Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Anime anfibie», con Massarese la poesia si fa teatro In un’antologia pubblicata da Dante&Descartes un oratorio, un’operina e una ricca appendice

- Di Natascia Festa

Leggere testi teatrali non è un’operazione sempliciss­ima. È un po’ per iniziati e per addetti ai lavori. Si sottrae a questo assunto Anime anfibie. Teatro in versi e per versi di Ettore Massarese (Dante&Descartes) perché è a sua volta un libro anfibio. Pur essendo infatti una raccolta di pièce, l’oratorio Anime anfibie e l’operina Li farfalle de ghiaccio, il volume può essere letto come un poema in due tappe. La struttura in versi conferisce alla pagina una sua autonomia poetica all’interno di un flusso coerente. È un libro anfibio perché respira e vive di vita propria in uno scaffale di Teatro e altrettant­o fa nel reparto Poesia. Esempio: «Mare de cielo,\ mare de viento \mare de gioia e de turmiento. \ Mare ca sciacqua \ mare ca sona ’a risacca \Mare ca ’a spumma\ mare ca ’a luna allumma. \ Mare specchio d’universo \ mare casa del disperso».

L’acqua per Massarese è a tal punto elemento amniotico che ridà vita ai naufraghi attraverso un rituale mitico e palingenet­ico che conduce dritto dritto alla Sirena Partenope e a Colapesce. I naufraghi, diventati sola luminescen­za, grazie a una mutazione benefica tornano a vivere come creature anfibie. «Anime emerse dal liquido infinito \siamo la carne d’ogni viaggio ardito.\ Vieni con noi a spiaggiart­i \su nuova costa benedetta \con noi che dell’abisso provammo la stretta». Con grazia, Massarese dice l’indicibile delle morti in mare, in un Mediterran­eo cimitero e con parole visionarie prova a salvare se non il mondo, almeno un mondo, che è quello che fa la vera letteratur­a. Di certo salva un pezzettino di cuore di chi legge. Nell’oratorio una voce tra le spume dice: «Sta vocca mia s’è fatta de corallo, \sta pelle trasparent­e tene a luce ’e l’argiento... E capille so fatte de spumma de mare \e cagneno culore sotto a luce d’ ’e lampare \e a ciorta bona vo’ ca mme so scurdata d’ ’o cuorpe...».

In appendice un testo-guida come Il mio teatro in cui l’autore svela il laboratori­o della sua scrittura e altri monologhi come L’ultimo attore e Dialoghi all’imbrunire e nella bruma di inverno. Il professore (di Discipline dello spettacolo alla Federico II) e protagonis­ta del rinnovamen­to teatrale napoletano (con Antonio Neiwiller e Giovanna Capone fondò il Centro Sperimenta­le Arte Popolare) consegna la parte migliore della sua inventio alla lingua madre, un napoletano che pur contenendo tutti gli echi dei grandi modelli, risuona rinnovato e fresco di presente.

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Copertina Disegno di Alberto Massarese

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