Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mattarella inaugura la mostra nelle Scuderie del Quirinale. Da Palizzi a Gemito, 254 opere

«Napoli Ottocento», il Vulcano sorprende Roma

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NAPOLI Dall’esplosione del Vesuvio in tutto il suo realismo alla materia lavica nelle opere di Burri e Mancini, è un Ottocento che inizia dal Settecento con un muro di Thomas Jones (A well in Naples) del 1782 e finisce nel Novecento perché «un secolo non inizia e finisce in modo matematico», spiega Sylvain Bellenger, curatore della mostra che racconta Napoli alle Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno.

Ad inaugurare l’esposizion­e Napoli Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner ,il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tra le sale dove si incrociano sublime e materia, in una mostra (254 opere) che racconta non un città, ma un vero e proprio universo in un secolo totalmente da riscoprire. Si parte infatti con le varie eruzioni del vulcano che segnano il Settecento, per passare poi all’attrazione per Pompei che mette Napoli al centro della formazione intellettu­ale degli artisti europei e poi arrivando nel Golfo scoprono il mare, la luce incredibil­mente intensa, e nasce la scuola dell’ en plein air.

Ed ecco allora, stanza dopo stanza, colori, luoghi, e personalit­à che si susseguono con alcuni focus tematici e alcuni su singoli artisti. C’è la stravolgen­te Arca di Filippo Palizzi, dove gli animali non fuggono dalle acque ma evidenteme­nte da un’eruzione, quella del Vesuvio,

che riduce la terra in polvere. Ci sono i meraviglio­si paesaggi bruciati dalla luce di Giuseppe De Nittis, due piccoli William Turner che valgono la mostra nel blu metafisico del loro splendore, le due vedute di Gioacchino Toma, realizzate a quattro anni di distanza nello stesso luogo. Un discorso a parte poi vale il riflettore puntato su Edgar Degas (esposti numerosi ritratti) nel suo strettissi­mo rapporto con Napoli. Di origine napoletana, aveva vissuto l’infanzia nella città e parlava correnteme­nte napoletano: per il curatore, infatti, che qui propone una serie di intensi ritratti dell’artista, è proprio l’influenza napoletana che segna la differenza e l’originalit­à dell’artista rispetto alla scuola francese.

«Una mostra — sintetizza Mario De Simoni, direttore generale delle Scuderie del Quirinale — concepita alla fine della pandemia e dedicata non a caso a una delle città più vitali e più amate, che racconta Napoli nella sua vocazione di grande capitale».

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Le opere

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