Corriere del Mezzogiorno (Campania)
RIFIUTI, BASTA CON I VETI
Mentre a fine anno scade l’appalto alla multiutility milanese bresciana, che ha gestito l’impianto di Acerra con criteri industriali improntati all’efficienza. Un quadro, quindi, contraddistinto dall’incertezza, pur se negli ambienti regionali traspare ottimismo in seguito all’entrata in funzione lo scorso anno dell’impianto di trattamento delle ecoballe a Caivano, seguito a ruota da quello di Giugliano. E si auspica che a fine 2024 si potrà finalmente chiudere il contenzioso con l’Europa che finora è costato non poco ai cittadini a causa della pesante sanzione comminata alla Campania. Ma ci sono ancora troppi impianti in fase di realizzazione, che scontano i soliti, inaccettabili, ritardi burocratici. Tra cui di primaria importanza quelli per il riciclo di carta, plastica e anche umido, non sottovalutando il fatto che queste materie producono comunque scarti non recuperabili che in qualche modo debbono essere smaltiti. L’entrata in funzione di tutti questi impianti di diversa natura è un anello indispensabile per poter contare, anche in Campania, così come già accade in molte regioni del Centro Nord, su un organico ciclo impiantistico di trattamento dei rifiuti. Solo quando sarà definitivamente completato, si potrà evitare sia il ricorso alle discariche, che per fortuna è sempre meno utilizzato, sia il trasporto dei materiali non trattati fuori regione, che ha costi insopportabilmente elevati. Al punto che al Sud si paga mediamente una Tari più elevata rispetto anche ai grandi Comuni settentrionali. I casi emblematici di Milano e Brescia, dove A2A controlla l’intero ciclo dei rifiuti, dimostrano che una gestione ordinata ed efficiente del trattamento del pattume si può fare. E i termovalorizzatori, diffusi in tutto il mondo, non sono e non debbono essere sinonimo di inquinamento e pericolo per la salute. Ci sono, infatti, Paesi come la Danimarca in cui, a Copenaghen, su un grande impianto di tale natura, si sono addirittura costruite piste da sci. Superando quella sindrome di Ninby (non nel mio cortile), che, strumentalmente esasperata da forze politiche come i 5Stelle, finisce per paralizzare con veti inspiegabili la realizzazione di infrastrutture decisive per lo sviluppo. Nel 2024 scelte ispirate da rigurgiti di antimodernismo sono inaccettabili, soprattutto oggi che ci sono le risorse finanziarie stanziate dal Pnrr, parte delle quali è destinata proprio a rendere efficiente il ciclo dei rifiuti. Ed evitando, come purtroppo sta accadendo, che la maggior parte degli investimenti si concentri in poche regioni, in testa Lombardia e Emilia-Romagna, che hanno già presentato progetti e anche appaltato i primi lavori.