Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- Di Candida Morvillo Domenico Giò

Cara Candida, mi chiamo Domenico, ho diciassett­e anni e frequento il liceo scientific­o. Negli ultimi mesi il mio diario di scuola è pieno di poesie, i libri pieni di disegni geometrici, i bordi delle pagine del libro di fisica- solitament­e decorati con le dimostrazi­oni delle formule- sono diventati la tela sulla quale dipingere i miei pensieri. La causa di tutto è una delusione d’amore. Il mio primo (forse) vero amore, conosciuto per le vie del centro della mia città, dovendo partire per Bolzano per gli studi universita­ri, aveva deciso di mantenere la nostra promessa d’amore. Tuttavia dopo solo una settimana scopro che i suoi sentimenti erano cambiati nonostante gli otto mesi passati pienamente assieme. Probabilme­nte la lontananza della relazione aveva influito nella sua scelta, probabilme­nte la nuova realtà a Bolzano lo ha portato a chiudere un capitolo della sua vita, probabilme­nte non eravamo fatti per stare insieme. Tuttavia io ho sempre sperato, sono rimasto fermo a guardare un treno che pian piano si allontanav­a dalla stazione del mio cuore. Dopo diversi mesi trascorsi con la presenza calorosa dei miei amici, quella sofferenza della nostra divisione si era calmata (ad eccezione di alcuni momenti di ricaduta). Così sono arrivato a scrivere testuali parole su di un foglio: «Ci amammo così tanto che la medicina della lontananza allietò il nostro sottile dolore». Forse quello che pensavo fosse amore era ciò che mi aveva fatto stare male, forse quella lontananza era stata una medicina per placare quella storia tenera tra noi che ci ha lasciato grandi cicatrici nel cuore. Rimango tuttora confuso ed è questo il motivo per cui le scrivo e continuo a scrivere, cercando di trovare tra figure retoriche e poesie il senso di questo mio sentire. È tutto un forse, una grande indecision­e; spero che la lontananza, nonché il tempo usato per sfogarmi un po’, possa essere utile per trovare una pace dall’oblio in cui mi trovo. Cosa ne pensa lei, Candida? È possibile dire che la distanza di una relazione metta alla prova la validità dell’amore? È giusto dire, quindi, che il tempo è anche una medicina?

Caro Domenico, l’amore dura quando entrambi mettono nella relazione pari energia. La persona di cui lei è innamorato ha messo altrove la sua energia e a lei non resta che sperare o dimenticar­e. La distanza mette alla prova tutti i sentimenti e sopra ogni cosa l’amore. Il più delle volte, lo consuma, perché solo quando si è fortemente consapevol­i di ciò che l’altro aggiunge alla nostra vita siamo in grado di preservare la fiamma che ci lega a un’altra persona che sta a chilometri di distanza. Il tempo guarisce le pene d’amore, ma più di ogni cosa le guarisce la consapevol­ezza che non abbiamo alcun potere sugli altri, ma solo su noi stessi. Lei come tutti non ha il potere di farsi amare da chi è altrove affaccenda­to, ma ha il potere di non soffrire per amore. Deve solo volerlo e quindi smettere di crogiolars­i nel dolore, nell’incertezza, nelle domande che non servono a niente. L’unica domanda a cui vale la pena rispondere, per farne tesoro per il futuro, è se quello che ha dato è ricevuto è amore. È amore, era amore, se stando insieme vi rendevate migliori, più carichi di vita, forza, slancio, desiderio di dare il meglio di voi stessi. Altrimenti, era possesso o era pura attrazione o un banale abbaglio. Sprechiamo tempo a struggerci per sentimenti che non valgono il loro prezzo. Lei ha l’età per imparare a dare un nome alle emozioni e far tesoro di ciò che impara. Il tempo aiuta a guarire da tutto, ma la conoscenza di se stessi accelera pazzescame­nte il tempo che serve per

guarire da qualunque cosa. Può essere che da questo esercizio lei esca dicendosi che il vostro era amore, ma resta il fatto che il suo oggetto d’amore non vuole più stare in quella magia. Magari cambierà idea, magari vi ritroveret­e, però ciò che è importante è che lei nel frattempo recuperi la serenità e quell’energia vitale che le serve per essere felice, propositiv­o e pronto a ogni nuovo incontro e esperienza che la vita vorrà metterle davanti.

Con un partner dispettoso è meglio non fidarsi

Cara Candida, ho conosciuto su una App di incontri un mio coetaneo, quarantenn­e. Nella foto, mi ha colpito subito il suo sguardo sincero. L’ho incontrato e mi è piaciuto molto. Siamo usciti due volte e la seconda volta è successo qualcosa di bello e forte. Ogni giorno mi scrive qualcosa di carino, ma io sento che mi nasconde qualcosa perché non ha voluto darmi il numero di telefono e ci scriviamo solo su Telegram. Sono convinta che abbia un’altra donna, anche se lui nega. Quando gli ho chiesto perché non mi dà il suo cellulare mi ha risposto che io per prima, sulla App, gli avevo proposto Telegram invece di WhatsApp. Ma non riesco a credergli e ho paura di perdere tempo, perché lui mi prende molto, mi distrae dal lavoro e non voglio subire altre delusioni. Che ne pensi?

Cara Giò, se avessi una fidanzata, più che altro, eviterei di mettere la mia faccia su una App d’incontri. A me sembra che il ragazzo sia dispettoso, un po’vendicativ­o e soprattutt­o si prenda gioco della sua diffidenza. Lei fa bene a essere cauta, ma si ricordi che la scusa della mancanza di tempo può valere per tutto tranne che per l’amore: quando si ama, ricambiati, e felicement­e, l’amore moltiplica l’energia che ci serve per fare tutte le altre cose che dobbiamo fare.

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A fianco, un dipinto di Modigliani
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