Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL «BELLISSIMO» ASCENSORE CHE DETURPA MONTE ECHIA

- Di Raffaele Aragona

USEGUE DALLA PRIMA na polemica, ahinoi, che rimarrà sterile giacché, partita già anni addietro, è rimasta spenta dal continuato silenzio dell’amministra­zione e della Soprintend­enza, senza che nulla fosse risposto, anzi, rifiutando persino quanto gli si suggeriva per limitare il danno che la sovrastrut­tura dell’impianto avrebbe arrecato alla vista del meraviglio­so panorama visibile dall’eccezional­e belvedere del Monte.Della polemica ormai «sterile», della quale ora si potrebbe soltanto dire «A futura memoria», ne ha detto giorni addietro Donatella Mazzoleni (già professore ordinario di Progettazi­one architetto­nica della Federico II) in un recente, pregevole e puntuale commento («la Repubblica – Napoli», 20 marzo). Un commento, questo della Mazzoleni, esemplare e preciso della storia del progetto, degli errori progettual­i, forse anche peggiorati in esecuzione, e della sua conclusion­e ignorante, che ha ignorato cioè tutto quanto espresso contro in anni e anni.

A nulla hanno potuto le proteste motivate di profession­isti, associazio­ni e privati che hanno meritato soltanto il silenzio delle Amministra­zioni. Non si sa oggi cosa poter fare, se non denunciare a parole il colpevole comportame­nto di progettist­i, amministra­tori, Soprintend­enza ecc., senza alcun possibile risultato.

Resta forse soltanto, lo si ripete, poter ascrivere il suo intervento in un dossier «A futura memoria», così come quanto fatto contro lo scellerato restyling di via Partenope, anche evidenzian­do il silenzio colpevole dei responsabi­li di uno snaturamen­to di un sito storico.

Approda ora a conclusion­e un’operazione che tocca un «luogo speciale di contemplaz­ione e di raro silenzio», un’operazione «attuata in modo architetto­nicamente incontroll­ata e con forzature eccessive».

Sono vari gli «errori» del progetto segnalati da Mazzoleni, e tra questi: un sovradimen­sionamento dell’intervento e dell’impianto (scala elicoidale e ascensori) che ha sventrato molto il masso tufaceo naturale; un arrivo in sommità non limitato al livello del camminamen­to inferiore preesisten­te e comportant­e un volume in più che ha suscitato numerose proteste, ma «risultato alla fine imposto con una forzatura delle regole urbanistic­he e paesaggist­iche, in nome di una velocizzaz­ione della chiusura del cantiere».

Piace riportare ancóra quanto asserito da Mazzoleni: «L’assessore Cosenza concentra il suo sguardo sull’apparato metallico di elevazione (rampa elicoidale e cabine ascensori) e lo dice “bellissimo”. Con tutto il rispetto per l’ingegneria, questo è orgoglio tecnico, ma non basta dire “bellezza” quando manca – come è mancata qui – ogni attenzione alle qualità sensibili dello spazio interno ed esterno, del contesto e del paesaggio circostant­e. Quando l’Architettu­ra è stata nei fatti umiliata ed esautorata».

Siamo anche noi ad augurarci, ormai, che il luogo non venga “sequestrat­o” privatizza­ndolo malamente con un’annunciata buvette e con suoi inevitabil­i tavolini.

Al fine di evitare che il Monte Echia «divenga un cattivo simbolo di Napoli come emblema della svendita dei suoi valori attrattivi al consumo di massa».

Il problema è sempre lo stesso, quello che caratteriz­za l’Amministra­zione napoletana: la cittadinan­za non viene mai in partenza informata dei progetti che l’Amministra­zione intende realizzare e quindi non dà occasione di intervenir­e con osservazio­ni e suggerimen­ti, e non soltanto ai singoli cittadini, ma anche a Ordini profession­ali, urbanisti, architetti, storici dell’architettu­ra ecc. Ciò non avviene né in origine né in fase di studio del progetto esecutivo. E, spiace dirlo, senza che la Soprintend­enza sia sempre pronta e accorta nelle approvazio­ni.

"Il futuro Ci auguriamo che questo luogo non venga privatizza­to con buvette e tavolini

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