Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Assolto Acerbi Il Napoli: razzismo? Non aderiremo più a iniziative di facciata
Juan Jesus posta il «pugno chiuso» del Black Power Manfredi: decisione che mi ha sorpreso, credo all’azzurro
«Non ci sono le prove». È finito così il caso Acerbi-Juan Jesus, la sentenza del giudice sportivo Mastandrea ha portato avanti questa tesi: «La buona fede di Juan Jesus, del calciatore offeso, non è messa in discussione ma senza alcun riscontro probatorio esterno, audio, video o testimoniale, non ci sono gli elementi per applicare le sanzioni previste dall’art. 28 del codice di giustizia sportiva». Le regole della giustizia sportiva non prevedono l’obbligatorietà della prova, ritengono sufficienti gli indizi gravi e concreti e prevedono in caso d’insulto razzista almeno dieci giornate di squalifica e una sanzione pecuniaria. Ci sono anche i precedenti: Marconi del Pisa fu punito dalla Corte Federale d’Appello con 10 giornate di squalifica per degli insulti di stampo razziale ad Obi del Chievo. In quel caso c’erano un video e due testimonianze a spingere verso la sentenza di condanna dopo l’assoluzione in primo grado. L’art.28 del codice di giustizia sportiva afferma che il fatto può essere ritenuto provato anche se il quadro probatorio sia formato dalle sole dichiarazioni della persona offesa se viene riconosciuta la sua credibilità, come fa del resto il giudice sportivo nel caso di Juan Jesus.
Santini del Padova nel 2021 fu squalificato per 10 giornate dalla Corte Federale d’Appello per un insulto razzista a Shaka Mawuli della Sambenedettese. In quel caso c’era una testimonianza
L’assoluzione di Acerbi ha fatto discutere e registrato la forte indignazione dei tifosi del Napoli e non solo. Juan Jesus ha accolto con indignazione il provvedimento e sui social ha cambiato la sua immagine del profilo con il Black Power. Claudia Scarpati, la compagna di Acerbi ha commentato la sentenza con un post: «Adesso sciacquatevi la bocca», aggiungendo poi in una storia su Instagram: «Cin cin. A chi insulta i familiari, a chi minaccia la vita dei figli, ai leoni da tastiera». .
Il Napoli ha preso posizione con un comunicato sul proprio sito ufficiale. Ha espresso piena vicinanza al suo calciatore con il titolo «Io sto con JJ». Il testo è molto critico riguardo alla sentenza: «Il principio di maggiore probabilità di un evento, ampiamente visibile dalla dinamica dei fatti e dalle sue scuse in campo, che nella giustizia sportiva è preso in considerazione, scompare in questa sentenza. Restiamo basiti. Inoltre, se quanto accaduto in campo, lo dice la sentenza, “è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte...dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo”, perché non irrogare a quest’ultimo alcuna sanzione? Perché, poi, lo dice sempre la sentenza, “essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa”, nessuna decisione è stata assunta dalla “giustizia” sportiva al riguardo per punire il responsabile?
Restiamo ancor più basiti».
Nel prossimo weekend sarebbero previste altre iniziative della Lega Serie A contro il razzismo ma il club azzurro ha annunciato che non parteciperà: «Il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione».
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco Manfredi: «Una decisione che mi ha molto sorpreso. La reazione di Juan Jesus in campo, giocatore molto serio, grande professionista, non poteva essere una sua invenzione. Chiaramente credo che questi insulti ci siano stati».
La moglie dell’interista «E adesso sciacquatevi la bocca, insultata con i miei figli dai leoni da tastiera»
«Il sindaco di Napoli Manfredi ha le idee chiare, mi auguro che ci sia una perfetta sintonia per quanto riguarda lo stadio Maradona. Il soggetto migliore, anche nel rispetto del ruolo che ha, è il sindaco, penso che l’unica cosa che posso dire è che può contare anche sulla nostra collaborazione».
Andrea Abodi, ministro dello Sport, non ha mai fato mistero del suo pensiero: che cioè, gli Europei di calcio del 2032 in Italia, senza Napoli tra le cinque città prescelte, sarebbero impensabili. Ma Napoli, al momento, ancora non c’è nel gruppo di città ospitanti per colpa di uno stadio che non è all’altezza dei parametri chiesti dall’Uefa. Cosa, questa, che si intreccia con il ruolo che gioca De Laurentiis, proprietario della squadra cittadina, che ha chiesto al sindaco prima di vendergli lo stadio, poi di voler costruirne uno nuovo a Bagnoli. Entrambe soluzioni su cui Manfredi non è apparso possibilista: perché il Maradona non è in vendita, e poi a De Laurentiis non pare più interessare; e perché a Bagnoli — dove Manfredi è commissario di governo — per costruire uno stadio nuovo nell’area chiesta dal presidente del Napoli, occorrono circa 5 anni per la bonifica una volta però venduti i terreni, modificate le scelte urbanistiche - si tratterebbe di sostituire il parco urbano con uno stadio —, a cui vanno ad aggiungersi gli anni necessari per costruire uno stadio moderno e ben collegato. Fatti due conti, si rischierebbe di andare anche oltre il 2032.
Inoltre, la scelta delle cinque città va assicurata entro il 2026: due anni. Due anni che, come disse il ministro Abodi alcune settimane fa, «sono un po’ come dire domani. Quindi occorre far presto». Sempre Abodi è tornato a commentare le vicende del
L’appello «Si trovi una sintonia può contare sulla nostra collaborazione»