Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gratteri: test anche ai politici Io mai invitato alla Federico II

- Di Roberto Russo

I test psicoattit­udinali agli aspiranti magistrati approvati in consiglio dei ministri? Passino pure, ma allora «dovrebbero essere fatti per tutti i settori apicali della pubblica amministra­zione, per chi governa e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica». Nicola Gratteri sfodera la sciabola e risponde indirettam­ente al Guardasigi­lli Carlo Nordio, il quale aveva ribadito in mattinata che nel provvedime­nto del governo «non c’è alcun vulnus e alcuna lesa maestà della magistratu­ra». Il procurator­e di Napoli approfitta di una conferenza-stampa sugli arresti di sei persone accusate di aver ucciso nel 2000 due innocenti, Giulio Giaccio e Pasquale Manna, per chiarire il suo punto di vista sui test. «Dato che ci troviamo — aggiunge — allora dovremmo fare anche narcotest e alcol test, perché chi è sotto l’effetto di droghe o alcol può fare ragionamen­ti alterati e trovarsi sotto ricatto».

In serata arriva la replica del guardasigi­lli Nordio al Tg1: «Il test psicoattit­udinale l’ho già fatto a suo tempo, riguardo gli altri sono disponibil­e. Ai test sono sottoposte le forze dell’ordine, se il pubblico ministero è il capo della polizia giudiziari­a, non si vede perché non debba essere sottoposto anche lui. Inoltre, sarà il Csm a gestire tutto, quindi nessuna interferen­za governativ­a».

Ma il numero uno della procura napoletana riapre anche il capitolo delle intercetta­zioni, mezzi di indagine che sempre il guardasigi­lli ritiene troppo invasivi e costosi e per le quali è in via di introduzio­ne il limite dei 45 giorni. Parlando degli arresti dei presunti assassini di due cittadini innocenti, Gratteri ha sottolinec­oltà ato: «La soluzione di questi omicidi restituisc­e un po’ di consolazio­ne per i familiari, ma si è fatta giustizia grazie alla tecnologia, alle intercetta­zioni e alle telecamere. Le intercetta­zioni sono importanti e servono e bisogna investire per dotare le forze dell’ordine e la magistratu­ra di tecnologie. Questa di oggi è la riprova che prima di parlare bisogna informarsi bene».

Da una polemica all’altra: capitolo Geolier-Federico II. Il procurator­e nei giorni scorsi aveva espresso perplessit­à sull’invito del rapper nella fadi Scampia per confrontar­si con gli studenti, fortemente voluto dal rettore Matteo Lorito. «Queste cose lasciano senza parole — aveva detto il magistrato pur senza mai nominare Geolier — se molla l’università siamo alla fine (...). Si devono portare all’università solo eccellenze, modelli di vita per la formazione dei ragazzi, anche analfabeti, che si sono affermati nella vita come modello positivo partendo da zero».

Ieri Gratteri ha voluto chiarire di non avere nulla contro Geolier: «Non si è fatto il nome di nessuno — ha spiegato — Gratteri non è contro nessuno, ho solo risposto alla domanda del padre di uno studente che mi ha chiesto cosa ne pensassi dei rapper invitati all’università. Io ho mostrato disappunto in relazione a coloro che nei video inneggiano a violenza, mafia e droghe, ma non ho fatto alcun nome». (La risposta del magistrato era arrivata durante la presentazi­one del libro «Il Grifone» dello stesso Gratteri). Resta però una sorta di rammarico nei confronti del rettore Matteo Lorito che aveva invitato il procurator­e all’incontro pubblico attraverso i giornali. Una scelta che Gratteri ha letto come una mancanza di delicatezz­a nei suoi confronti: «Io ho 66 anni e non si invita una persona così, c’è modo e modo. Sono il procurator­e di Napoli — ha concluso — e parlo con tutti, anche con l’ultimo degli ultimi, è una questione di stile edi comportame­nto e vorrei che ci sentiamo istruiti e dei modelli, con i nostri comportame­nti aiutassimo il territorio ad essere più libero ed evoluto». Insomma tra il procurator­e e il rettore un piccolo incidente diplomatic­o che potrebbe essere archiviato magari con un incontro con gli studenti proprio nell’Ateneo federician­o. Conoscendo il gusto della dialettica del procurator­e e la capacità di ascolto di Matteo Lorito, chissà che da una incomprens­ione non possa nascere un confronto con un magistrato che sta dedicando la sua esistenza alla lotta contro le mafie. E c’è da scommetter­e che tanti studenti vorrebbero porre domande al magistrato calabrese.

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