Corriere del Mezzogiorno (Campania)
DONNE E VIOLENZA, I RISCHI DELLA LEGGE
La rassegna del Comune di Napoli «Marzo Donna 2024 – La donna e il tempo di cambiare», che ha per sottotitolo ambizioso «Il tempo per scegliere, cambiare, comprendere. Il tempo di nuove opportunità. Il tempo di vivere!», è quasi conclusa. Nella simbolica cornice del Maschio Angioino si sono susseguiti confronti sui temi dell’eguaglianza nella salute, nel lavoro, nei legami. Si è aperto il dibattito sulla applicazione di leggi e procedure. L’assessora Ferrante, promotrice dell’intera manifestazione con la vice presidente della Regione, Raia, e le assessore Fortini e Gaeta, insieme alla senatrice Valeria Valente, hanno interloquito con associazioni.
Protocollo Napoli, il centro studi e ricerche dell’Aps Psy com composto da psicologhe e ricercatrici esperte nel contrasto alla violenza su donne e bambini, in raccordo con Università e reti di associazioni nazionali e internazionali, ha introdotto la necessità di una riflessione sulle nuove procedure di applicazione, sia della Convenzione di Istanbul, sia della riforma Cartabia. In questo breve tempo - un tempo in cui la riforma pur se promulgata è ancora in una fase d’incerta applicazione e soggetta a interpretazioni che non hanno ancora fatto giurisprudenza - la magistratura nel suo insieme, con gli ordini professionali, le istituzioni e la società civile, ha il complesso compito di supportare chi è oggi impegnato a sostenere nuove procedure a sostegno dei più deboli, delle vittime.
È compito degli ordini professionali e delle associazioni della società civile attivare una discussione e formazione in merito alle nuove disposizioni, facendo tesoro della competenza specifica maturata nella concreta esperienza. I professionisti, nella loro formazione devono apprendere ad agire in difesa dei soggetti meno garantiti, rompendo schieramenti professionali tesi alla difesa di poteri economicamente e istituzionalmente consolidati che agiscono nella vittimizzazione delle donne che osano denunciare.
È una battaglia civile di contrasto di vecchi e nuovi pregiudizi per superare gli effetti delle ineguaglianze invisibili che animano la vita dei legami e degli affetti. Il dibattito su quello che è il superiore bene del bambino/bambina ha ormai nella psicologia acquisizioni consolidate che dovrebbero animare i processi decisionali. Liste di specialisti della materia nei contenziosi in cui siano presenti allegazioni di violenza - previste dalla Cartabia - devono trovare attuazione riconoscendo le professionalità maturate.
In particolare, il duplice evento del 25 ha messo a fuoco gli spazi bui della applicazione della legge: la possibile vittimizzazione secondaria delle vittime e la necessità di interventi per gli autori di violenza. Tania Castellaccio di Dedalus ha evidenziato come per le donne migranti l’allegazione di violenza permette il riconoscimento della condizione di rifugiata e Brancati della Questura di Napoli ha affermato l’esigenza di linee condivise per la definizione degli standard, procedure e interventi per gli autori di violenza, pena la loro inattuabilità.
Antonella Bozzaotra dell’Asl Napoli 1 centro, che ha dato vita e dirige l’Olv, primo servizio per autori di violenza in Campania, ha evidenziato che poiché al maschile è riconosciuto un diritto egemonico, uomini e donne fanno fatica a riconoscere le implicazioni di nuovi modelli di eguaglianza.
In occasione della manifestazione è stata infine annunciata l’attivazione della nuova Commissione per il contrasto alla violenza di genere, presieduta da Marina Semenzato, con la collaborazione di Valeria Valente, ex presidente della commissione, e dell’esperta Elvira Reale, psicologa napoletana del Centro studi e ricerche Protocollo Napoli. E oggi 27, alle 15, sempre alla Sala della Loggia, il focus sarà sull’indagine sulla violenza assistita e sui femminicidi svolta dall’associazione Arcidonna, raccolta nel volume a cura di Maria Antonietta Selvaggio «Vittime non per sempre». Una realtà e una speranza da condividere!