Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«La manutenzione è onerosa, però ci sono i fondi del Mibac» Asprone: «Faremo saggi manuali per vedere se insistono altri cedimenti»
barriere fisiche e cognitive; 6 milioni per il restauro e il consolidamento dell’Arco trionfale; 4,5 milioni per la messa in sicurezza, il superamento delle barriere architettoniche e per il potenziamento degli allestimenti.
«Bisogna capire se il distacco è legato ad un cedimento localizzato o se c’è qualcosa di più ampio».Domenico Asprone, che è professore ordinario alla Federico II di Tecnica delle Costruzioni e fa parte dello staff tecnico del sindaco Manfredi, che pure è docente universitario di Tecnica delle Costruzioni, commenta quanto accaduto ieri in tarda mattinata al Maschio Angioino
Come si capirà?
«Va fatto qualche saggio. Si verificherà anche se è necessario provocare il distacco di qualche altro elemento che rischia di cadere».
Professore, va detto però che ieri poteva morire qualcuno se fosse stato colpito dalla pietra. Come poteva morire qualcuno ad ottobre, quando si distaccò un’altra grossa pietra e cadde in via Acton. Possibile che ci si debba affidare alla buona sorte e non si riesca a mettere in sicurezza uno dei monumenti simbolo di Napoli?
«In relazione alla manutenzione occorrerebbe chiedere agli uffici. Sicuramente è molto onerosa, perché il Maschio Angioino è un sito molto complicato e presenta diversi elementi di criticità. Sono opere che richiedono investimenti importanti ed una continua manutenzione. Sicuramente c’è bisogno di attenzione e per questo si sta lavorando al progetto di rifacimento delle facciate per un intervento più radicale. Ci sono i fondi del ministero della Cultura».
Il ministro Sangiuliano annunciò lo stanziamento ormai quasi un anno fa. Perché gli interventi non sono ancora iniziati?
«Su questo possono rispondere certamente gli uffici tecnici».
Non si potrebbe nell’attesa almeno monitorare le strutture del Maschio Angioino con droni e sensori, per capire se ci sono pericoli di caduta e distacchi di pietre, e agire di conseguenza, per esempio creando percorsi protetti?
«Non esiste il raggio laser che ci permetta di capire se il sottofondo di un elemento di modanatura si sta sfaldando.
Ci sono tecnologie che si adoperano quando si interviene per riparare, ma il saggio manuale resta la tecnologia principe».
L’inquinamento e i mutamenti climatici, con episodi sempre più frequenti di piogge torrenziali e tempeste di vento, possono svolgere un ruolo nell’accelerare degrado e instabilità delle facciate?
«Non sono di certo gli elementi più importanti. È fuor di dubbio che possono contribuire ad accelerare certi fenomeni. Sarebbe sbagliato, però, ritenere che la colpa del distacco delle pietre dalla facciata sia dell’inquinamento atmosferico o del clima che cambia».
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