Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gratteri: test anche ai politici Io mai invitato alla Federico II
I test psicoattitudinali agli aspiranti magistrati approvati in consiglio dei ministri? Passino pure, ma allora «dovrebbero essere fatti per tutti i settori apicali della pubblica amministrazione, per chi governa e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica». Nicola Gratteri sfodera la sciabola e risponde indirettamente al Guardasigilli Carlo Nordio, il quale aveva ribadito in mattinata che nel provvedimento del governo «non c’è alcun vulnus e alcuna lesa maestà della magistratura». Il procuratore di Napoli approfitta di una conferenza-stampa sugli arresti di sei persone accusate di aver ucciso nel 2000 due innocenti, Giulio Giaccio e Pasquale Manna, per chiarire il suo punto di vista sui test. «Dato che ci troviamo — aggiunge — allora dovremmo fare anche narcotest e alcol test, perché chi è sotto l’effetto di droghe o alcol può fare ragionamenti alterati e trovarsi sotto ricatto».
In serata arriva la replica del guardasigilli Nordio al Tg1: «Il test psicoattitudinale l’ho già fatto a suo tempo, riguardo gli altri sono disponibile. Ai test sono sottoposte le forze dell’ordine, se il pubblico ministero è il capo della polizia giudiziaria, non si vede perché non debba essere sottoposto anche lui. Inoltre, sarà il Csm a gestire tutto, quindi nessuna interferenza governativa».
Ma il numero uno della procura napoletana riapre anche il capitolo delle intercettazioni, mezzi di indagine che sempre il guardasigilli ritiene troppo invasivi e costosi e per le quali è in via di introduzione il limite dei 45 giorni. Parlando degli arresti dei presunti assassini di due cittadini innocenti, Gratteri ha sottolinecoltà ato: «La soluzione di questi omicidi restituisce un po’ di consolazione per i familiari, ma si è fatta giustizia grazie alla tecnologia, alle intercettazioni e alle telecamere. Le intercettazioni sono importanti e servono e bisogna investire per dotare le forze dell’ordine e la magistratura di tecnologie. Questa di oggi è la riprova che prima di parlare bisogna informarsi bene».
Da una polemica all’altra: capitolo Geolier-Federico II. Il procuratore nei giorni scorsi aveva espresso perplessità sull’invito del rapper nella fadi Scampia per confrontarsi con gli studenti, fortemente voluto dal rettore Matteo Lorito. «Queste cose lasciano senza parole — aveva detto il magistrato pur senza mai nominare Geolier — se molla l’università siamo alla fine (...). Si devono portare all’università solo eccellenze, modelli di vita per la formazione dei ragazzi, anche analfabeti, che si sono affermati nella vita come modello positivo partendo da zero».
Ieri Gratteri ha voluto chiarire di non avere nulla contro Geolier: «Non si è fatto il nome di nessuno — ha spiegato — Gratteri non è contro nessuno, ho solo risposto alla domanda del padre di uno studente che mi ha chiesto cosa ne pensassi dei rapper invitati all’università. Io ho mostrato disappunto in relazione a coloro che nei video inneggiano a violenza, mafia e droghe, ma non ho fatto alcun nome». (La risposta del magistrato era arrivata durante la presentazione del libro «Il Grifone» dello stesso Gratteri). Resta però una sorta di rammarico nei confronti del rettore Matteo Lorito che aveva invitato il procuratore all’incontro pubblico attraverso i giornali. Una scelta che Gratteri ha letto come una mancanza di delicatezza nei suoi confronti: «Io ho 66 anni e non si invita una persona così, c’è modo e modo. Sono il procuratore di Napoli — ha concluso — e parlo con tutti, anche con l’ultimo degli ultimi, è una questione di stile edi comportamento e vorrei che ci sentiamo istruiti e dei modelli, con i nostri comportamenti aiutassimo il territorio ad essere più libero ed evoluto». Insomma tra il procuratore e il rettore un piccolo incidente diplomatico che potrebbe essere archiviato magari con un incontro con gli studenti proprio nell’Ateneo federiciano. Conoscendo il gusto della dialettica del procuratore e la capacità di ascolto di Matteo Lorito, chissà che da una incomprensione non possa nascere un confronto con un magistrato che sta dedicando la sua esistenza alla lotta contro le mafie. E c’è da scommettere che tanti studenti vorrebbero porre domande al magistrato calabrese.