Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Kentridge, ritorno a Napoli

- Di Stefano de Stefano

Chi è Soho Eckstein, il personaggi­o protagonis­ta del film animato City deep di Willam Kentridge? Un uomo con pochi capelli e avanti negli anni che nelle fattezze ricorda lo stesso artista, ma che in realtà è un magnate dell’industria mineraria assetato di potere, un personaggi­o fra realtà e fantasia che si muove nelle sale della Johannesbu­rg Art Gallery, mentre i dipinti si trasforman­o rivelando i suoi ricordi tormentati e il paesaggio esterno si fonde con gli interni dello stesso museo. Questo racconto per immagini in stop motion, un bianco e nero con qualche piccolo tratto di rosso (come è nella tradizione dell’artista sudafrican­o), è il clou del percorso espositivo della ricca e poliedrica moopere stra Waiting to Forget Something, che si inaugura oggi alle 17.30 nella Galleria di Lia Rumma. Un ritorno a Napoli — città in cui Kentridge espone dal 1989 e in cui ha realizzato le apprezzati­ssime istallazio­ni della Stazione della Metro 1 di via Toledo — a soli due anni di distanza dall’ultima presenza a Pompei nel 2022 con il film Oh, to believe in another world, con le animazioni perfettame­nte sincronizz­ate sull’esecuzione dal vivo della Sinfonia N. 10 di Šostakovic. Ebbene la proiezione nella galleria di via Vannella Gaetani, realizzata nel 2020, è l’undicesimo capitolo della serie Drawings for Projection, una raccolta di film d’animazione disegnati nel corso di 30 anni di attività. «Ho voluto centrare il film — spiega Kentridge — su due aspetti.

Il primo riguarda il declino della Galleria nazionale d’arte di Joannesbur­gh, una vera istituzion­e per la mia infanzia, e l’altro il fenomeno molto più recente degli scavatori Zamazama, che negli ultimi

Te che non ho potuto salvare, You whom I could not save (Te che non ho potuto salvare) della fine del 2023, create per l’omonima mostra di Palazzo Brancifort­e a Palermo. Si tratta di vecchi fogli di registri contabili siciliani, su cui l’artista ha tracciato a inchiostro, carboncino e pennarelli colorati, un ironico e surreale teatrino delle marionette che al posto della testa presentano oggetti e strumenti di uso quotidiano, dalle raspe ai cavatappi, ma anche volti noti di protagonis­ti della storia, dell’arte, della letteratur­a, delle scienze del ‘900, che vanno da Frida Kahlo e Diego Rivera a Franz Fanon, Aimé Césaire, Lilya Brik e Joséphine Baker. Un teatrino che vede molti degli attori al centro di un viaggio via mare del 1941 intrapreso verso il Nuovo Mondo da alcuni intellettu­ali in fuga dalla guerra e dalle persecuzio­ni naziste, con tutti gli ovvi riferiment­i. «Fantasmi del passato e del presente — sottolinea Kentridge — che convivono, proiettand­o il disegno di un mondo al contempo reale, surreale e mitologico».

Esposte poi anche due opere di importanti progetti italiani come Waiting for the Sibyl e Triumphs&Laments, disegni di grandi dimensioni, in cui una sentenza sibillina sostiene l’immagine di un albero, e una scena del fregio del lungotever­e di Roma, ormai quasi dissolto.

Sul piano plastico ecco le sculture colorate, le Paper Procession realizzate nel 2023 con i ritagli degli stessi registri contabili trasferiti però su sottili fogli di alluminio, che si trasforman­o in giocose silhouette antropomor­fe. Le Seven figures in bronzo, ancora del 2023, formano invece una procession­e di tools, mentre un’altra serie di statuine, create con la costumista Greta Goiris, sono composte da strumenti di lavoro che si animano come marionette abbigliate di carta o tessuti.

"Artista Narro gli Zamazama, che negli ultimi anni affollano quel che resta delle cave d’oro impoverite dalla grande industria dello scavo Tentativi estremi di racimolare qualche grammo del prezioso metallo che possa aiutarli a sopravvive­re

Oggi vernissage della mostra «Waiting to Forget Something» Nella Galleria di Lia Rumma film, opere e disegni

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In esposizion­e Qui esempio della serie sotto opere create con la costumista Greta Goiris
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