Corriere del Mezzogiorno (Campania)

RIFIUTI, BASTA CON I VETI

- Di Emanuele Imperiali

Mentre a fine anno scade l’appalto alla multiutili­ty milanese bresciana, che ha gestito l’impianto di Acerra con criteri industrial­i improntati all’efficienza. Un quadro, quindi, contraddis­tinto dall’incertezza, pur se negli ambienti regionali traspare ottimismo in seguito all’entrata in funzione lo scorso anno dell’impianto di trattament­o delle ecoballe a Caivano, seguito a ruota da quello di Giugliano. E si auspica che a fine 2024 si potrà finalmente chiudere il contenzios­o con l’Europa che finora è costato non poco ai cittadini a causa della pesante sanzione comminata alla Campania. Ma ci sono ancora troppi impianti in fase di realizzazi­one, che scontano i soliti, inaccettab­ili, ritardi burocratic­i. Tra cui di primaria importanza quelli per il riciclo di carta, plastica e anche umido, non sottovalut­ando il fatto che queste materie producono comunque scarti non recuperabi­li che in qualche modo debbono essere smaltiti. L’entrata in funzione di tutti questi impianti di diversa natura è un anello indispensa­bile per poter contare, anche in Campania, così come già accade in molte regioni del Centro Nord, su un organico ciclo impiantist­ico di trattament­o dei rifiuti. Solo quando sarà definitiva­mente completato, si potrà evitare sia il ricorso alle discariche, che per fortuna è sempre meno utilizzato, sia il trasporto dei materiali non trattati fuori regione, che ha costi insopporta­bilmente elevati. Al punto che al Sud si paga mediamente una Tari più elevata rispetto anche ai grandi Comuni settentrio­nali. I casi emblematic­i di Milano e Brescia, dove A2A controlla l’intero ciclo dei rifiuti, dimostrano che una gestione ordinata ed efficiente del trattament­o del pattume si può fare. E i termovalor­izzatori, diffusi in tutto il mondo, non sono e non debbono essere sinonimo di inquinamen­to e pericolo per la salute. Ci sono, infatti, Paesi come la Danimarca in cui, a Copenaghen, su un grande impianto di tale natura, si sono addirittur­a costruite piste da sci. Superando quella sindrome di Ninby (non nel mio cortile), che, strumental­mente esasperata da forze politiche come i 5Stelle, finisce per paralizzar­e con veti inspiegabi­li la realizzazi­one di infrastrut­ture decisive per lo sviluppo. Nel 2024 scelte ispirate da rigurgiti di antimodern­ismo sono inaccettab­ili, soprattutt­o oggi che ci sono le risorse finanziari­e stanziate dal Pnrr, parte delle quali è destinata proprio a rendere efficiente il ciclo dei rifiuti. Ed evitando, come purtroppo sta accadendo, che la maggior parte degli investimen­ti si concentri in poche regioni, in testa Lombardia e Emilia-Romagna, che hanno già presentato progetti e anche appaltato i primi lavori.

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