Corriere del Mezzogiorno (Campania)
ORA BISOGNA SOLO RICOSTRUIRE BASTA PUNTARE SUGLI YES MEN
Ec’erano quelli per i quali la guerra era stata una follia e che il fascismo era stato buono fino a quando sulla scena non era arrivato Hitler. Come si può ben capire, la discussione non approdava mai a niente, essendo un rito tribale di elaborazione del lutto che si perdeva in un eccesso di finta informazione e di pregiudizi. Pubblico e media sul Napoli sono un po’ in questo stato: colpa di Adl che ha distrutto il giocattolo; dei giocatori «mercenari» e senza fame; dei tre allenatori inadeguati, di Osimhen che se n’è «andato di testa».
I critici seri si astengono dal costruire scenari per l’anno prossimo, perché tanto è chiaro che sarà ancora una volta Aurelio De Laurentiis a decidere per sé, per i suoi e soprattutto per noi. Il timore che scelga male è forte. Lo farà inseguendo i sogni, come ha fatto per tutto quest’anno e quindi finirà per richiamare Maurizio Sarri o, peggio, per ingaggiare Vincenzo Italiano.
Intanto l’errore di metodo: l’allenatore lo sceglie lui, prima di aver ingaggiato un direttore sportivo? Se quest’anno non fosse bastato a convincere il padrone del Napoli che la parte tecnica è un mestiere che lui non può assolutamente fare, saremmo davvero nei guai. Scelga chi vuole come direttore tecnico, escludendo gli «yes men»: serve gente competente e di carattere, altrimenti il rischio è quello di vendere e comprare un numero a due cifre di giocatori, svenarsi, e restare, come dice giustamente il commentatore Paolo Del Genio, nella dimensione dell’ottavo decimo posto. Un rischio reale.
In questi giorni circola sui social una dichiarazione del centravanti Marco Borriello che descrive il clima di terrore e superlavoro che vigeva nella prima Juventus scudettata di Conte: «E si sentivano le maleparole in napoletano di Fabio Quagliarella».
Conte è il caso a parte di De Laurentiis, la sua idea che per ritornare al vertice si possa prendere la scorciatoia dell’uomo sempre vincente - e sempre in conflitto con la società spingendo per acquisti costosi. Siamo sicuri che sia questa la strada? Al posto dell’idea della squadra di calcio come una compagnia di disciplina ma vincente, non si potrebbe pensare a un uomo mite ma competente che porta la squadra ad una crescita «organica», graduale, ma consistente? No, non Italiano: che lascia la Fiorentina addirittura dietro il Napoli, anche se ti fa spendere meno di Conte. Ci vuole un allenatore uomo di calcio che alleni con la stima e l’affetto per e dei giocatori. Un esempio? Daniele De Rossi, uno come lui.
Le cifre societarie sono note e la gigantesca ristrutturazione cui si pensa dovrà fare i conti con i mancati incassi (Champions, Mondiale per club) e con gli impegni che la furia di De Laurentiis sullo stadio potrebbe comportare - ponendo che il Comune sia d’accordo. Anche la ristrutturazione più sparagnina di Fuorigrotta comporta spese ingenti, a meno che non si pensi di far pagare ancora Pantalone. Se si risparmia si rischia di non dare alla società quell’impianto che la valorizza. Dovete scusarci, ma riteniamo l’idea di altri stadi così come l’impianto per il settore giovanile come pura propaganda, soprattutto adesso che arrivano le vacche magre.
Quanto ci vuole per tornare fra i grandi, ammesso che è lì che si voglia arrivare e non ad addobbare il cavallo perché qualcuno se lo compri? E qual è la perdita di valore della rosa dopo lo sfascio di quest’anno e infatti mantenere il valore del parco giocatori facendo buone partite è forse l’unica motivazione per i restanti otto impegni che arrivano. Mai mollare, si perdono soldi. La nostra idea qui è che non si possa fare un «fuori tutto», come un negozio che sta fallendo. Intanto, come detto, non sai quanto ricaverai dalle partenze e quanto ti costerà ricostruire da zero. Nel differenziale fra vendite e acquisti c’è una delle chiavi del mercato. Col paradosso che ti chiederanno i migliori mentre tu vuoi vendere i meno valorizzati. E veniamo ai nomi.
Ma davvero abbiamo bisogno di far fuori Alex Meret? Con Gollini, quello dei portieri è il reparto meno disastrato. Opinione impopolare, ma se le i forcaioli che odiano Meret si convincessero che i gol che si prendono difendono dal gioco della squadra, saremmo un pezzo avanti. Ma la società è fissata con Caprile.
Grande affetto per Juan Jesus ma sarebbe meglio prepararlo a un ruolo da dirigente. Mario Rui è come uno di famiglia, ma Olivera vorrà restare? Sui centrali ci vuole un investimento: liberateci della presenza di Natan. Direte, e chi vuoi comprare? I nomi noti e buoni sono costosi, il mo