Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL «BELLISSIMO» ASCENSORE CHE DETURPA MONTE ECHIA
USEGUE DALLA PRIMA na polemica, ahinoi, che rimarrà sterile giacché, partita già anni addietro, è rimasta spenta dal continuato silenzio dell’amministrazione e della Soprintendenza, senza che nulla fosse risposto, anzi, rifiutando persino quanto gli si suggeriva per limitare il danno che la sovrastruttura dell’impianto avrebbe arrecato alla vista del meraviglioso panorama visibile dall’eccezionale belvedere del Monte.Della polemica ormai «sterile», della quale ora si potrebbe soltanto dire «A futura memoria», ne ha detto giorni addietro Donatella Mazzoleni (già professore ordinario di Progettazione architettonica della Federico II) in un recente, pregevole e puntuale commento («la Repubblica – Napoli», 20 marzo). Un commento, questo della Mazzoleni, esemplare e preciso della storia del progetto, degli errori progettuali, forse anche peggiorati in esecuzione, e della sua conclusione ignorante, che ha ignorato cioè tutto quanto espresso contro in anni e anni.
A nulla hanno potuto le proteste motivate di professionisti, associazioni e privati che hanno meritato soltanto il silenzio delle Amministrazioni. Non si sa oggi cosa poter fare, se non denunciare a parole il colpevole comportamento di progettisti, amministratori, Soprintendenza ecc., senza alcun possibile risultato.
Resta forse soltanto, lo si ripete, poter ascrivere il suo intervento in un dossier «A futura memoria», così come quanto fatto contro lo scellerato restyling di via Partenope, anche evidenziando il silenzio colpevole dei responsabili di uno snaturamento di un sito storico.
Approda ora a conclusione un’operazione che tocca un «luogo speciale di contemplazione e di raro silenzio», un’operazione «attuata in modo architettonicamente incontrollata e con forzature eccessive».
Sono vari gli «errori» del progetto segnalati da Mazzoleni, e tra questi: un sovradimensionamento dell’intervento e dell’impianto (scala elicoidale e ascensori) che ha sventrato molto il masso tufaceo naturale; un arrivo in sommità non limitato al livello del camminamento inferiore preesistente e comportante un volume in più che ha suscitato numerose proteste, ma «risultato alla fine imposto con una forzatura delle regole urbanistiche e paesaggistiche, in nome di una velocizzazione della chiusura del cantiere».
Piace riportare ancóra quanto asserito da Mazzoleni: «L’assessore Cosenza concentra il suo sguardo sull’apparato metallico di elevazione (rampa elicoidale e cabine ascensori) e lo dice “bellissimo”. Con tutto il rispetto per l’ingegneria, questo è orgoglio tecnico, ma non basta dire “bellezza” quando manca – come è mancata qui – ogni attenzione alle qualità sensibili dello spazio interno ed esterno, del contesto e del paesaggio circostante. Quando l’Architettura è stata nei fatti umiliata ed esautorata».
Siamo anche noi ad augurarci, ormai, che il luogo non venga “sequestrato” privatizzandolo malamente con un’annunciata buvette e con suoi inevitabili tavolini.
Al fine di evitare che il Monte Echia «divenga un cattivo simbolo di Napoli come emblema della svendita dei suoi valori attrattivi al consumo di massa».
Il problema è sempre lo stesso, quello che caratterizza l’Amministrazione napoletana: la cittadinanza non viene mai in partenza informata dei progetti che l’Amministrazione intende realizzare e quindi non dà occasione di intervenire con osservazioni e suggerimenti, e non soltanto ai singoli cittadini, ma anche a Ordini professionali, urbanisti, architetti, storici dell’architettura ecc. Ciò non avviene né in origine né in fase di studio del progetto esecutivo. E, spiace dirlo, senza che la Soprintendenza sia sempre pronta e accorta nelle approvazioni.
"Il futuro Ci auguriamo che questo luogo non venga privatizzato con buvette e tavolini