Corriere del Mezzogiorno (Campania)
DONNE E VIOLENZA, SCELTE URGENTI
Èstato chiamato in causa il mondo sanitario e le associazioni di donne rispetto all’esigenza delle vittime di violenza di poter utilizzare percorsi ospedalieri loro dedicati, per intercettarne i bisogni di tutela e farsi carico delle lesioni fisiche e psichiche provocate dalla violenza.
Forse non tutti sanno che i Percorsi rosa non sono un optional, ma imposti per legge nazionale e regionale in tutte le aziende ospedaliere, sedi di Pronto soccorso e ovunque si segnali un’emergenza. Ma hanno sempre funzionato a singhiozzo: alcuni, cancellati durante la pandemia e mai ripristinati; molti mai istituiti. E pensare che la regione Campania ha un primato nazionale: aveva infatti cominciato, prima tra tutte le regioni, a istituire i percorsi rosa già nel 2009 (la legge è del 2015) con l’innovazione della doppia refertazione, medica e psicologica, quest’ultima statuita con delibera regionale nel 2020.
È per questo che alcune associazioni, tra cui Salute donna e Psy-com Protocollo Napoli, hanno invitato gli operatori della sanità a fare il punto della situazione con i referenti istituzionali: la presidente dell’Osservatorio regionale sulla violenza Rosaria Bruno, la presidente della Consulta regionale delle donne Ilaria Perrelli e la consigliera regionale Roberta Gaeta, con cui hanno condiviso la decisione di dar vita ad un tavolo di confronto mirato, innanzitutto, alla mappatura dell’esistente e poi alla formazione degli operatori del circuito ospedaliero e territoriale e al consolidamento e implementazione delle esperienze.
Il secondo tema di cruciale importanza, la vittimizzazione secondaria, è stato toccato nell’incontro al Maschio Angioino del 25 marzo. Il fenomeno, portato all’attenzione dei media dall’inchiesta e dalla relazione della Commissione al senato sul femminicidio della scorsa legislatura, è stato definito con chiarezza dalla senatrice Valente come quel processo per cui una donna che denuncia la violenza e che dovrebbe essere tutelata dalla società, quando è madre e ha figli minori con il maltrattante, si ritrova spesso nel ruolo dell’accusata e incolpata di essere madre manchevole e alienante nei tribunali civili che si occupano di diritto di famiglia.
Il convegno, dal titolo «Il coraggio di rompere il silenzio», è stato promosso dai Centri antiviolenza della città e da Psycom-ProtocolloNapoli, per indicare una nuova prospettiva nel contrasto alla violenza contro le donne, essendo oramai pacifico che occuparsi solo degli autori della violenza non è sufficiente a tutelare le vittime: ci si domanda, infatti, come mai -nonostante la diffusa informazione sulla violenza e sulle leggi penali che indicano pene e mezzi di prevenzione - le donne continuino senza sosta ad essere aggredite e vessate da parte di uomini che, apparentemente, tutti condannano senza esitare.
L’arcano si scioglie guardando appunto al fenomeno della vittimizzazione secondaria, che allontana le donne dai canali della denuncia per timore di nefaste conseguenze sul loro ruolo di madri, una volta giunte nei luoghi deputati alla loro difesa: servizi sociosanitari, associazioni, stazioni di polizia e carabinieri, tribunali. L’incontro si è concluso con un appuntamento il 20 maggio, per l’organizzazione di un secondo tavolo istituzionale lanciato dall’assessora regionale alle politiche sociali Lucia Fortini. Il gruppo tecnico che ne farà parte si assumerà l’incarico di promuovere un raccordo permanente tra le associazioni esperte di violenza, in grado di intercettare i bisogni delle vittime, e gli operatori socio sanitari e giudiziari, e afferenti ai vari ordini professionali (magistrati, assistenti sociali, psicologi, avvocati, medici). Una sfida importante è stata lanciata, la risposta non è mancata. Ora ci si aspetta, entro l’anno, che produca risultati concreti.