Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il fianco meridionale dell’Europa
Questo discorso riguarda direttamente anche il nostro Mezzogiorno; e coinvolge non solo l’atteggiamento e la collocazione dei partiti, ma la politica del Governo, e le sue opzioni di fondo. Perché da tempo ormai è venuto il momento per l’Italia di chiedere con decisione e fermezza un riequilibrio verso Sud e verso il Mediterraneo dell’asse portante dell’intera Unione. Da molto tempo il cuore d’Europa batte solo a settentrione, ed essa non ha occhi se non per l’Atlantico: almeno da quando è nata l’Europa degli Stati, dopo la pace di Westfalia, a metà del diciassettesimo secolo. A lungo questo sbilanciamento è stato inevitabile, e per così dire senza alternative. Ma oggi – per la prima volta dopo secoli – non è più così. Ragioni sia geopolitiche, sia geoeconomiche stanno rendendo il Sud Europa uno spazio cruciale, forse di più di tutti gli altri Sud del mondo: il luogo di una indispensabile proiezione dell’Europa tutta intera verso l’Africa e l’Asia; e il Mediterraneo un ponte e un mare che unisce parti del pianeta che dobbiamo pensare come sempre più connesse, e non un confine soltanto da difendere con le cannoniere. Il mare intorno a noi è stato molte cose diverse nella sua storia: ed è stato anche un lago di schiavi, perché l’antichità non è solo monumenti mirabili e gloriose rovine, ma anche terribili scempi e inenarrabili sofferenze, che non vanno cancellate, ma tenute a mente e capite. Certo, oggi ci sono guerre spaventose alle nostre frontiere, che sembrano gelare ogni disegno per l’avvenire. Ma le guerre si vincono anche immaginando la pace che verrà, lavorando per il futuro che dobbiamo saper costruire, e non solo con le armi, pur se talvolta bisogna saperle adoperare con determinazione.
Sarebbe importante perciò che fosse dal Sud, cominciando dal nostro Mezzogiorno, che venissero segnali forti nella direzione giusta. E infatti quel riequilibrio europeo verso il meridione di cui stiamo parlando non sarà mai realizzato se non saranno innanzitutto i popoli e i cittadini meridionali a volerlo e a conquistarlo, con scelte coraggiose, innanzitutto politiche, e con azioni conseguenti, cui dovrebbe contribuire l’intero Paese. In altri termini, se la rinascita del Mezzogiorno non diventerà l’oggetto di un nuovo, grande patto nazionale (uso anch’io questo aggettivo) stretto dall’intero Paese nel nome dell’Europa, e insieme in nome della propria salvezza. Perché non c’è salvezza italiana fuori d’Europa – di un’Europa riequilibrata; e non c’è salvezza italiana, se non c’è insieme una rigenerazione del tessuto civile, politico ed economico del Mezzogiorno.
In questo senso, la campagna per le elezioni di giugno è un’occasione da non perdere. Mi chiedo perciò se non sia il momento, per i partiti che sostengono la giunta, di chiedere al Sindaco di Napoli di farsi promotore di un’iniziativa che potrebbe lasciare un segno. Di procedere, d’intesa con i Sindaci di Marsiglia e di Barcellona (ma l’invito si potrebbe estendere anche ad altre città, se accettano, a cominciare da Atene) all’organizzazione di almeno tre manifestazioni congiunte con al centro la richiesta – fissata in un breve documento – di una nuova e concreta attenzione (in termini di strategie, di priorità, di investimenti, di integrazione) dell’Europa al suo fianco meridionale. Con l’invito, rivolto ai propri cittadini, a votare candidati di partiti che si siano esplicitamente impegnati per il raggiungimento di questo obiettivo. Si potrebbe facilmente lavorare per migliorare questo semplice abbozzo. E si tratterebbe comunque solo di un primo, piccolissimo passo. Ma c’è urgente bisogno di qualcosa che faccia ripartire un’onda, che ricordi a tutti che esiste qualcosa oltre la guerra, e al di là della formazione delle liste su cui votare. C’è l’Europa, con noi, tutti, dentro.