Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pugliese,la Nave nera e la poetica dell’imprevisto
Malacqua - Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario è il solo romanzo scritto da Nicola Pugliese ed è a tutti gli effetti un capolavoro oscuro e strano, curioso, nebuloso eppure precisissimo, ma soprattutto leggendario. Pubblicato da Einaudi nel 1977 e poi nel ’78, scomparso dalle librerie per volontà del suo autore, riappare pubblicato da Pironti nel 2013. Ottiene in giro per il mondo tutto il riconoscimento che merita, torna in Italia e lo ripubblica Bompiani nel ’22.
A leggere e rileggere Malacqua si capisce quasi tutto al riguardo del suo autore, ma si tratta pur sempre di indizi. Perché un solo libro rivela e non svela. La Nave Nera, l’unico altro libro pubblicato da Nicola Pugliese - per la prima volta nel 2008, quarant’anni dopo Malacqua e quattro anni prima della morte - torna oggi in libreria grazie a Polidoro. È una raccolta di racconti e questo ci aiuta a «decifrare». Perché letti gli otto racconti de La Nave Nera - tutti della stessa lunghezza, suppergiù 10-12 pagine - sappiamo che il «pensiero labirintico» di Nicola Pugliese è sempre in cerca della «vera verità». Solo nel primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, Pugliese usa questa espressione due volte. Serve a far esplodere il fiabesco. È l’artificio che affonda la narrazione nell’assoluta realtà e al contempo rende la fiaba tangibile e onnipresente.
Dall’unione di Malacqua e La Nave Nera sappiamo che per Nicola Pugliese la vita è quella cosa che ci accade mentre facciamo altro. Che fermarsi a contemplare e capire la vita è il contrario di viverla, e pensare a quanto ci accade è già rimanere indietro. È una rincorsa o uno scorrimento troppo veloce. Si vive ruzzolando, senza accorgersi d’esistere fino a che non avviene qualcosa di straordinario.
Le nove storie che compongono l’opera di Nicola Pugliese sono un’unica grande vicenda di distrazione e sbigottimento. In tutte, ma proprio tutte avviene «l’accadimento insolito, inusitato» o il «fatto insolito e impreveti?, di accadimento non tanto programmabile e assimilabile con una smorfia». «Tutto assumeva i non confondibili dati dell’assurdo» eppure «la vita è ragionevolezza».
Dunque la «vera verità» è il desiderio di comprendere a cosa partecipiamo, e tentare di esaudirlo ci rende meno partecipi. «Perché non so se ci avete fatto caso: malinconica allegria, immeritato dolore, questo tempo trascorre e trascorre, e dunque cosa?, creare la frattura?, l’interruzione?, uno strapparsi brusco e sanguinante dei tessue per cosa poi?, per una Nave Nera ch’è scivolata di notte dentro il Golfo? (...) Non si può mica restare fermi con la borsa in mano a guardare da che parte vanno le navi, staremmo freschi, se volessimo guardare ogni mattina, staremmo freschi davvero, non è mica in quella Nave Nera la vita che state cercando ora affannosamente, non è mica in quella nave, e sapete perché?, perché quella nave è partita, e se è partita vuol dire che non valeva niente, niente di niente, cosa volete che conti - ditemi voi - una nave che praticamente non c’è?».
E che si tratti di una nave nera o di un agenda misteriosamente «sbagliata» o di un articolo del Roma che narra in presa diretta della vita e della morte di chi lo legge, le storie di Nicola Pugliese sono tutte fiabe realistiche.
«La scintilla scatenante della scrittura» dice Pugliese in una vecchia intervista, «fu il fatto che facendo il giornalista mi dovevo occupare tutne ti i giorni di un sacco di cose di cui non me ne fregava assolutamente niente. Ero molto poco soddisfatto di questo tipo di lavoro, e siccome la mia formazione andava da tutta altra parte, andava più sulla letteratura, e allora unendo i due mondi detti vita a Malacqua. Che poi non riuscii nemmeno a correggere come si deve, perché lo scrissi in quarantacinque giorni».
Dunque il fiabesco salva dalla noia della realtà, il fiabesco come utensile grazie al quale la realtà diventa più viva e profonda. E alla precisioduto,
In libreria per Polidoro i racconti dell’autore di «Malacqua»: otto testi che compongono un unico universo narrativo
del giornalista - Nicola Pugliese ha scritto per tanti e tanti anni sulle pagine del Roma - si unisce la voglia di fuga ed evasione. «E conta, e verifica, e calcola i tempi, e fa supposizioni, e aspetta, per quanto possibile, perché non è vero, se tu ti fermi e resti con questa forza tua, vedrai, alla fine succede, tu stattene qua fermo e inchiodato, spingi la vita ai margini, al confine: forzala, torcile il collo, tienila ferma: questa stupida debole insignificante vita, evanescenza futile, scorta di sentimentalismo, detrito, cartaccia, rifiuto, vomito del cervello triste».
E con i «soli» Malacqua e La Nave Nera, assieme poco più di 300 pagine, le non poche parole che Nicola Pugliese ha scritto, messe assieme, formano un’opera singolare e dalla poetica precisissima. Viene da pensare che Nicola Pugliese abbia scritto quanto gli serviva, come se avesse scelto anche tutto quello che non ha mai scritto.