Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nasce il Condominio sociale Le storie dei nuovi inquilini: «Questo per noi è il paradiso» Entrano 5 famiglie «fragili». Saranno otto i nuclei assegnatari
si spense anche mia suocera. Mi sono ritrovata senza un soldo e con due figli da portare avanti. La ragazza frequentava l’ultimo anno del liceo, il ragazzo si era appena iscritto all’università». Rita Castanò, nel giorno della consegna delle chiavi dell’appartamento in via San Nicola al Nilo dello stabile dove il Comune ha realizzato il condominio sociale, torna indietro con la memoria agli anni difficili che ha attraversato. Cinque le prime famiglie entrate ieri, 8 le assegnatarie.
«Prima del Covid — racconta — ci fu lo sfratto. Poi il sequestro della Procura. Il Comune ci ha sistemati per un paio di anni in un suo stabile al rione Traiano e, nel frattempo, è continuata la mobilitazione del comitato per il diritto all’abitare, dei consiglieri comunali Sergio D’Angelo e Rosario Andreozzi, che ringrazierò sempre, e di altri che ci sono stati vicini. Il Comune ha promosso il bando, ho partecipato ed oggi torno qui. Io ed i miei due figli — entrambi senza un lavoro vero e stabile — abbiamo rischiato di finire in mezzo alla strada». Vincenza Tatucci e Maurizio
Alise sono altri due abitanti del condominio sociale di via San Nicola al Nilo. Quarantacinque anni lei, 48 anni lui. Cinque figli — la più grande ha 15 anni, i più piccoli (due gemelli) 9 — ed un reddito molto basso. «Mio marito — racconta Vincenza — stava con i disoccupati del progetto Bros. Adesso sta lavorando nella manutenzione del verde e dei parchi. Io prendevo il reddito di cittadinanza ed arrangio, a volte, con le bancarelle nel periodo di Natale, ma non siamo in condizione di pagare un affitto a prezzi di mercato». Entrano in una casa di 103 metri quadrati. «Per noi è il paradiso — racconta lei — se si pensa che, dopo la morte dell’anziano che accudivo qui nello stabile, abbiamo vissuto nella sua casa di 38 metri quadrati. Letti, divani, ovunque ci fosse uno spazio mettevamo qualcuno dei figli a dormire».
Gli immobili del Comune adibiti a condominio sociale erano affittati a famiglie ed anziani alcuni decenni fa. Da una ventina di anni, poi, erano stati destinati solo ad anziani. E’ accaduto, però, che dopo la morte degli stessi, siano rimasti nelle case i loro familiari o persone che li avevano accuditi in vita. Occupanti senza titolo, secondo il codice penale. Da lì è scaturita la vicenda degli sfratti e della inchiesta della Procura. Le case sono poi state messe al centro del progetto dell’amministrazione Manfredi di condominio sociale. È composto quest’ultimo da 30 appartamenti per una sperimentazione di due anni.
Ha commentato ieri il vicesindaco Laura Lieto: «Entra nel vivo, attraverso la consegna delle prime abitazioni, il progetto nato per accogliere persone anziane, singoli e nuclei familiari in condizione di disagio abitativo ed in carico ai servizi sociali territoriali», Ogni residente, informano dal Comune, «è chiamato a sottoscrivere un patto sociale che vincolerà la permanenza nel condominio al pagamento di un canone e ad azioni di cura verso gli abitanti anziani e gli spazi comuni». Il condominio sarà amministrato da un ente del terzo settore. Avrà una portineria di quartiere ed una lavanderia sociale. Chiosa Alfonso De Vito, attivista del comitato per il diritto all’abitare: «L’esperimento va riprodotto ed anche per questo il patrimonio pubblico non va venduto. Occorre inoltre intervenire con urgenza sulla bolla speculativa degli affitti turistici e riqualificare l’edilizia residenziale popolare».