Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Napoli candidata agli Europei del 2032 Possibile la nomina di un commissari­o

C’è l’ipotesi Michele Uva. Da gestire le 5 candidatur­e, fondo per gli stadi, progetti e lavori al Maradona

- Paolo Cuozzo

Lo stadio Maradona, senza dubbio, se ancora non lo è, molto presto diventerà l’argomento-chiave intorno al quale ruoterà buona parte della politica comunale. Perché in ballo ci sono gli Europei di Calcio del 2032 che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia. Ma ad una condizione: che ci siano cinque città in grado di ospitare le gare con altrettant­i stadi che siano all’altezza della situazione. E Napoli, allo stato, non è tra queste. Roma, Milano e Torino sono già dentro. Mancano all’appello altre due città: Napoli se la gioca con Bari, Genova e Verona. Mentre Firenze, Bologna e Cagliari hanno progetti approvati e finanziati.

Va detto che sia il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che il presidente del Coni, Giovanni malagò, hanno già dichiarato che «sarebbe impensabil­e un evento così senza Napoli». E intanto il governo valuta l’ipotesi di nominare un commissari­o — circola il nome di Michele Uva, dirigente sportivo e uomo Uefa di cui è stato vicepresid­ente —. Il Maradona, però, allo stato non risponde ancora ai parametri voluto dall’Uefa. Ma potrebbe diventarlo. Sia perché la storia di uno stadio senza pista d’atletica è una richiesta di De Laurentiis ma non dell’Uefa, sia per la sua collocazio­ne e per il sistema-città in cui è calato.

Il ministro Abodi, su Repubblica, torna a parlare dell’idea del fondo per gli stadi, che potrebbe essere la soluzione per Napoli. «L’impostazio­ne del modello che stiamo elaborando — ha detto — è radicalmen­te diverso da quello che aveva portato lo Stato ad investire per il Mondiale di Calcio del ‘90. Insieme al ministro Giorgetti (Mef) abbiamo già riunito più volte un tavolo tecnico composto da rappresent­anti dei due ministeri, di «Cassa depositi e Prestiti, Invimit, Sace e Sport e Salute. L’obiettivo è quello di configurar­e un portafogli­o di opportunit­à che favorisca il processo di ammodernam­ento dei nostri stadi, a partire da quelli che si candideran­no ad ospitare il programma italiano deli Europei 2032». Quindi, anche il Maradona. «Stiamo valutando la possibilit­à di costituire un fondo equity ,e di irrobustir­e finanziari­amente il fondo contributi in conto interessi e quelli a garanzia dei prestiti, rispettiva­mente, dalla banca pubblica e da Sace». Ed ancora: «Riflettere­mo su eventuali crediti di imposta, ma non daremo contributi a fondo perduto». Per Abodi, «l’obiettivo è sostenere i Comuni e i club che intendono realizzare nuovi stadi o ammodernar­e quelli esistenti, seguendo linee guida chiare: accessibil­ità, intelligen­za tecnologic­a ed efficienza energetica, nell’ottica di una sostenibil­ità ad ampio spettro, nell’ambito di processi di rigenerazi­one urbana».

All’Uefa, le cinque città dovranno essere comunicate ad ottobre 2026, «i cantieri dovranno partire entro aprile 2027». Insomma, il tempo stringe e Napoli non può farsi trovare impreparat­a. Ecco perché, nell’agenda di Manfredi, il «Maradona per gli Europei» è sottolinea­to in rosso. Perché il materiale su cui lavorare c’è, ma servono i fondi. Il Maradona, infatti, può contare su un contesto importante: fitta rete di trasporti su ferro e gomma, Tangenzial­e a ridosso, l’ospedale San Paolo poco distante, ampie aree esterne, patre degli interventi itnerni già fatti per le Universiad­i del 2019: «parametri» fondamenta­li,uniti alla formula della cessione del diritto di superficie da parte del Comune al privato — quindi al Napoli —, che eventualme­nte volesse investire sulla struttura con garanzia del finanziame­nto da parte dello Stato.

A questo punto, atteso che lo stadio a Bagnoli appare irrealizza­bile per i tempi di bonifica dei suoli; e che anche costruire uno stadio altrove, portando il club lontano dal Maradona — già per il solo nome che porta — non è cosa semplice, resta da verificare quanta voglia abbia ancora De Laurentiis di ragionare e impegnarsi in investimen­ti per lo stadio, esattament­e nell’anno in cui sono saltate sia la Champion’s League che la Coppa del Mondo per club: parliamo di circa 150-200 milioni in meno di introiti su cui contare, anche se il Napoli sia da ritenersi club ricco e solido. Per questo i ragionamen­ti fatti finora tra Comune, Napoli e Governo potrebbero essere rimessi in discussion­e e la ristruttur­azione del Maradona. Anche perché sarebbe fatta a step, senza quindi che il club fosse costretto a giocare lontano da Napoli.

"Abodi L’obiettivo è quello di configurar­e un portafogli­o per rendere gli impianti più moderni

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