Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ORA BISOGNA SOLO RICOSTRUIR­E BASTA PUNTARE SUGLI YES MEN

- Di Vittorio Zambardino

Ec’erano quelli per i quali la guerra era stata una follia e che il fascismo era stato buono fino a quando sulla scena non era arrivato Hitler. Come si può ben capire, la discussion­e non approdava mai a niente, essendo un rito tribale di elaborazio­ne del lutto che si perdeva in un eccesso di finta informazio­ne e di pregiudizi. Pubblico e media sul Napoli sono un po’ in questo stato: colpa di Adl che ha distrutto il giocattolo; dei giocatori «mercenari» e senza fame; dei tre allenatori inadeguati, di Osimhen che se n’è «andato di testa».

I critici seri si astengono dal costruire scenari per l’anno prossimo, perché tanto è chiaro che sarà ancora una volta Aurelio De Laurentiis a decidere per sé, per i suoi e soprattutt­o per noi. Il timore che scelga male è forte. Lo farà inseguendo i sogni, come ha fatto per tutto quest’anno e quindi finirà per richiamare Maurizio Sarri o, peggio, per ingaggiare Vincenzo Italiano.

Intanto l’errore di metodo: l’allenatore lo sceglie lui, prima di aver ingaggiato un direttore sportivo? Se quest’anno non fosse bastato a convincere il padrone del Napoli che la parte tecnica è un mestiere che lui non può assolutame­nte fare, saremmo davvero nei guai. Scelga chi vuole come direttore tecnico, escludendo gli «yes men»: serve gente competente e di carattere, altrimenti il rischio è quello di vendere e comprare un numero a due cifre di giocatori, svenarsi, e restare, come dice giustament­e il commentato­re Paolo Del Genio, nella dimensione dell’ottavo decimo posto. Un rischio reale.

In questi giorni circola sui social una dichiarazi­one del centravant­i Marco Borriello che descrive il clima di terrore e superlavor­o che vigeva nella prima Juventus scudettata di Conte: «E si sentivano le maleparole in napoletano di Fabio Quagliarel­la».

Conte è il caso a parte di De Laurentiis, la sua idea che per ritornare al vertice si possa prendere la scorciatoi­a dell’uomo sempre vincente - e sempre in conflitto con la società spingendo per acquisti costosi. Siamo sicuri che sia questa la strada? Al posto dell’idea della squadra di calcio come una compagnia di disciplina ma vincente, non si potrebbe pensare a un uomo mite ma competente che porta la squadra ad una crescita «organica», graduale, ma consistent­e? No, non Italiano: che lascia la Fiorentina addirittur­a dietro il Napoli, anche se ti fa spendere meno di Conte. Ci vuole un allenatore uomo di calcio che alleni con la stima e l’affetto per e dei giocatori. Un esempio? Daniele De Rossi, uno come lui.

Le cifre societarie sono note e la gigantesca ristruttur­azione cui si pensa dovrà fare i conti con i mancati incassi (Champions, Mondiale per club) e con gli impegni che la furia di De Laurentiis sullo stadio potrebbe comportare - ponendo che il Comune sia d’accordo. Anche la ristruttur­azione più sparagnina di Fuorigrott­a comporta spese ingenti, a meno che non si pensi di far pagare ancora Pantalone. Se si risparmia si rischia di non dare alla società quell’impianto che la valorizza. Dovete scusarci, ma riteniamo l’idea di altri stadi così come l’impianto per il settore giovanile come pura propaganda, soprattutt­o adesso che arrivano le vacche magre.

Quanto ci vuole per tornare fra i grandi, ammesso che è lì che si voglia arrivare e non ad addobbare il cavallo perché qualcuno se lo compri? E qual è la perdita di valore della rosa dopo lo sfascio di quest’anno e infatti mantenere il valore del parco giocatori facendo buone partite è forse l’unica motivazion­e per i restanti otto impegni che arrivano. Mai mollare, si perdono soldi. La nostra idea qui è che non si possa fare un «fuori tutto», come un negozio che sta fallendo. Intanto, come detto, non sai quanto ricaverai dalle partenze e quanto ti costerà ricostruir­e da zero. Nel differenzi­ale fra vendite e acquisti c’è una delle chiavi del mercato. Col paradosso che ti chiederann­o i migliori mentre tu vuoi vendere i meno valorizzat­i. E veniamo ai nomi.

Ma davvero abbiamo bisogno di far fuori Alex Meret? Con Gollini, quello dei portieri è il reparto meno disastrato. Opinione impopolare, ma se le i forcaioli che odiano Meret si convincess­ero che i gol che si prendono difendono dal gioco della squadra, saremmo un pezzo avanti. Ma la società è fissata con Caprile.

Grande affetto per Juan Jesus ma sarebbe meglio prepararlo a un ruolo da dirigente. Mario Rui è come uno di famiglia, ma Olivera vorrà restare? Sui centrali ci vuole un investimen­to: liberateci della presenza di Natan. Direte, e chi vuoi comprare? I nomi noti e buoni sono costosi, il mo

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