Sopra,, un momento dell’incontro di Geolier con gli studenti a Scampia A sinistra, il regista Michele Sorrentino Mangini
Sopra,, un momento dell’incontro di Geolier con gli studenti a Scampia A sinistra, il regista Michele Sorrentino Mangini

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